Cia si mobilita contro questa Imu sui terreni agricoli ma è fiduciosa nel dialogo con le istituzioni

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Il presidente nazionale Scanavino: «costretti a scendere in piazza», ma spera in modifiche nella legge di stabilità 2016, come ipotizzato dal deputato Dario Parrini. Brunelli, presidente Cia Toscana: «agricoltori e istituzioni devono remare dalla stessa parte», come è successo alla fine in Toscana sul Pit. Il presidente di Cia Pistoia Orlandini annuncia un paio di osservazioni al Pit regionale sul florovivaismo la prossima settimana.

 
E’ una «questione complessa» quella dell’Imu agricola, non riducibile a «chi fa agricoltura a livello professionale e chi no». E’ una questione «di redditività» e l’equità ha a che fare con il «saper distinguere i vari tipi di agricoltura». Noi «siamo favorevoli a discutere di un progetto di riforma complessiva della fiscalità in agricoltura. Ma per ottenerlo dobbiamo andare in piazza. Non ci piace, perché è una perdita di tempo. Ecco, se i tavoli sono diventati un tabù, a noi va bene anche una discussione attraverso e-mail. E poi potremo interrompere le mobilitazioni». E infine: «sappiamo che il governo ha fatto tante cose positive, però bisogna che nella fase applicativa si usi il buonsenso, che non è mai abbastanza».
E’ il messaggio finale dell’intervento di Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia (Confederazione italiana agricoltori), al convegno organizzato dal livello regionale della confederazione oggi a Firenze presso il Centro arte e cultura dell’Opera del Duomo sul tema “Lo sviluppo delle aree rurali: legge di stabilità, jobs act, riordino della governance istituzionale”. Ma Scanavino non si è limitato nel suo discorso al confronto dialettico con governo e maggioranza parlamentare. Anzi, ha preso al volo il ramoscello d’ulivo offertogli dal deputato Dario Parrini, alla  guida del Pd toscano, quando ha chiuso la sua relazione – non priva di puntualizzazioni e repliche a una descrizione dell’operato del Governo a suo parere distorsiva per l’omissione di misure quali il bonus di 80 euro e il bonus bebè che hanno dato alle famiglie più soldi di quanti ne abbia tolti l’Imu – dicendo che, come per il Job Act in agricoltura, si vedrà se anche l’Imu sui terreni agricoli «andrà aggiustata» e che la sede per farlo sarà «la legge di stabilità 2016». Scanavino ha infatti affermato in proposito che «la legge di stabilità 2016 sarà affrontata il prossimo giugno: se ci riusciamo [a fare gli aggiustamenti, ndr] per quella data, io ci metto la firma». 
Sul tema dell’Imu agricola hanno detto la loro anche il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli, sia durante che al termine dell’incontro, e Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, sentito da Floraviva a margine dell’incontro con riferimento alle peculiarità del territorio pistoiese, caratterizzato in particolare dal florovivaismo. Così come si è espresso il vicepresidente di Cia regionale, Enrico Rabazzi, che ha aperto i lavori del convegno - a cui sono intervenuti anche gli assessori regionali al bilancio e all’agricoltura Vittorio Bugli e Gianni Salvadori, il presidente di Upi Toscana Stefano Baccelli, il presidente dell’Uncem regionale Oreste Giurlani e il direttore di Anci Toscana Simone Gheri – ricordando che la Cia suggerisce ai suoi agricoltori di non pagare l’Imu il 10 febbraio e che per quella data è in programma una mobilitazione sul territorio per chiedere a governo e maggioranza parlamentare di modificare l’Imu sui terreni agricoli. Una misura che, afferma la Cia, «era sbagliata prima ed è sbagliata adesso, anche dopo i cambiamenti introdotti con l’approvazione del decreto legge n. 4 del 24 gennaio, che in molti casi hanno perfino aggravato la situazione delle aziende agricole toscane». La mobilitazione prevede tre iniziative il 10 febbraio: nella sede della Provincia di Pisa, a Bettolle (Sinalunga – Siena) all’altezza del casello autostradale A1 Valdichiana e a Grosseto davanti alla Prefettura. In seguito, il 9 marzo a Firenze, ci sarà un incontro con il ministro Galletti e forse il ministro Martina, e con il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
Luca Brunelli, al termine dell’incontro, ha messo implicitamente in parallelo il dialogo con il livello istituzionale regionale, che ha portato dei risultati, sia pure non ancora del tutto soddisfacenti, sul fronte del Pit (Piano di indirizzo territoriale), più comunemente noto come piano paesaggistico, e il dialogo con il livello nazionale, sul quale ha espresso la sua fiducia.
«Oggi il convegno verteva sulle grandi riforme e il futuro di questa regione, perché parliamo di sviluppo, di lavoro, di innovazione – ci ha detto Brunelli -. Ma oggi la Cia ha messo un punto fermo: ha dichiarato la volontà di continuare un dialogo forte con le istituzioni. Perché il vero successo, il vero momento di positività di questo anno amministrativo è stato proprio la capacità di sapere ascoltare l’agricoltura, da parte della politica, e, viceversa, da parte dell’agricoltura la capacità di farsi ascoltare e di avere dato il contributo giusto in grado di cambiare profondamente sia la proposta di legge urbanistica che il Pit, che saranno gli strumenti principali che determineranno il futuro. Oggi abbiamo anche ribadito quanto sia importante puntare verso la innovazione, all’interno di un mondo come l’agricoltura pesantemente condizionato dalla stagionalità. Quindi è importante che le norme del governo siano ridisegnate nei confronti dell’agricoltura. L’apertura forte dell’onorevole Parrini ci fa gioco su questo. E sicuramente riusciremo a coglierla fino in fondo». 
«Noi abbiamo bisogno però – ha aggiunto Brunelli - anche di fare l’ultimo passo, perché gli strumenti ottenuti in Regione non sono sufficienti. Questi strumenti devono diventare attuativi nei Comuni. Quindi abbiamo bisogno dell’ultimo elemento: quello di un dialogo costruttivo con i sindaci, che dia la possibilità di condividere le riformulazioni dei piani strutturali, dei regolamenti attuativi, perché è lì che si farà la differenza. Ci sono alcune nostre osservazioni al Pit che non sono state accolte, però bisogna ammettere che la parte strutturale, cioè quella che può incidere veramente sulle azioni aziendali, è stata accolta. Però rimangono dei refusi, che io voglio chiamare così per facilitare gli altri a modificarli, che riguardano i vigneti come degenerazione del territorio e il fatto che gli alberi pare quasi che non assorbano più l’anidride carbonica. Insomma ci sono elementi che distorcono la visione. Secondo me si può superare questo impasse con marginali modifiche che rimangono da fare in Consiglio regionale». 
Riguardo all’Imu, Brunelli ha affermato che «è una tassa ingiusta. Primo perché va a colpire i terreni, che invece devono produrre. Pensiamo solo a questo: l’Unione europea ci riconosce per la difficoltà di produzione un valore aggiunto, un premio. Noi andiamo a ritoglierlo con l’Imu. Quindi facciamo solo un passaggio di soldi, cioè lo stato italiano manda i soldi in Europa, l’Europa li rimanda agli agricoltori e gli agricoltori li riportano allo stato italiano. Ora qui non abbiamo possibilità di perdere tempo. Non dobbiamo aggiungere costi a un giro di denaro. Allora se questo non ci è dovuto, ripensiamo a una politica europea diversa. Però l’elemento più importante è che l’agricoltura crea sviluppo, ma soprattutto crea vita nelle aree rurali. Noi oggi penalizziamo qui dei presidi del territorio, penalizziamo quelle realtà che vivono di agricoltura e che non hanno un ritorno economico sufficiente per garantire nemmeno una normale sussistenza. E questo non può essere, non si può tassare, come è stato detto durante l’incontro, un qualcosa che non rende, che non ha capacità di produrre ricchezza». Piuttosto, ha concluso Brunelli riprendendo quanto affermato ancor più esplicitamente nella sua relazione, in cui aveva indicato enti come Inea, Ismea ed altri, «dobbiamo pensare a come trovare questi capitoli in cui l’agricoltura come sistema agricolo può contribuire allo sviluppo italiano. Ci sono tanti capitoli di spesa fondamentali e pesanti che possono essere alleggeriti, come il riordino di certi enti. Ma non possiamo togliere neanche un centesimo ai nostri agricoltori».
A sua volta, Sandro Orlandini si è espresso sugli ulteriori ritocchi da apportare al Pit toscano, riprendendo innanzi tutto una battuta della relazione dell’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori, che ha detto «gli alberi non incamerano più CO2: lo hanno deciso gli architetti». Ecco, ha detto Orlandini, «il Pit non valorizza questo aspetto dell’attività vivaistica, l’assorbimento di CO2. Così come si dimentica dell’argine che ha rappresentato nei confronti dell’espansione edilizia». «Le schede specifiche – ha continuato - sono sostanzialmente a posto, ma nella parte generale ci sono ancora questi elementi da correggere». La Cia di Pistoia, ha aggiunto Orlandini, ha elaborato alcune osservazioni al Pit riguardanti il florovivaismo che saranno portate all’attenzione del Consiglio regionale la prossima settimana. In estrema sintesi, in una si chiede di aggiungere, nel punto in cui si parla dell’impatto del vivaismo sulle falde acquifere, che i vivai garantiscono una regimazione del reticolo idraulico. In un’altra si chiede, invece, di eliminare quei passaggi che assimilano il vivaismo all’industria. 
Sull’Imu ai terreni agricoli, Orlandini conferma l’opposizione della Cia Pistoia, anche se «il territorio pistoiese ha goduto di maggiori miglioramenti con l’ultimo decreto di fine gennaio, perché Pistoia, Pescia e Montale sono comuni parzialmente montani e vedono quindi esonerati i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali. Tuttavia manca uniformità e può succedere che un’azienda confinante con un’altra, ma in un comune diverso, subisca un trattamento fiscale completamente diverso». «La verità è che in montagna i terreni – conclude Orlandini – molto spesso sono più una fonte di problemi che di reddito. Noi siamo per un’esenzione la più diffusa possibile e al limite preferiremmo un criterio altimetrico puro».
 
Lorenzo Sandiford