Collaborazione fra le Accademie della Cucina e dei Georgofili
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L’intesa triennale firmata oggi tra l’Accademia Italiana della Cucina e l’Accademia dei Georgofili ha per fine la tutela e valorizzazione, anche attraverso innovazioni scientifiche, dell’identità alimentare italiana nelle sue ramificazioni locali. Fra le prime iniziative una ricognizione su «come si mangia oggi in Italia». Nel discorso del presidente dei Georgofili una puntura a certo ambientalismo reo di «intervenire per tutelare l’ambiente non in naturale simbiosi con le attività agricole». Il presidente dell’accademia della Cucina: ci vuole meno paura dei piatti che arrivano da fuori e più attenzione invece a esportare bene i nostri.
«Valorizzare il nostro storico patrimonio culturale e le nuove acquisizioni tecnico-scientifiche che hanno riflessi sulla alimentazione e la cucina regionale italiana».
E’ l’obiettivo centrale del protocollo d’intesa fra l’Accademia Italiana della Cucina e l’Accademia dei Georgofili, firmato oggi a Firenze nella sede di quest’ultima dai rispettivi presidenti: Giovanni Ballarini e Franco Scaramuzzi. Un percorso da intraprendere «anche attraverso contatti diretti fra le proprie Delegazioni e Sezioni territoriali» o «stipulando apposite convenzioni» e che dovrebbe avere come prima tappa una ricognizione su «come si mangia oggi in Italia», a quanto anticipato dal presidente Ballarini nel dibattito successivo alla firma.
Sì, perché, come aveva detto nel suo intervento Ballarini, «l’alimentazione è cultura», non solo istruzioni sulle calorie, sui grammi ecc. ecc.
Nel suo discorso Franco Scaramuzzi, dopo aver tratteggiato le differenze fra il ruolo che aveva l’agricoltura nel 1753 (anno di nascita dei Georgofili) quando ci lavorava il 90% della popolazione ed oggi, ha sottolineato che nella fase di «grande fervore, per non dire confusione» che stiamo vivendo adesso in pieno processo di globalizzazione la problematica prioritaria è «la sicurezza alimentare». «Qualsiasi alimento nasce dalla terra – ha detto fra l’altro Scaramuzzi -. La fonte sono sempre le piante, che forniscono l’ossigeno che ci consente di respirare […] e la definizione moderna di agricoltura è gestione delle risorse biologiche della superficie terrestre, che deve essere tutelata e conservata». «Nessuno – ha continuato Scaramuzzi – ha più interesse degli agricoltori a preservarla. Ma da qualche decennio una sorta di moderno ambientalismo interviene per tutelare l’ambiente non in naturale simbiosi con le attività agricole, ma contro di esse: questa è una problematica che ci interessa». «Uniamo le due accademie – ha poi concluso Scaramuzzi – allo scopo di fornire all’opinione pubblica informazioni sull’origine dei cibi, le problematiche connesse alla loro produzione e la valorizzazione dei nostri prodotti».
«Qualcuno ha detto che le accademie sono come le lucciole – ha affermato Giovanni Ballarini - rifulgono nel buio: sono centri di ricerca a-specialistici. Stiamo vivendo infatti nell’epoca delle specializzazioni e stiamo perdendo la visione unitaria», e invece «abbiamo bisogno» di un approccio generalista. Da qui l’unione delle forze fra le due accademie. La cucina italiana, ha aggiunto Ballarini, può essere vista come un grande albero, la cui grandezza dipende dalle radici, che sono le radici regionali, che a loro volta si moltiplicano in una rete di radici locali.
«La cucina – ha detto Ballarini – è identità e va difesa dalle contraffazioni», la cui esistenza indica comunque che ha un valore, visto che «non si falsifica l’ottone ma l’oro». «La cucina italiana – ha sostenuto – è come l’arte italiana: è conosciuta nel mondo. Dobbiamo diffondere l’arte del saper cucinare e mangiare». E bisogna «non aver paura delle cucine che arrivano da fuori, ma occuparci piuttosto di ciò che riusciamo a portare fuori», all’estero, della nostra.
Lorenzo Sandiford