Art. 62: Cia Toscana chiede per il vivaismo periodo di deroga

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Cia convegno 5.12.2012

La proposta di Cia Toscana di avviare una fase transitoria nel settore vivaistico, posticipando le sanzioni dell’art. 62 della legge sulle liberalizzazioni che stabilisce tempi certi di pagamento, è stata avanzata ieri durante il convegno “Più agricoltura” alla presenza del ministro Catania e degli assessori regionali Salvadori e Marson. Quest’ultima ha anticipato che nella nuova legge di governo del territorio l’attività agricola sarà equiparata alle altre attività produttive. Pascucci ha chiesto anche di aprire un tavolo regionale per definire una cornice di riferimento ai contratti della filiera florovivaistica (anche tra produttori-venditori e produttori-acquirenti).

Le problematiche dell’applicazione al florovivaismo dell’articolo 62 della legge sulle liberalizzazioni, che disciplina i contratti nel settore agricolo-alimentare fissando tempi certi di pagamento (30 giorni per i prodotti deperibili e 60 per quelli non deperibili), sono state uno dei temi caldi del convegno “Più agricoltura. Valorizzazione del territorio, sviluppo dell’economia, crescita del Paese” organizzato ieri a Firenze da Cia Toscana.
Incontro a cui sono intervenuti, oltre a più di 500 agricoltori, il ministro delle politiche agricole Mario Catania, gli assessori regionali Anna Marson (governo del territorio e paesaggio) e Gianni Salvadori (agricoltura), nonché i padroni di casa Cinzia Pagni, vicepresidente di Cia nazionale, e Giordano Pascucci, presidente di Cia regionale. E durante il quale sono state toccate tutte le principali questioni di attualità del settore agricolo. In particolare nell’ampia relazione di Pascucci, che ha fra l’altro affermato: «le principali minacce per il nostro territorio sono quelle derivanti dall’erosione dei suoli agricoli per altri impieghi e per l’avanzare della rendita speculativa, che aggredisce il territorio non appena viene meno il presidio della presenza agricola. La sfida della pianificazione dell’uso del territorio deve porsi come obiettivo primario ed imprescindibile quello della difesa della destinazione d’uso dei suoli agricoli; a partire da questa trincea e per rendere forti le linee di difesa, puntando sullo sviluppo e il dinamismo dell’agricoltura». «Al Governo e al ministro Catania – ha aggiunto Pascucci – chiediamo di continuare a battersi per la sua proposta (ddl “consumo del suolo”) entro la legislatura, o lasciare al prossimo Governo con un testo già avanzato e concordato con le forze politiche e le Regioni». Pascucci ha chiuso il suo discorso dicendo: «la “green economy” siamo noi, è l’agricoltura il cuore verde dell’economia».
Nel suo intervento il ministro Catania, dopo aver passato in rassegna le cose fatte dal suo Governo e l’agenda dei prossimi mesi, ha sottolineato come l’agricoltura stia tornando in auge e quanto abbia le carte in regola per proporsi come uno dei settori trainanti dell’economia italiana, visto che «la filiera garantisce il 15% del Pil nazionale, e si tratta di Pil buono», cioè non frutto di speculazioni dannose per l’ambiente (da segnalare i suoi due «basta» all’indirizzo di chi si lamenta per il calo dell’edilizia e di chi vuole rilanciare in grande stile l’industria dell’auto: la prima dovrebbe avere un ruolo, per quanto importante, soltanto nella riqualificazione o ricostruzione dell’esistente; la seconda è fin troppo matura visto che abbiamo «il numero pro capite di auto più alto d’Europa»).
In precedenza, davanti ai giornalisti, Catania aveva detto sul suo ddl contro il consumo del suolo che sarà molto difficile che venga approvato definitivamente, ma che «sarebbe già significativo se ci fosse un’approvazione da parte di uno dei due rami del parlamento lasciandolo poi come consegna ideale alla prossima legislatura». Inoltre aveva detto che per aiutare i giovani a tornare in agricoltura è essenziale «una buona politica del credito» e, alla luce anche delle calamità estreme che hanno colpito la Toscana, che bisogna «diffondere sempre di più strumenti di copertura assicurativa tra gli agricoltori»: «abbiamo previsto nel 2013 – ha fatto sapere – 120 milioni di fondi nazionali, che si aggiungono a quelli comunitari».
L’assessore Marson, dopo aver manifestato il suo dispiacere per il mancato confronto con il ministro (che è dovuto scappare non appena terminata la sua relazione) sulla norma contro il consumo di suolo, ha fra le altre cose annunciato che nella nuova legge regionale di governo del territorio le attività agricole «saranno riconosciute come attività produttive a tutti gli effetti». Annuncio così commentato da Pascucci, a margine dell’incontro su nostra domanda: «dobbiamo capire bene che vuol dire. Dobbiamo discutere di principi e di obiettivi e poi vedere gli articoli di legge. […] Quindi a pelle mi sentirei di dire che un’equiparazione può andare anche bene da un punto di vista di trattamento. Perché oggi non è così: oggi un’attività industriale, un insediamento produttivo, un insediamento urbano ha certo delle regole però poi spesso ha una “corsia preferenziale”. Mentre invece un produttore agricolo (lo abbiamo sentito anche oggi) se deve rifare un annesso, se deve ristrutturare o rifare ex novo un fabbricato o un annesso perché gli serve…».
Infine, l’assessore Gianni Salvadori, ricordate le sue realizzazioni fin qui, ha richiamato due dei progetti in corso di definizione da cui si aspetta di più: la “banca della terra”, per dare ettari ai giovani o a chi perde lavoro anche in età matura e vuole dedicarsi all’attività agricola (potrebbe essere approvata il 16-17 dicembre in Consiglio regionale); la creazione di un distretto agroalimentare toscano.
Ma cosa è stato detto, dunque, dell’art. 62 sui pagamenti nel settore agricolo-alimentare?
Parlando ai giornalisti, prima del convegno, il ministro Catania aveva dichiarato: «L’art. 62 è fatto proprio per consentire agli agricoltori di incassare in tempi brevi quello che gli è dovuto. E il primo avvio della norma ci dà segnali positivi. Ho riunito i rappresentanti delle organizzazioni di categoria nei giorni scorsi. La fase di prima applicazione procede positivamente. La grande distribuzione si è allineata, ha reimpostato tutta la propria attività nel rispetto dell’art. 62. Quindi io sono positivo. C’è consenso su questa norma. Io ritengo che nell’arco dei prossimi mesi mano a mano che il sistema si stabilizza si vedranno i risultati in termini di reddito per gli agricoltori e in generale per tutte le imprese della filiera che fino ad ora erano sottoposte a termini di pagamento troppo lunghi: piccole imprese alimentari ad esempio che riforniscono la grande distribuzione».
Tutto bene allora? Quasi, ma non proprio tutto. Perché nella sua relazione introduttiva Pascucci, pur elogiando con convinzione l'impianto dell'art. 62, ha fatto riferimento al caso problematico di applicazione nel settore florovivaistico (soprattutto in relazione ai lunghissimi tempi di pagamento) e ha avanzato una proposta al ministro a tal riguardo e un’altra in contemporanea all’assessore Salvadori. «Non chiediamo – dice Pascucci - la non applicazione dell’art. 2, riteniamo sia sufficiente in fase di attuazione prevedere un periodo di avviamento, nel quale posticipare la parte sanzionatoria, e consentire una diversa tempistica per i pagamenti». «Le chiediamo – continua Pascucci -, Signor Ministro, un intervento ad hoc che potrebbe favorire la definizione di contrattazioni individuali e/o collettive con l’obiettivo di rafforzare le relazioni tra produttori e la competitività delle nostre produzioni, che per la Toscana equivalgono ad un terzo della produzione lorda vendibile (pvl) regionale e rappresentano una delle voci più significative dell’export».
«In proposito – aggiunge Pascucci - riteniamo utile e necessario un intervento anche dell’assessore Salvadori per promuovere un tavolo regionale per favorire l’avvio, comunque, di una contrattazione». Di cosa si tratta? Come ci ha spiegato poi Pascucci, dovrebbe essere un «tavolo regionale che affronti la questione di rafforzare le relazioni nella filiera vivaistica anche quando c’è rapporto solo fra produttori agricoli». «Vogliamo fare – ha proseguito - una contrattazione locale dove si definiscono i tipi di contratto, i prodotti che sono oggetto del contratto e i tempi di pagamento e si dà flessibilità nel rapporto fra produttore-venditore e produttore-acquirente, ma una flessibilità che è concordata da una contrattazione collettiva definita e trasparente. Che mette tutti nella posizione di poter concordare tempi e quant’altro».
Ma non è tutto. Nella sua relazione, Catania ha fatto sapere che l’art. 62 sta subendo «un attacco da parte di alcune lobby nel parlamento. E sono state votate due modifiche, una delle quali esclude gli agricoltori (cioè i rapporti fra agricoltori-venditori e agricoltori-acquirenti, ndr) dal campo di applicazione dell’articolo». «Io penso – ha continuato – che sia stato un grande sbaglio sollecitato da una parte del mondo agroindustriale. Non sarà facile recuperare questa partita e a me dispiace. E’ stata fatta anche un’altra modifica che avrei evitato… Però, a parte questi due elementi, la norma rimane ancora positiva». Piuttosto, osserva Catania, «le organizzazioni di categoria dovranno aiutare gli agricoltori nel fare rispettare la norma, perché ci potrebbero essere tentativi di rivalse in termini contrattuali» da parte degli acquirenti dei prodotti, che potrebbero cercare di pagare meno i produttori-venditori in cambio della maggiore rapidità di pagamento.
Ad ogni modo, al termine dei lavori, Mario Catania ha detto che non vede di buon occhio la non applicazione transitoria (o posticipo) dell’art. 62 e che il testo andava bene nella versione originaria. Per cui non sembra facile un assenso del ministro alla proposta di Pascucci.
Il presidente di Cia Pistoia, Sandro Orlandini, sentito a margine del convegno, ha spiegato che «la norma così come presentata originariamente era di assoluta garanzia per quanto riguarda i rapporti commerciali fra produttori e commercianti, ma anche tra produttori e produttori, visto un po’ come è strutturata la filiera vivaistica per esempio a Pistoia, dove ci sono piccoli produttori che tante volte non vanno mai direttamente sul mercato e che vendono quasi esclusivamente ad altri produttori più grandi che in qualche modo invece sul mercato ci sono continuamente. Quindi escludere i rapporti fra agricoltori per conto nostro è un discrimine che non ci aiuta […] esclude una bella fetta di persone che si interfacceranno sempre e comunque con altri produttori».
E riguardo ai pericoli di rivalse contrattuali da parte dei compratori, che potrebbero pretendere sconti in cambio della rapidità di pagamento?
Se è per questo, risponde Orlandini, c’è anche chi dice di temere che a causa dell’art. 62 alcuni compreranno all’estero per evitarlo. Ma «sinceramente riteniamo che siano rispettabili prese di posizione da parte di chi è contrario, ma poi nel tempo sono situazioni che si andranno ad appianare. Non crediamo che si possa evitare di comprare nel mercato interno andando all’estero per colpa dell’art. 62». «Per quanto riguarda la floricoltura – sostiene Orlandini -, non si sono avute grosse sollecitazioni. Tanti si relazionano anche con la grande distribuzione: hanno detto che lì un contraccolpo c’è stato. C’è stato chi nella distribuzione ha detto: benissimo, da parte della distribuzione, vi paghiamo entro 60 giorni ma magari vi diamo un qualcosa meno. Su questo chiaramente non possiamo essere né concordi né disponibili. Però riteniamo che con i giusti aggiustamenti, con il giusto periodo transitorio per quanto riguarda produzione e distribuzione non ci saranno grossi problemi. E quindi i floricoltori in qualche modo si stanno già adeguando alla norma. Li abbiamo incontrati con un’assemblea molto numerosa fatta con il responsabile fiscale provinciale e regionale e sono state spiegate le modalità da seguire per adempiere a questa nuova normativa. Abbiamo stilato un vademecum. Quindi il percorso della floricoltura lo riteniamo completato e non ci sono state grosse contrarietà».

Lorenzo Sandiford