Cia, Confagricoltura e coop agroalimentari unite in Agrinsieme
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Non c’è Coldiretti ma "solo" Cia e Confagricoltura nel coordinamento tra organizzazioni degli agricoltori e Alleanza delle cooperative agroalimentari nato oggi a Roma con il nome “Agrinsieme”. Il modello di rappresentanza è quello del Copa-Cogeca, l’interlocutore unitario di tutte le sigle del settore agroalimentare ai tavoli istituzionali europei. Primo coordinatore Giuseppe Politi, presidente di Cia, che resterà in carica per un anno. Gli obiettivi e le quattro linee di intervento del programma di lavoro. Il commento di Coldiretti: «siamo soddisfatti che la rappresentanza agricola si restringa a due voci». Le risposte di Cia a tre domande di Floraviva.
Un momento di aggregazione fra una parte importante dei protagonisti della filiera agricola e agroalimentare italiana: due delle tre maggiori organizzazioni degli agricoltori quali Cia e Coldiretti, e l’Alleanza delle cooperative agroalimentari. Una risposta concreta alla tanto spesso invocata esigenza di unità, con il paradossale corollario però di una possibile sottile linea di separazione all’interno della rappresentanza dell’agricoltura, con Cia e Confagricoltura insieme e Coldiretti che se ne va per conto suo.
Ieri è nato a Roma Agrinsieme, «il coordinamento associativo per lo sviluppo agricolo agroalimentare» che «rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare)» ed ha come fine principale «la definizione di politiche che, attraverso l’affermazione di un ruolo strategico dell’agricoltura, garantiscano redditività alle imprese ed alle cooperative agricole, proiettandole verso il mercato più ampio dell’intero comparto agroalimentare». Al termine della riunione dei consigli direttivi delle cinque organizzazioni è stato sottoscritto l’accordo interassociativo che dà vita ad Agrinsieme. Contestualmente, è stato nominato coordinatore del nuovo soggetto il presidente nazionale di Cia, Giuseppe Politi, che resterà in carica per la durata di un anno come previsto dal documento congiunto.
Come hanno affermato nella successiva conferenza stampa i leader delle cinque associazioni, vale a dire, oltre a Politi, i presidenti di Confagricoltura Mario Guidi, di Fedagri Confcooperative (e dell’Alleanza delle cooperative italiane) Maurizio Gardini, di Legacoop agroalimentare Giovanni Luppi, di Agci Agrital Gianpaolo Buonfiglio, «una parte assai significativa del mondo della rappresentanza agricola unifica le strategie e si propone come interlocutore nei confronti della politica». «Il modello organizzativo – hanno aggiunto - è quello del Copa-Cogeca, il momento di raccordo europeo tra tutte le sigle del settore agricolo e cooperativo dei Paesi membri, che è interlocutore unitario della Commissione e del Parlamento della Ue». Inoltre, hanno sottolineato i presidenti, Agrinsieme costituisce «un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione che spesso hanno caratterizzato il mondo agricolo» e integra «storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro»: è pertanto «un reale valore aggiunto rispetto a quanto le organizzazioni hanno realizzato e continueranno a realizzare autonomamente».
Il nuovo coordinamento «lavorerà per la diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare, agroindustriale e della distribuzione». Il programma economico in corso di stesura riguarderà in prima battuta i settori dei cereali, del pomodoro, degli agrumi e della zootecnia. La strategia sindacale di Agrinsieme «avrà una ricaduta anche sulle politiche locali e settoriali, dal momento che si realizzeranno coordinamenti territoriali e per singole filiere produttive».
È stata definito un primo programma di lavoro, che è articolato nelle seguenti quattro linee di intervento prioritarie: 1) «politiche di rafforzamento dell’impresa» (sostegno all’aggregazione, rilancio di ricerca e trasferimento dell’innovazione, sostegno al ricambio generazionale; definizione di strumenti per il credito; 2) «una sistematica azione di semplificazione burocratica» (riordino degli e unificazione delle competenze a tutti i livelli territoriali, semplificazione del meccanismo dell’Agea, Agenzia delle erogazioni in agricoltura); 3) «politiche di corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua)» (riassetto territoriale e salvaguardia del paesaggio, sviluppo delle biomasse e della “chimica verde”); 4) «aggiornamento del quadro normativo di riferimento» (miglioramento della “infrastruttura giuridica” di settore a livello europeo, nazionale e regionale).
Agrinsieme, come si diceva, rappresenta una fetta importante del settore. Basti pensare che Cia e Confagricoltura valgono 900 mila aziende e oltre il 50% sia dell’intero valore della produzione agricola che della superficie agricola nazionale, senza dimenticare le 8 mila sedi di assistenza sul territorio. Mentre l’Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare: 5100 cooperative, 720 mila soci produttori, 34,2 miliardi di euro di fatturato, pari al 24% del fatturato agroalimentare italiano.
Ma manca una componente importante, quella rappresentata da Coldiretti. Come mai? Alla domanda posta da Floraviva Coldiretti nazionale ha risposto, tramite l’ufficio stampa di Roma, soltanto con la seguente, laconica dichiarazione: «siamo soddisfatti che la rappresentanza agricola si restringa a due voci; noi andiamo avanti con i nostri obiettivi».
Abbiamo provato a chiarire tale questione pure con Cia nazionale, che esprime il primo coordinatore di Agrinsieme e che attraverso l’ufficio stampa ha così risposto alle domande di Floraviva:
Agirete sempre insieme da ora in poi ai tavoli istituzionali o rimarranno degli ambiti di autonomia? E se questi ambiti di autonoma iniziativa rimarranno, in particolare fra voi e Confagricoltura, in cosa consisteranno?
«Pur ribadendo le singole autonomie, oggi è stato siglato un documento che contiene quelle linee guida su cui ci sarà un'azione comune. Come lo snellimento della burocrazia e politiche fiscali incentivanti per il settore primario. Ma anche a livello di programma economico, per esempio, si procederà sul territorio a iniziative unitarie, partendo da cereali, pomodoro, agrumi e zootecnia».
Come mai non si è aggregata a voi Coldiretti?
«La Coldiretti si è di fatto autoesclusa con un programma economico che va in altra direzione. Comunque non si è pensato né a intrusioni né a esclusioni. Anche ora Agrinsieme non è un coordinamento chiuso».
Eppure, anche nel recente passato, su alcuni temi, ad esempio la cosiddetta “legge Salva Olio”, Cia e Coldiretti sono sembrate più vicine fra loro che non a Confagricoltura, che anzi ha criticato vari aspetti di quel testo.
«Le organizzazioni del coordinamento Agrinsieme mantengono le proprie autonomie su alcune tematiche specifiche. Ma questo non inficia la portata storica di tale accordo che ci permette su alcuni grandi temi di avere maggior peso politico, economico e di rappresentanza».
Lorenzo Sandiford