Il nuovo presidente nazionale di Cia è Cristiano Fini
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Cia–Agricoltori Italiani ha scelto il nuovo presidente: il produttore di vino modenese Cristiano Fini, che ha avuto la meglio su Brunelli e succede a Scanavino.
Nell’elezione del nuovo presidente di Cia – Agricoltori Italiani, avvenuta oggi a Roma, l’emiliano Cristiano Fini ha avuto la meglio sul toscano Luca Brunelli. Sarà lui, già presidente di Cia Emilia-Romagna e precedentemente di Cia Modena, a succedere al piemontese Dino Scanavino alla guida della confederazione per i prossimi 4 anni.
Cristiano Fini, 50 anni, agrotecnico di Castelfranco Emilia, titolare di un’azienda agricola e vitivinicola con 13 ettari investiti a vigneto biologico, è stato scelto dall’VIII Assemblea elettiva, riunita presso il Teatro Eliseo e composta da 399 delegati in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti in tutt’Italia.
«Stiamo attraversando una fase davvero complicata: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici – ha dichiarato Cristiano Fini -. Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare, nel suo insieme, fa il 15% del Pil. Ecco perché possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità, le nostre battaglie».
«Stiamo attraversando una fase davvero complicata: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici – ha dichiarato Cristiano Fini -. Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare, nel suo insieme, fa il 15% del Pil. Ecco perché possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità, le nostre battaglie».
Fra le azioni prioritarie, da attuare su larga scala, Fini elenca: una politica energetica nazionale ed europea per calmierare i costi, sostegno alle filiere produttive, ma soprattutto la redistribuzione del valore lungo la filiera con l’obiettivo di un reddito equo per gli agricoltori; e poi investimenti in ricerca per avere strumenti innovativi contro il cambiamento climatico, tecnologie digitali, apertura alle tecniche di miglioramento genetico in ottica sostenibile; invasi per l’accumulo di acqua, assicurazioni a fondo mutualistico.
«Resta urgente – ha aggiunto Fini - il problema della manodopera nei campi, dal punto di vista sia dei costi che della reperibilità. Così non siamo più competitivi. Occorre più flessibilità, come sperimentato con i voucher. Cambiamo la parola se non ci piace, ma è lo strumento che serve. E ancora: accesso alla terra e al credito per il ricambio generazionale; valorizzazione delle donne del settore che sono ormai il 30%; pensioni giuste per chi ha passato tutta la vita nei campi e ora prende poco più di 500 euro».
Altri punti prioritari sono il rilancio delle aree interne, zone svantaggiate che hanno un’importanza strategica per tutto il sistema Paese, attraverso defiscalizzazione, connessione e lotta allo spopolamento. La tutela degli agricoltori dalla fauna selvatica con la riforma della legge 157 e il salvataggio degli allevamenti suinicoli dal rischio PSA.
«Ci attende una nuova stagione, più inclusiva e innovativa - ha detto Fini - dentro l’organizzazione e nei rapporti con la società civile e con le istituzioni, con tutte le altre rappresentanze agricole, agroalimentari ed economiche del Paese. Dobbiamo essere per e non contro. Non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Servizi alle imprese e al cittadino, grandi imprese e piccole aziende, Nord e Sud, agricoltura biologica e convenzionale, tutto questo non è in opposizione. Le diversità si devono tradurre in un valore aggiunto. Le sfide da affrontare sono di una portata enorme e serve responsabilità e nuova coesione per traguardarle».
«C’è bisogno di un patto con tutte le componenti del sistema, a cominciare dai consumatori - ha continuato il neo presidente di Cia - e il miglior veicolo per spiegare quello che facciamo sono gli agriturismi, la vendita diretta, l’agricoltura sociale, le fattorie didattiche. Dobbiamo far capire a tutti che l’agricoltura non è quella che inquina, che tratta male gli animali e sfrutta i lavoratori, ma il settore che custodisce il territorio, che difende l’ambiente e le persone, che fa crescere l’economia e la società».
Redazione