#campoliberofinoinfondo: la scommessa/ashtag di Agrinsieme per il cambio di rotta
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È stato presentato oggi a Roma nella Prima conferenza, in un confronto con i ministri Poletti, Martina, Galletti, Lorenzin e Calenda, il progetto di Agrinsieme per far ripartire l’Italia dall’agroalimentare, donando così competitività all’intero comparto e al sistema Paese. Poche e chiare idee: “semplificazione, aggregazioni, riduzione cuneo fiscale e internazionalizzazione, più agricoltura per fermare il dissesto idrogeologico ed il consumo del suolo”.
La proposta di Agrinsieme è quella di ripartire liberandosi dei "falsi miti" che connotano una certa immagine del comparto agricolo, superando gli oneri e i costi della burocrazia, eliminando le strutture intermedie e aumentando la dimensione economica delle imprese in modo da creare un’agenzia per l'internazionalizzazione dell'agroalimentare. Queste misure hanno tutte un unico comune denominatore: liberare risorse utili per dare linfa alle imprese attraverso investimenti finalizzati alla crescita e allo sviluppo del comparto. Questa la strada tracciata oggi delle organizzazioni riunite in Agrinsieme (Confagricoltura, Cia e Alleanza delle cooperative Agroalimentari) all'Auditorium della Conciliazione di Roma, nel corso di un confronto con cinque esponenti del governo: il Ministro delle Politiche del Lavoro, Giuliano Poletti, quello delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, quello della Salute, Beatrice Lorenzin, e quello dell'Ambiente, Gianluca Galletti, e il vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda."Siamo fermamente convinti - ha dichiarato il coordinatore di Agrinsieme, Mario Guidi - che è proprio facendo leva sui suoi veri punti di forza che l'agroalimentare, in questa fase delicata, può essere determinante per l'economia italiana. C'è un enorme potenziale di crescita sui mercati internazionali, ma la forza del brand del made in Italy non è oggi supportata da una produzione e distribuzione altrettanto solide". Infatti, nonostante le esportazioni agroalimentari italiane abbiano registrato una crescita negli ultimi 10 anni, la quota di mercato detenuta dall'Italia a livello mondiale è diminuita dal 3,3% al 2,6%, come riportato oggi. Nonostante la domanda alimentare all'estero sia in continua crescita, le inefficienze di sistema sono ancora numerose e penalizzanti. Secondo Agrinsieme non basta quindi dare attuazione ad interventi specifici del settore: "È quanto mai imprescindibile - spiega Guidi - un vero e proprio cambio di rotta per la sostenibilità e la continuità dell'agroalimentare italiano. Un cambio di rotta che faccia leva su un mix di scelte di contesto, macroeconomiche, logistiche, infrastrutturali ed ambientali". Agrinsieme riporta allora alcuni esempi: in Italia il costo dell’autotrasporto è in media di 1,59 € a chilometro, in Germania 1,35 € e in Francia 1,32. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale in Italia è del 30% rispetto alla media europea. Notevoli anche i costi e i ritardi dovuti alla burocrazia. C'è una complessità di soggetti che a vario titolo sono impegnati nel supporto al sistema agricolo e agroalimentare, fra cui configurano una serie di strutture intermedie che appaiono ormai superate e rappresentano un onere in termini di costi sulle aziende e di appesantimento burocratico. Sul mercato del lavoro si deve invece iniziare dallo snellimento degli adempimenti amministrativi per la gestione dei rapporti di lavoro stagionali e di breve durata. Le imprese che operano nel comparto alimentare sono troppo piccole e questo costituisce un forte limite poiché proprio alla dimensione aziendale sono correlati una serie di elementi centrali per la competitività delle imprese, dalle capacità finanziarie e di investimento alla possibilità di rispondere ai volumi. Il tessuto produttivo dell'agroalimentare italiano è troppo frammentato ed è per questo che Agrinsieme punta su un'agricoltura che vada a operare in logiche di aggregazione e di filiera, sia consolidate che nuove. La Commissione Europea ha recentemente dimostrato che nei Paesi in cui è maggiore la quota di mercato detenuta dalle cooperative agroalimentari, maggiore è anche il livello dei redditi degli agricoltori. In questo contesto, in Italia la cooperazione agroalimentare svolge un ruolo di primissimo piano con quasi seimila realtà, 35 miliardi di euro di fatturato e quasi 100.000 occupati, veicolando circa il 38% della produzione agricola nazionale. Ecco perché da qui è importante ripartire per rilanciare tutta l'economia.
Redazione Floraviva