Sviluppo di varietà e pirateria in frutticoltura (danno da 20 mln)
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in Il vivaista
Al “Salone del vivaismo” di Macfrut il 4 maggio incontro sullo sviluppo di varietà vegetali e la piaga della pirateria varietale nella frutticoltura in Italia.
«Il tema dei diritti di moltiplicazione del materiale vegetale, compresi i fruttiferi, non è certo nuovo. Oltre a una normativa italiana, esiste quella europea, tra le più moderne al mondo e che prende in considerazione la protezione legale delle mutazioni e l’uso del materiale genetico ai fini del miglioramento varietale. Nonostante l'importanza della difesa dei diritti di moltiplicazione, l'infrangimento della legislazione è frequente, con danni per tutto il comparto».
Così il prof. Daniele Bassi, docente di vivaismo arboreo all’Università di Milano, introduce la tavola rotonda “Promuovere le varietà in frutticoltura, tra attese messianiche e pirateria: un approccio realistico” che sarà da lui moderata il 4 maggio, dalle ore 13 alle 14,30, presso la sala convegni del Padiglione C2 del Rimini Expo Center nell’ambito del “Salone del vivaismo e dell’innovazione varietale” (vedi) della prossima edizione di Macfrut.
«La pirateria varietale rappresenta da anni un fenomeno dilagante della nostra frutticoltura – viene spiegato nella nota di presentazione dell’incontro -. Nonostante la quasi totalità delle nuove varietà siano oggi protette da brevetti nazionali e privative comunitarie, la moltiplicazione e la coltivazione abusiva delle novità varietali ha assunto dimensioni a dir poco imbarazzanti, con un danno stimato, solo per l’Italia, di oltre 20 milioni di euro all’anno: una minaccia per l’intera filiera ortofrutticola nazionale, un danno inestimabile per il mondo produttivo, con i conseguenti rischi ì legati alla diffusione incontrollata di varie patologie, oltre a costituire un danno morale materiale per i costitutori, i produttori e di commercianti che operano nella legalità».
«Lo sviluppo di una nuova varietà vegetale - specifica Stefano Lugli, coordinatore del "Salone del vivaismo" - richiede tempi lunghi e ingenti risorse finanziarie. Per i fruttiferi, in media, servono da 10 a 15 anni per immettere sul mercato una nuova varietà, partendo dall’incrocio. Per un progetto di breeding l’investimento può tranquillamente superare i 100mila euro. A questi vanno aggiunti i costi di protezione, quelli di certificazione genetico sanitaria e le risorse per lo sviluppo commerciale della varietà». Conti alla mano, creare e diffondere una novità può richiedere 200mila euro e oltre».
«Nell’attuale ordinamento – conclude Lugli - il riconoscimento del diritto del costitutore attraverso il pagamento di royalty a pianta, a superficie o sul prodotto commercializzato, è condizione essenziale per garantire il proseguimento dei progetti di miglioramento genetico, siano essi soggetti pubblici o privati, offrendo la possibilità a frutticoltori di disporre di nuove varietà, più produttive, resistenti, resilienti e qualitativamente migliorate».
Redazione