Giardinaggio climatico: una nuova sfida per il floro-vivaismo italiano

L’IPM Essen 2024 ha evidenziato una trasformazione in corso nel mercato europeo del verde, con l’affermazione del giardinaggio climatico come nuova specializzazione professionale. Questo concetto, sempre più presente nelle strategie di gestione del verde urbano, porta con sé implicazioni dirette per il floro-vivaismo italiano, un settore che all’estero viene spesso percepito in modo indistinto tra produzione di piante ornamentali e floricoltura, ma che invece presenta dinamiche specifiche che meritano di essere analizzate.

L’approccio del giardinaggio climatico non si limita alla selezione di specie resistenti, ma coinvolge un’interazione più profonda tra progettazione, ecologia e gestione sostenibile. La richiesta non è solo estetica o funzionale, ma legata alla capacità del verde di mitigare l’impatto del cambiamento climatico, dall’ombreggiamento degli spazi urbani alla gestione del bilancio idrico.

FLORO-VIVAISMO E NUOVE TENDENZE DI MERCATO

Le aziende italiane, sia nel comparto vivaistico che in quello floricolo, si trovano di fronte a una serie di cambiamenti di mercato che si stanno consolidando in alcuni paesi del centro Europa. L’Austria, ad esempio, che nel 2023 ha rappresentato il 3% dell’export del floro-vivaismo di Pistoia, ha registrato un lieve calo nei primi nove mesi del 2024, evidenziando alcune dinamiche che potrebbero avere ripercussioni anche su altri mercati:

  • Crescita del segmento “chimica per giardini, terricci e semi” (+11,9%): L’aumento della vendita di substrati e sementi riflette una maggiore autonomia nella gestione del verde da parte dei consumatori. Questo fenomeno impatta soprattutto la floricoltura, con una crescente preferenza per soluzioni “do it yourself” che riducono la domanda di fioriture stagionali pronte per la vendita.
  • Negozi autonomi e distribuzione diretta: La sperimentazione di punti vendita 24/7 senza personale potrebbe modificare il rapporto tra produttori, distributori e consumatori. Se questo modello si affermasse su larga scala, potrebbe cambiare anche le dinamiche dell’export, richiedendo nuove strategie di distribuzione per floricoltura e vivaismo.
  • Selezione delle varietà più adatte ai cambiamenti climatici: Nel vivaismo, si rafforza la domanda di piante resilienti, con un crescente interesse per specie capaci di adattarsi a condizioni di stress idrico o termico. Nel comparto floricolo, invece, l’attenzione si sposta sulla durata e sulla capacità delle piante di offrire fioriture prolungate con una gestione idrica ridotta.

Questi cambiamenti di mercato richiedono una riflessione su come il floro-vivaismo italiano possa posizionarsi in un contesto sempre più attento alla sostenibilità e alla gestione autonoma degli spazi verdi.

IL RUOLO DEL FLORO-VIVAISMO ITALIANO

Se da un lato il distretto vivaistico di Pistoia rimane un punto di riferimento nella produzione di piante ornamentali da esterno, la floricoltura italiana, con poli produttivi fortemente specializzati, si trova ad affrontare una competizione crescente con modelli di consumo che si stanno evolvendo rapidamente.

L’incremento dell’uso di semi e substrati specializzati suggerisce che sempre più appassionati e professionisti stanno optando per una gestione più autonoma del verde, puntando su fioriture dirette o perenni che riducono la necessità di acquistare piante già pronte. Questo potrebbe incidere su segmenti specifici del mercato floricolo, spostando la domanda verso varietà che meglio si adattano a questo approccio.

Parallelamente, nel vivaismo si assiste a un’evoluzione nella richiesta di piante certificate per la sostenibilità, con un crescente interesse per sistemi produttivi a basso impatto ambientale. Questa attenzione potrebbe diventare un requisito sempre più stringente per l’export, imponendo alle aziende italiane di rivedere non solo il prodotto, ma anche il processo produttivo.

VERSO UNA NUOVA VISIONE DEL MERCATO

La distinzione tra vivaismo e floricoltura, spesso sfumata nelle analisi di mercato internazionali, diventa fondamentale per comprendere come il giardinaggio climatico influenzerà i diversi segmenti del settore. L’autonomia del consumatore nella gestione del verde ha implicazioni molto più immediate sulla floricoltura, con un potenziale impatto sulla domanda di piante stagionali e da fiore. Il vivaismo, invece, potrebbe vedere un’evoluzione più graduale, con una maggiore attenzione ai criteri di sostenibilità e adattabilità climatica.

Le aziende del settore sono chiamate a valutare attentamente queste tendenze, senza cedere a facili entusiasmi o allarmi prematuri. Il mercato del verde, pur in continua evoluzione, ha dimostrato di sapersi adattare alle richieste del pubblico e alle dinamiche ambientali. La vera sfida sarà comprendere quanto e come queste trasformazioni incideranno sulle strategie produttive e commerciali nel medio-lungo termine.

Le prossime stagioni ci daranno indicazioni più precise, ma una cosa è certa: il floro-vivaismo italiano dovrà essere pronto a interpretare i cambiamenti del settore con un approccio pragmatico e lungimirante.

Andrea Vitali