Pollice verde e lockdown: voci della tv al Memorial Vannucci

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Le risposte di importanti giornalisti e conduttori televisivi, e del nostro arbitro più famoso, durante il Memorial Vannucci Piante a Pistoia. Luca Telese, autodefinitosi «pollice nero»: «pensavamo alla pianta come a un decoro, in realtà da isolati il verde è libertà». Per Alessandro Bonan, «pollice grigiastro» col desiderio di un «rapporto personale con la pianta», il confinamento ha avuto un effetto sui sentimenti della gente per il verde e lui da allora va tutti i giorni al «bellissimo parco di Monza». Carlo Conti, pollice «verdolino sbiadito», si ritiene fortunato per aver avuto durante il lockdown la «valvola di sfogo notevole» di un bel giardino, soprattutto per il bimbo, ma non si sbilancia sull’impatto di questa esperienza sulla coscienza collettiva del verde: «non lo so, l’uomo delle volte si dimentica facilmente di quello che è successo». Anche Pierluigi Collina ha detto di essere stato «molto aiutato» dal fatto di avere un bel giardino, ma è più ottimista sulla consapevolezza acquisita dai cittadini della «importanza di tutto quello che è green in senso ampio» e crede che il futuro sia in quella direzione.


«Questa incredibile pandemia e il lockdown ci hanno imposto di ripensare la struttura stessa della casa e dell’ufficio e della città» ha detto il giornalista Luca Telese ad alcuni colleghi che lo intervistavano prima dell’inizio del 21° Memorial Vannucci.
Ma, ci siamo chiesti noi di Floraviva, hanno intaccato in qualche modo anche la percezione del verde e il nostro rapporto con le piante? Abbiamo girato la domanda, con leggerezza, ad alcuni degli ospiti del Memorial. Tutti volti e voci noti delle nostre televisioni: giornalisti e conduttori televisivi, ma anche l’arbitro di calcio italiano più famoso nel mondo.
A cominciare da Luca Telese, giornalista, conduttore di La7 e scrittore, al quale abbiamo chiesto se questa volta era più preparato sul verde, dato che l’anno scorso ci aveva detto di avere il “pollice nero”. «Il pollice è sempre nero – ha risposto - però sono più preparato sul verde, mi sto vannuccizzando, anche nel senso estetico». Ma poi, tornando serio, ha detto: «la pandemia ci ha fatto rivalutare quello che non vedevamo. Pensavamo alla pianta come a un decoro. In realtà quando sei in uno scenario di isolamento il verde è la tua libertà, la tua capacità di respirare, di rinnovare, di cambiare la tua percezione di un isolamento coatto. Quindi guardo le piante con un occhio diverso dopo la quarantena».



Poi è stata la volta di Alessandro Bonan, anche lui giornalista, conduttore televisivo e scrittore, oltre che appassionato di musica. Nato a Pistoia, vive a Monza, vicino agli studi televisivi della sua Sky. Al Memorial Vannucci ha ricevuto un premio quale giornalista sportivo. «Il mio rapporto col verde è meraviglioso, occupandomi spesso di calcio, che si gioca su un prato verde – ha esordito scherzando -. Direi che oltre questo faccio fatica ad andare. Però mi piacciono gli spazi aperti, mi piace ogni volta venire qui da Vannucci perché vedo tanto verde e tanta imprenditoria intelligente. E se mi chiedi se ho il pollice verde, no! Non ce l’ho. So che Telese ti ha detto che ha il pollice nero, io diciamo che ce l’ho grigiastro. Però le piante mi piacciono e mi piacerebbe avere un rapporto personale con la pianta. Ci sono quelli che ci parlano con i fiori e con le piante, ecco io non sono uno di questi, però insomma…». E sull’eventuale effetto del periodo di confinamento sui sentimenti per il verde, c’è stato un impatto? «Sì». In che modo? «Privatamente devo dire che durante il lockdown ho invidiato moltissimo quelli che avevano la possibilità di godersi un giardino, mentre io no, perché abito in un appartamento in centro. Ho un piccolo terrazzo, ma oltre a quello non riuscivo ad andare. Quello che posso dire è che, una volta che si sono aperti i cancelli, ho incominciato ad andare al parco. Io abito a Monza e c’è un parco bellissimo, e non c’è giornata della settimana in cui io almeno un giro al parco per una corsetta o una passeggiata non me lo faccia. Quindi è cambiato: c’è proprio voglia di stare all’aperto, perché siamo stati tanto al chiuso in una situazione di grande frustrazione».



Anche Carlo Conti, conduttore e autore televisivo senza bisogno di presentazioni, soprattutto in Toscana, visto che è fiorentino doc, ha iniziato divagando semiserio in replica alla domanda sul suo rapporto col verde: «il verde prima di tutto è la speranza. Quindi è un colore fantastico perché è il colore della speranza, la speranza ovviamente che il futuro sia sempre migliore, la speranza che ciascuno possa stare in salute, la speranza che la tua squadra del cuore vinca, la speranza che l’amore trionfi. Insomma la speranza che questo Covid se ne vada. Quindi la speranza. E il verde è il colore della speranza». Ma poi ha aggiunto: «Io personalmente ho un pollice non proprio verde, un pollice un po’ sbiadito, un verdolino sbiadito perché non riesco a tenere vive tutte le piante. Però per fortuna ho un bel giardino e ci pensa qualcuno a tenermelo verde e in forma. Sì ho la fortuna di avere un giardino che ad esempio in un periodo come quello del lockdown è stato una valvola di sfogo notevole, non tanto per me ma per il bimbo. Quindi sono stato particolarmente privilegiato e in momenti come questo ti rendi conto quanto uno spazio verde sia importante e vitale». E alla domanda se questa emergenza pandemia abbia fatto migliorare la consapevolezza dell’importanza del verde ha risposto così: «non lo so, perché l’uomo delle volte ha dimostrato di non imparare dal passato. Speriamo che abbia imparato qualcosa, ma delle volte si dimentica facilmente di quello che è successo e prosegue con il suo modo normale di vivere».



Infine Pierluigi Collina, presidente della commissione arbitri della Fifa, venuto a ritirare il premio Clagluna al posto dell’arbitro Paolo Silvio Mazzoleni assente giustificato per via dell’inizio del campionato, si è espresso così: «il mio rapporto col verde è un rapporto buono. In questo periodo particolare mi ha molto aiutato. Io ho una casa con un bel giardino e ovviamente il lockdown averlo potuto vivere in giardino sicuramente mi ha aiutato». E pensa che dopo la chiusura la gente apprezzi di più l’importanza del verde? «Sì, credo che l’importanza di tutto quello che è green in senso ampio stia diventando sempre maggiore e sia sempre più capita dalla gente. D’altronde il futuro è in questa direzione».

Lorenzo Sandiford