Mercato dei fiori di Pescia: Salvadori lascia in stand-by la questione immobile e rilancia il distretto floricolo
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All’incontro del 22 febbraio nell’ex Comicent, organizzato da Cia sul tema “Scenari del florovivaismo dalla produzione alla commercializzazione”, l’assessore all’agricoltura ha ascoltato idee e domande di alcuni operatori, fra cui i rappresentanti della Confederazione italiana agricoltori e il presidente del Distretto floricolo Carmazzi, ma anche dei probabili candidati a sindaco di Pescia: Andrea Giuntoli, Oreste Giurlani e Roberta Marchi. Nella risposta finale, che non ha portato nessuna novità sul tema caldo della messa a norma e del trasferimento di proprietà dell’edificio, Salvadori si è detto pronto a incontrare immediatamente i vertici del Distretto floricolo Lucca – Pistoia e ha sottolineato la centralità di competitività e progettualità delle imprese, con un netto no a ipotesi di logiche assistenzialistiche da parte della Regione.
«Se ci sono le disponibilità di tutti a mettere i soldi che occorrono per realizzare complessivamente il progetto, la Regione non si tira indietro». Questa la risposta secca sull’argomento che più sta a cuore alla maggioranza dei floricoltori pesciatini, il passaggio della struttura ex Comicent dalla Regione al Comune con il contestuale progetto di messa a norma e valorizzazione multifunzionale, che l’assessore toscano all’agricoltura Gianni Salvadori ha dato ieri subito dopo l’incontro sul tema “Scenari del florovivaismo dalla produzione alla commercializzazione”. Un dibattito organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori presso il mercato dei fiori di Pescia, grazie all’ospitalità di Mefit, e che è stato moderato dal presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini.
La risposta dell’assessore Salvadori ha come sigillato quanto da lui stesso detto in proposito nell’intervento di chiusura del dibattito. Ad esempio, che «i progetti di questo tipo ed entità, 20 milioni di euro, sono importanti per qualunque amministrazione, quindi quando partiamo dobbiamo avere le idee chiarissime», e ancora che «non sta alla Regione» valutare «se quel progetto ha un senso» o «pensare come sarà attuato il progetto», né tanto meno decidere se portare avanti il «passaggio di proprietà, su cui ho sentito oggi pareri discordanti» (riferimento agli interventi di poco prima dei possibili futuri sindaci di Pescia: i due candidati delle primarie Pd Andrea Giuntoli e Oreste Giurlani, e l’attuale sindaco Roberta Marchi). Una risposta, quindi, che da una parte sembra voler mettere la questione in stand-by fino a quando non sarà stata eletta la nuova amministrazione pesciatina e non si saprà chi sarà l’interlocutore della Regione nei prossimi anni. Ma che, dall’altra, rientra nell’approccio dell’assessore Salvadori, ribadito ieri nella sua relazione: no alle politiche assistenziali calate dall’alto dalla Regione e largo invece alla progettualità espressa dalle imprese del territorio.
Non è stata raccolta, dunque, in questa circostanza pre-elettorale dall’assessore Salvadori, la richiesta del sindaco Roberta Marchi a inizio incontro: «c’è bisogno di decisioni su tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato: ognuno deve prendere le proprie decisioni, così da mettere in condizione anche i floricoltori di prendere le loro», che sembrava riferita alla questione dell’immobile. Né sono arrivate le risposte a tutte le domande gettate sul tavolo quasi a futura memoria, in apertura dei lavori, da Sandro Orlandini, che ha tra l’altro ribadito la volontà della Camera di Commercio di Pistoia e del suo presidente Morandi di dare un po’ di sostegno economico alla promozione e al rilancio del mercato nel 2014. Domande quali: come arrivare alla definitiva messa a norma della struttura in modo da garantire prospettive certe e a lungo termine alle centinaia di aziende che operano nel mercato dei fiori di Pescia (dove «c’è una buona logistica e spazi grandi, oltre a un’adeguata viabilità»)? Il progetto di valorizzazione multifunzionale, con il parallelo accordo economico, va bene così come è o è meglio modificarlo?
Ma, come si vedrà, Salvadori non si è tirato indietro invece su altre questioni relative alla floricoltura emerse durante il dibattito, che ha visto fra i primi interventi quello del vice presidente di Cia Pistoia Roberto Chiti, che ha tra l’altro accennato alla volontà della Cia nel prossimo quadriennio (i vertici dell’associazione di categoria sono stati rinnovati da poco) di promuovere una collaborazione fra il settore florovivaistico e del verde e quello del benessere e della salute: «noi vogliamo ripensare il verde come portatore di benessere».
Subito dopo c’è stato l’intervento di Gianluca Burchi, direttore del Cra - Viv di Pescia, l’unità di ricerca per il vivaismo e la gestione del verde ambientale ed ornamentale del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), che ha la propria sede a 200 metri di distanza dal mercato dei fiori di Pescia e che proprio recentemente si è rafforzata con nuovo personale. «Il nostro è un centro di ricerca avanzato – ha sottolineato Burchi – e non ci occupiamo solo di ricerca di base. Anzi la maggior parte dei nostri progetti di ricerca (circa l’80%) sono in collaborazione con aziende e due sono con la Regione Toscana e il Distretto floricolo e Flora Toscana. E poi abbiamo convenzioni con varie realtà locali, fra cui ancora Flora Toscana, Giusti e Pacini, e naturalmente Mefit, con cui sono in corso 4 progetti, alcuni dei quali tesi a migliorare la qualità dei fiori e la loro durata post raccolta». E per far capire l’importanza di lavorare su innovazione e ricerca e di sfruttare l’opportunità di avere una unità scientifica specializzata a due passi dal mercato, ha fatto l’esempio delle ricerche del Cra - Viv sulle sostanze alternative alla torba e poi di un lavoro che ha portato a una nuova varietà di lilium (giglio) senza polline - che quindi non macchia e non provoca allergie – che dal prossimo anno potrebbe essere sul mercato (e «sarebbe un peccato che la nostra ricerca finisse nelle mani di floricoltori non della zona»).
L’amministratore unico di Mefit Franco Baldaccini si è limitato a ricordare all’assessore all’agricoltura alcune cifre relative a Mefit, che adesso sono più precise visto che insieme al direttore Fabrizio Salvadorini «abbiamo censito e registrato e messo in pulito la situazione del mercato: 730 ditte iscritte, di cui 265 di produttori, 358 di commercianti, 70 di trasportatori, 37 extra filiera, per un volume d’affari di circa 80 milioni e in tutto 1200 lavoratori coinvolti».
Andrea Giuntoli, uno degli aspiranti sindaci di Pescia, ha esordito mettendo in evidenza che il florovivaismo «è sempre il primo settore economico della città», visto che si parla, tenendo conto anche delle realtà non afferenti al mercato dei fiori, di «circa 300 aziende di produzione per 1500 addetti, cioè il 20% della forza lavoro» nell’area comunale. «Mi sono stufato di sentir dire che il mercato dei fiori è finito – ha continuato Giuntoli –, se ci sono tante aziende e anche tanti giovani vuol dire che non è finito. E poi non è che fuori di qui ci sia tanto lavoro alternativo. Per cui le persone vanno incentivate a crederci». «Noi dobbiamo elaborare progetti – ha aggiunto - per costringere la Regione a prendersi delle responsabilità, al di là del distretto floricolo, che purtroppo ha prodotto poco. Se qui ci fosse una progettualità valida, si sarebbe in tempo per intercettare tanti finanziamenti dell’Unione europea, perché per l’agricoltura nei prossimi anni arriveranno 900 milioni di euro in Toscana. Basta piangerci addosso». Giuntoli ha poi chiesto all’assessore: «è ipotizzabile un marchio di qualità per la produzione locale? Io penso di sì. E poi la “Biennale del fiore” chi l’ha detto che non si possa fare più? Io la vorrei rifare con l’aiuto della Regione». Infine, ha affrontato direttamente il tema dell’immobile ex Comicent: «voi pensate davvero che il Comune si possa sobbarcare la proprietà? La proprietà resta alla Regione ed è lei che deve dare le risposte e investirci. E se non può, utilizzerà il mercato Comicent in altro modo e ci darà un’altra struttura per il mercato dei fiori. Se noi prendessimo i 10 milioni della Regione, dovremmo avere dei finanziamenti privati paralleli» e a Giuntoli non pare facile trovarli e in ogni caso «finché non c’è una valutazione in tal senso la proprietà deve restare alla Regione, e comunque ci vorrebbe anche un piano strategico a livello regionale».
L’altro aspirante sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, che si era già espresso su alcuni di questi temi al termine della visita del 20 febbraio all’ex Comicent (vedi nostro articolo), ha detto che la ricognizione gli ha fatto capire che «da parte di tutti c’è la consapevolezza che il settore è in crisi e che le famiglie in questo momento non comprano perché i fiori non sono beni di prima necessità. Sulle soluzioni ognuno dice la sua, ma non c’è un’idea complessiva e innovativa. Ci sono proposte anche interessanti, ma individuali». «La sfida – ha proseguito Giurlani – è grossa. Chi amministrerà il Comune e chi gestirà i fondi europei per l’agricoltura dovrà capire quali sono le quattro o cinque cose da fare per rilanciare il settore. Io aprirei subito un tavolo di confronto e cercherei di far rientrare la floricoltura fra le linee di rilancio a livello regionale». Giurlani ha anche detto di aver visto che «tutte le aziende sono sottocapitalizzate e in difficoltà a investire e in molte persone non ho visto la grinta necessaria. Forse appunto perché manca una prospettiva e una visione di dove andare». La priorità è comunque intercettare i fondi europei per Giurlani, che ha poi concluso dicendo che bisogna fare qualcosa per utilizzare quei terreni in stato di abbandono che si trovano in alcune parti del territorio, «perché oggi c’è un ritorno all’agricoltura e su quei terreni ci si può fare un recupero agricolo: il percorso dei fondi europei può servire anche a questo».
Roberta Marchi nella sua relazione ha iniziato sottolineando sì l’importanza della programmazione regionale, ma ha anche detto che «la Regione non può fare tutto». Ad ogni modo, ha affermato la Marchi, «per il florovivaismo un finanziamento speciale è necessario perché è un settore in difficoltà». «Facciamo un bel bando regionale per la floricoltura – ha continuato la Marchi – dove diciamo che chi fa certe cose sul fronte dell’innovazione, delle energie rinnovabili, del ricambio generazionale, ecc., otterrà tot finanziamenti». Riguardo poi alla struttura, ha osservato che «qui c’è gente che lavora e la struttura non è in completa sicurezza. E’ stato fatto il lavoro sui tiranti, grazie ai 500 mila euro della Regione», ma mancano tante altre cose da fare per metterla del tutto a norma. «La Regione metta a punto la struttura, perché spetta al proprietario, poi il Comune farà il progetto per la gestione: questa struttura è denaro vivo, con tante opportunità legate a posizione, logistica, posti auto, ecc. Bisogna unire le forze, perché se non le uniamo nessuno può farcela da solo».
Il presidente del Distretto floricolo interprovinciale Lucca – Pistoia, Marco Carmazzi, prima di replicare all’accusa che il distretto non ha fatto nulla, ha detto che nel titolo dell’incontro mancava un pezzetto dopo “dalla produzione alla commercializzazione”: «alla riscossione». «Sì, perché il problema adesso è incassare» e nessuno sta facendo nulla per proteggere noi floricoltori da questo problema. Carmazzi ha poi ricordato che «per essere competitivi non è necessario solo il mercato delle quattro mura, c’è bisogno di quello, ma poi ci vuole anche altro». Ulteriore problema è che «per accedere ai fondi europei ci vogliono tanti soldi e ci si deve indebitare e le aziende devono essere aiutate in tal senso». Ma in risposta all’accusa di immobilismo al distretto, ha detto che in realtà il distretto ha promosso 5 progetti di ricerca, grazie a un finanziamento di 100 mila euro, e che si tratta per la prima volta di progetti partiti dalle aziende e dalle loro esigenze. I risultati saranno presentati a maggio. Poi ha affermato che alle riunioni del distretto «la gente non partecipa» e che «se il distretto non viene riconosciuto, allora è meglio chiuderlo». Ha apprezzato l’idea di promuovere un consumo intelligente dei fiori e delle piante, ma ha anche detto che ci vorrebbero per la promozione investimenti di milioni di euro e a carattere nazionale, perché «o si fa sinergia o se no ci raccontiamo le barzellette». Infine, citando uno studio della Lucense sulla situazione dei mercati di Pescia e Viareggio, ha sottolineato il problema della mancanza di produzione locale per 5 mesi dell’anno, cosa che non invoglia i commercianti a venire e ha detto «che non siamo competitivi perché mancano i servizi e la logistica».
Nel suo intervento conclusivo Salvadori ha ringraziato Carmazzi per aver ricordato le cose fatte dalla Regione. Ma ha poi ricordato che la Regione aveva chiesto di avviare la gestione unica dei mercati dei fiori di Pescia e Viareggio, ma, mentre Pescia è stata subito disponibile, da Viareggio non è arrivata alcuna risposta concreta. Salvadori ha inoltre dato la propria disponibilità a fissare subito un appuntamento con i vertici del Distretto floricolo interprovinciale Lucca – Pistoia per riprendere il cammino intrapreso, che ha portato alla realizzazione dei cinque progetti di ricerca che saranno presentati a maggio. L’assessore regionale ha poi sottolineato che le risorse della Toscana saranno destinate a «stimolare la competitività delle aziende», perché la sua idea di fondo è che «se il motore dell’economia sono le imprese, l’assistenzialismo è la peggiore risposta possibile». In questo senso vanno interpretati i Pif (Piani integrati di filiera) su cui la Regione ha investito negli ultimi anni tanti milioni di euro, che hanno innescato investimenti e innovazione in diversi settori dell’agricoltura. Purtroppo, mentre i cugini del vivaismo pistoiese hanno saputo approfittarne con progetti che hanno avuto successo, dalla floricoltura è arrivato solo un progetto ed è stato il primo degli esclusi. «Oggi – ha aggiunto – abbiamo la possibilità di gestire 961 milioni di euro nei prossimi sette anni per l’agricoltura (100 milioni in più di prima) e il 50% andrà a stimolare la competitività delle imprese attraverso bandi multimisura che premieranno la progettualità delle imprese». Un’occasione anche per la floricoltura, se saprà inserirsi in questi meccanismi virtuosi di filiera. Inoltre Salvadori ha segnalato che se dalle associazioni di categoria agricole verranno gli input necessari, nell’ambito di questi bandi la floricoltura potrebbe essere inserita fra i settori prioritari, come è successo negli ultimi anni per settori quali l’olivicoltura, i cereali ecc. Ma le protagoniste dovranno essere sempre le imprese.
Redazione Floravia