Marson vs Catania all’incontro sul consumo del suolo agricolo
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Ancora divergenze, all’incontro di ieri in Regione “Uso vs Consumo del Territorio Rurale”, fra l’assessore Marson e il ministro Catania sul ddl per il “contenimento del consumo del suolo” varato il 16 novembre e apprezzato da Carlo Petrini. Il presidente Rossi ha ricordato i passi avanti fatti ultimamente dalla Toscana nelle politiche del territorio, che comunque dal 1954 al 2010 aveva visto più che raddoppiare le aree urbanizzate e dal 1982 al 2010 una perdita di Sau di 236.000 ettari. Salvadori annuncia la “banca della terra” per i giovani agricoltori.
«Il disegno di legge ha avuto da parte delle Regioni alcuni contributi che considero sicuramente apprezzabili, insieme ad altri che probabilmente non incidono in modo sostanziale sull’impianto del testo. Non è stato stravolto il testo. L’impianto rimane quello originario. La cosa importante è che si siano superate le riserve che erano state espresse da parte di alcuni su tutta l’impostazione tecnica del documento e tutti ora si convenga sul fatto che questo documento è effettivamente una buona risposta rispetto al problema della cementificazione progressiva dei suoli agricoli italiani».
Aveva esordito così, con questa dichiarazione positiva ai giornalisti sul “Disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo” varato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 16 novembre dopo il passaggio in Conferenza unificata, il ministro delle politiche agricole Mario Catania, giunto a Firenze ieri, nella sede della Giunta regionale, per l’incontro sul tema «Uso vs Consumo del Territorio Rurale». Incontro nel quale sono intervenuti, oltre al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, gli assessori regionali Gianni Salvadori (agricoltura) e Anna Marson (pianificazione del territorio), il presidente di Slow Food International Carlo Petrini, l’accademico dei Lincei Salvatore Settis e, come moderatore, il caporedattore di Rai Firenze Franco De Felice. E durante il quale è stato fatto il punto sul consumo di suolo agricolo (e non solo) in Toscana e sui passi avanti compiuti in materia di politiche di governo del territorio. E l’assessore Salvadori ha annunciato che la Regione metterà a disposizione dei giovani agricoltori superfici agricole del suo demanio attraverso una vera e propria «banca della terra».
E in effetti, nel dibattito, il ministro Catania ha ricevuto, pur con qualche distinguo, diversi riconoscimenti al suo operato in materia e al suo «coraggio», per usare la parola scelta da Enrico Rossi, nell’affrontare la questione della cementificazione del suolo. «Se c’è un buon intendimento – ha detto Carlo Petrini - non ci si deve lamentare. Questo è il primo ministro che fa qualcosa in questa direzione. Bisogna solo mettere mano ad alcuni aspetti tecnici. Il vero rischio è che il disegno di legge non venga preso in esame ora e che sia rimandato al prossimo governo. Peraltro i candidati alle primarie mi sembrano silenti in tema di agricoltura». Un «plauso al ministro per aver tirato fuori questo progetto» è stato espresso pure da Salvatore Settis, che nei giorni scorsi aveva fatto alcune obiezioni alla penultima versione del ddl su Repubblica, sia perché la situazione in Italia è grave, «con un numero di appartamenti prodotti negli ultimi 10 anni 38,7 volte maggiore rispetto all’incremento demografico», sia perché «non c’è nulla al mondo che può tutelare il paesaggio quanto l’agricoltura di qualità». Tuttavia Settis, pur riconoscendo i notevoli miglioramenti del progetto di legge nell’ultima versione trasmessa al Parlamento, ha suggerito alcune ulteriori correzioni e soprattutto di non limitarsi nell’articolo 3 a mettere un tetto al consumo di suolo agricolo (che peraltro nel ddl è inteso in senso molto ampio come «libero da edificazioni e infrastrutture») ma di introdurre «un taglio lineare del 2/3%». E anche Rossi ha espresso da parte della Regione «la volontà di dare un supporto sia pure non acritico» a tale iniziativa legislativa che mira a fermare la cementificazione selvaggia.
Ma il ministro non aveva fatto i conti con l’assessore Marson, che ha confermato alcune obiezioni al testo del disegno di legge sia nel suo intervento alla tavola rotonda che, dopo la fine dell’incontro, rispondendo ad alcune domande di Floraviva. «Ritengo importante – ha detto Marson durante la sua relazione - che il governo abbia voluto provvedere a trattare il tema del consumo di suolo che è centrale anche nelle politiche di questa legislatura regionale. Nonostante io sia stata citata da un articolo di stampa come capofila degli assessori regionali che avrebbero voluto stoppare il disegno di legge, ci tengo a precisare che con i miei colleghi in sede di Conferenza delle Regioni abbiamo invece proposto alcuni miglioramenti. Nella versione approvata dal governo che andrà ora alle Camere non ne è stato tenuto pienamente conto, ma speriamo che nel dibattito parlamentare possano essere riaffrontati».
E, finita la tavola rotonda, alla domanda di Floraviva se i tetti sull’estensione massima di superficie agricola consumabile introdotti dal ddl siano equiparabili a quote edificatorie ha così risposto: «In Conferenza delle Regioni, ragionando anche con i colleghi di altre Regioni, eravamo molto preoccupati di questo provvedimento di distribuzione di quote di edificazione, perché pensiamo, sulla base dell’esperienza pregressa, che possa innescare fenomeni di corsa ad accaparrarsi le quote di edificazione, che scatenano poi l’azione dei singoli Comuni che vanno in qualche modo a scassare il sistema di pianificazione in essere». «E questo – ha proseguito Marson - introduce una via diversa da quella della pianificazione ordinaria. Noi dobbiamo riuscire a invertire i principi e i dispositivi soprattutto operativi contenuti nelle leggi di pianificazione e nelle prassi di pianificazione ordinaria. La pianificazione territoriale è nata molti anni fa per dare risposta alle esigenze di crescita urbana. Dobbiamo farlo diventare invece un sistema per promuovere il riuso delle aree già urbanizzate obsolete ecc. Per far questo vanno cambiati i dispositivi della pianificazione, ma è fondamentale che il sistema di pianificazione rimanga lo strumento di riferimento per fare ciò. Se io introduco una specie di offerta speciale di quote di edificazione esterna ai percorsi di pianificazione ordinaria io rischio veramente di buttar via il bambino con l’acqua sporca».
Infine, all’ulteriore obiezione del cronista sul fatto che magari il punto di vista di una Regione virtuosa come la Toscana non possa andar bene per tutto il resto del Paese, questa è stata la replica dell’assessore Marson: «Non dico peggio ancora, però al tavolo della conferenza delle Regioni le maggiori preoccupazioni venivano da alcuni colleghi di Regioni del sud, che dicevano che questo rischia di scatenare veramente da noi degli appetiti in deroga fortissimi, soprattutto nei periodi transitori: in attesa che entri in vigore la norma ci sarà una corsa incredibile a realizzare costruzioni in tutti i luoghi in cui questo è attualmente permesso».
Poco prima, nel suo intervento il ministro Catania, aveva difeso le ragioni del ddl senza però entrare nella discussione dei dettagli. Il problema dell’eccessivo consumo di suolo agricolo, ha detto Catania spiegando la sua scelta di affrontare di petto la questione dell’eccessiva cementificazione, era una delle questioni che ritenevo non più eludibili. «La risposta dell’opinione pubblica è stata forte – ha detto Mario Catania -. Abbiamo ricevuto moltissimi segnali di attenzione da parte anche della gente comune e questo per me è stato un conforto». D’altra parte, ha ricordato Catania, in 50 anni in Italia si sono perduti 5 milioni di ettari di superficie agricola passando da 18 milioni a meno di 13 milioni oggi e «un terzo di questa perdita è dovuto alla cementificazione».
«Io lo so che faccio un intervento un po’ unilaterale – ha spiegato il ministro riferendosi al suo ddl che sembra in certa misura invadere il campo di altri ambiti di competenze – e a gamba tesa, e che lo faccio da ospite nemmeno titolato», ma c’era bisogno di una scossa anche in questo campo, con lo stesso atteggiamento di apertura a «nuove visioni» che il Governo Monti sta adottando, «magari in modo non sempre lineare», in molti settori. Il fatto è che il tradizionale modello dell’edilizia che si espandeva sul territorio «è maturo per essere abbandonato e dobbiamo passare a una edilizia concentrata nel riuso, un terreno enorme su cui incidere». La speculazione edilizia, ha osservato, nel breve favorisce la crescita veloce del Pil ma non crea «sviluppo duraturo». «Il patrimonio edilizio – ha continuato il ministro – è già di per sé largamente sufficiente alla dimensione demografica del Paese. Abbiamo bisogno di una nuova visione dell’urbanistica. Noi abbiamo messo sul tavolo questo tema». Infine, chiudendo, Catania ha riservato una piccola «provocazione alla Regione Toscana», che sembrava una risposta alla critica iniziale dell’assessore Marson e una difesa della semplicità del suo ddl, «con tutto il rispetto che ho della Toscana è chiaro che la politica deve proporsi con modelli più snelli».
L’incontro è stata l’occasione per fare il punto della situazione in Toscana sull’uso del suolo e sulle politiche di pianificazione del territorio. Una Toscana che, come notato dall’assessore Marson, presenta «dati di consumo del suolo migliori rispetto a gran parte delle altre Regioni italiane, perché ha un sistema di pianificazione che va migliorato ma è solido». Dal 1954 al 2010 gli ettari urbanizzati sono più che raddoppiati, passando da 82 mila circa a 197 mila (dal 3,6% del territorio all’8,5%). La variazione media annua tra il 2007 e il 2010 indica una crescita dell’urbanizzato pari allo 0,047% che corrisponde ad un aumento del consumo medio giornaliero di 2,99 ettari in questi tre anni. Tra il 1954 e il 1978 si attestava sui 4,83 ettari, per salire ai 4.97 ettari di consumo giornaliero nel decennio 1978-88, riscendere tra il 1988 e 1996 a 3,42 ettari, e risalire tra il 1996 e il 2007 a 4,19.
Riguardo all’agricoltura, dal 1982 al 2010 si è registrata una perdita di 235 mila ettari (100 mila dei quali – come rilevato in un comunicato di ieri del presidente regionale di Cia Giordano Pascucci – non a causa di cementificazione ma per semplice abbandono dell’attività agricola). Più allarmanti i dati sulle prospettive future ricavati da un’analisi dei piani strutturali di 143 comuni (pari alla metà circa di quelli toscani e al 37% del territorio regionale): è emerso che le previsioni di consumo di suolo solo in questi comuni sono pari a 48,9 milioni di metri quadri di Sul (superficie utile lorda) cui vanno aggiunte tutte le superfici per le urbanizzazioni e gli standard urbanistici. In queste previsioni solo il 6,5% riguarda il riuso dell’esistente, mentre il 23,3% è destinato a scopo residenziale, il 29,3% a edifici industriali/artigianali e il 3,8% a fini commerciali.
Ad ogni modo la Regione, come ha ricordato anche il presidente Rossi nel suo intervento, «ha compiuto importanti passi avanti nel cambiamento delle politiche del territorio». «Fin dal nostro programma di legislatura – ha detto Rossi – abbiamo puntato quanto più possibile sulla salvaguardia del territorio agricolo e la tutela del paesaggio. Questa idea, combinata con il rilancio del manifatturiero, ci è sembrata l’unica in grado di far ripartire uno sviluppo di qualità nella nostra regione. Abbiamo ripreso una discussione positiva e utile con i comuni per quanto riguarda i piani strutturali, abbiamo compiuto un altro passaggio straordinario con la “vestizione” dei vincoli. Con la revisione della Legge 1 [governo del territorio, ndr] punteremo, non in modo generico, sul riuso». «A tutto questo – ha continuato Rossi – aggiungo altre due svolte non meno radicali: il divieto a costruire nelle zone ad alto rischio idraulico, che costituiscono il 7% del territorio pianeggiante della Toscana, e la riforma dei Consorzi di bonifica, che vogliamo finalizzare alle attività di manutenzione».
«Questo convegno – ha concluso il presidente – ha cercato di ricollegare politica e pensiero, la politica, che pensa troppo poco, con gli intellettuali, a volte troppo distanti dalla concretezza. Purtroppo il tema della qualità dello sviluppo è assente dal dibattito politico attuale, pensiamo alla ripresa come a un riavvio che riprodurrà le linee di tendenza del passato. Invece dobbiamo affrontare il problema della gestione della finanza internazionale, della redistribuzione della ricchezza, della definizione di nuovi consumi. L’idea di una austerità fatta pagare solo ai ceti più deboli non è condivisibile, mentre è una idea di cambiamento del modo di produrre e di consumare quella su cui dobbiamo lavorare di più».
Lorenzo Sandiford