Lollobrigida ai vivaisti di Pistoia: vostro distretto centrale, La Pietra referente di settore
-
in Servizi
Il 2 dicembre a Pistoia il presidente del Distretto vivaistico ornamentale Ferrini ha aggiornato il ministro dell’agricoltura sullo stato del Distretto (5 mila ettari per 900 mln di fatturato e 6 mila addetti; vari progetti avviati per la sostenibilità) ed evidenziato che i vivai colpiti dall’alluvione «hanno fatto da cassa di espansione subendo danni per milioni di euro» ma mitigando l’impatto sul territorio. Le istanze dei vertici delle associazioni agricole pistoiesi: Magazzini (Confagricoltura), Ciarrocchi (Coldiretti) e Orlandini (Cia-Agricoltori Italiani). Le risposte di Lollobrigida, che ha riconosciuto il peso del Distretto sul settore florovivaistico nazionale (quasi 1/3 in valore) e il suo importante ruolo ambientale, ha rivendicato il record di finanziamenti già reperiti dal Governo (grazie al raddoppio sul Pnrr) per l’agricoltura (8 miliardi di euro) e ha affidato al pistoiese Patrizio La Pietra, sottosegretario con delega al florovivaismo, l’onere di raccogliere le ulteriori esigenze dei vivaisti, anche in vista della stesura finale della legge quadro di settore, già approvata dal Governo e ora in discussione alla Camera.
Perché anche in luoghi lontani come Samarcanda (Uzbekistan) «si sceglie di approvvigionarsi di piante a Pistoia? Perché qui c’è maggiore qualità». I vostri vivai «sono come tavolozze di colori da cui attingere» per rendere bello il paesaggio.
Non sono mancati omaggi alla qualità delle piante ornamentali pistoiesi nel discorso del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida in chiusura dell’incontro con i vivaisti organizzato sabato 2 dicembre mattina dal Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, di concerto con le associazioni agricole provinciali, al Palazzo dei Vescovi, a margine del convegno dell’1 e 2 dicembre del gruppo dei Conservatori e riformisti europei sul tema “Primi ecologisti. Il ruolo di agricoltori, allevatori e pescatori nel rapporto tra natura e sviluppo”.
Un convegno, come sottolineato in apertura dell’incontro coi vivaisti dal sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra, che è stato pensato per «evidenziare il ruolo dell’agricoltore come custode dell’ambiente e collocare Pistoia al centro di un dibattito di livello non solo nazionale ma anche europeo» a proposito del modo corretto di intendere la transizione ecologica e la protezione dell’ambiente. Tematiche che riguardano anche la produzione di piante e danno centralità quindi al contributo del vivaismo. «Vogliamo conoscere le vostre esigenze – ha detto il sottosegretario La Pietra rivolgendosi agli esponenti di spicco del vivaismo pistoiese e ai vertici delle associazioni agricole presenti in sala – per definire al meglio la legge quadro sul florovivaismo. Nello scorso mandato eravamo già arrivati a un buon punto, in questo mandato pensiamo di portarla a casa velocemente grazie al disegno di legge delega al Governo che è già passato al Consiglio dei ministri e ora è in discussione alla Camera dei deputati».
Nella sua relazione introduttiva al cospetto del ministro Lollobrigida e del sottosegretario La Pietra, il presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, prof. Francesco Ferrini, ha illustrato la situazione del Distretto a partire dai dati economici: 1450 aziende che coltivano una vasta gamma di piante, oltre mille varietà «dalle specie arbustive mediterranee alle grandi conifere tipiche delle foreste boreali», su una superficie di 5 mila ettari, di cui 2 mila di produzioni in contenitore, per un fatturato di 900 milioni di euro, quasi la metà del quale legato alle esportazioni (in 60 paesi); 6 mila addetti, che salgono a 8 mila considerando l’indotto, con un’età media di 46 anni, nettamente inferiore ad altri comparti agricoli.
Insomma «un motore economico per la regione», che genera buona occupazione e stimola lo sviluppo locale, ma che deve fare i conti con alcuni problemi. Ad esempio, «alcuni paesi europei ed extraeuropei spesso usano informazioni in modo non corretto per limitare o bloccare le importazioni causando non pochi problemi alle esportazioni delle nostre aziende ed esercitando una concorrenza non sempre leale. Ciò avviene soprattutto con paesi che non rispettano le rigide regole europee in fatto di occupazione, agrofarmaci, sicurezza sul lavoro ecc.». Inoltre «si riscontra una difficoltà di dialogo con le istituzioni» in quanto «nel settore del verde cosiddetto ornamentale non sempre esiste un coordinamento fra le diverse istituzioni». Infine, anche se «i consumi di piante, pubblici e privati, sono aumentali molto negli ultimi 3-4 anni, anche per i conclamati effetti benefici del verde sulla salute fisica e mentale» ed è necessario quindi «espandere le produzioni anche per fronteggiare una concorrenza internazionale sempre più aggressiva», si riscontrano «forti difficoltà» nell’espansione produttiva «in nome di un presunto impatto ambientale del vivaismo che, se mai c’è stato, appartiene al passato, ma che non ha base reale nel vivaismo attuale». Ecco, visto che «si parla continuamente di cifre bizzarre riguardo a milioni o addirittura miliardi di alberi da piantare», ha osservato Ferrini, «ricordiamo che le piante necessarie dovranno essere prodotte nei vivai, primi attori nella costruzione del paesaggio urbano futuro».
Passando alla questione dei danni causati dalla recente alluvione nella piana pistoiese, il presidente del Distretto ha affermato che «i vivai hanno fatto da cassa di espansione subendo danni di milioni di euro per le perdite produttive» ma contribuendo così a mitigare l’impatto sul resto del territorio. E, sempre a proposito del contributo ambientale del Distretto vivaistico, Ferrini ha rimarcato che il Distretto «sta mettendo negli ultimi anni un notevole impegno nel recupero, riciclo e riuso di tutti gli input produttivi. Questo approccio all'economia circolare non è solo una risposta agli attacchi o alle critiche, ma è dettato da una ferma volontà di migliorare e contribuire positivamente alla nostra società e all'ambiente. I vivaisti non solo si sforzano di limitare l'impatto ambientale, ma vanno oltre. La loro attività contribuisce al miglioramento dell'ambiente urbano attraverso produzioni che stoccano carbonio, intercettano polveri sottili e migliorano il clima locale grazie all’evapotraspirazione estiva». Al centro di questo approccio vi è il concetto di «strategie win-win-win», nel senso che il vantaggio deve essere triplice: «per i produttori vivaisti, per l'ambiente e per la comunità».
Ferrini ha ricordato infine i principali progetti del Distretto, avviati o in rampa di lancio, per dare sostanza a tale approccio sostenibile: dal Laboratorio fitosanitario di autocontrollo al recupero della plastica dei vasi, dall’utilizzo delle acque reflue per l'irrigazione fino alla realizzazione di aree verdi insieme al comune di Pistoia, senza dimenticare l’impegno sul fronte educativo e della formazione delle future generazioni attraverso alcuni progetti didattici in collaborazione con gli istituti professionali.
Poi è stata la volta degli interventi dei vertici delle associazioni agricole pistoiesi, che hanno esposto al ministro Lollobrigida e al sottosegretario La Pietra le principali istanze dei vivaisti loro associati.
Per il presidente di Confagricoltura Pistoia Luca Magazzini, primo intervenuto, il vivaismo pistoiese «non è un settore agricolo che vive di Pac e ha sempre cercato di stare sul mercato, arrivando ad essere fino ad oggi leader europeo di comparto, ma adesso c’è necessità di innovare e di aumentare la dotazione tecnologica e a tal fine di un accompagnamento agli investimenti delle aziende». Magazzini ha evidenziato come particolarmente urgenti l’apertura dei bandi di distretto finanziati col Pnrr, a cui il Distretto era intenzionato a partecipare, e il possibile rilancio del “Credito di imposta 4.0” per gli investimenti in macchine agricole e tecnologie. Inoltre ha ricordato che l’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto, ha già costituito insieme alle associazioni agricole pistoiesi, una società che dovrà realizzare e gestire un Laboratorio di autocontrollo fitosanitario (in attuazione delle nuove normative in materia di protezione delle piante): gravoso investimento che dovrebbe però garantire il distretto dalla diffusione di patogeni in entrata e favorire l’esportazione delle proprie piante certificate.
Il direttore di Coldiretti Pistoia Francesco Ciarrocchi, riagganciandosi a quanto esposto da Ferrini, ha ribadito l’importanza di un sostegno governativo di tipo diplomatico-commerciale contro le «false notizie» sui prodotti vivaistici pistoiesi esportati e le barriere commerciali di vario tipo a cui ricorrono di tanto in tanto alcuni Paesi concorrenti. Un sostegno che deve essere veloce ed efficiente perché le piante deperiscono e devono essere commercializzate con rapidità. Inoltre, a proposito della recente alluvione, ha confermato il fatto che i vivai hanno funzionato da casse di espansione limitandone i danni, ma ha aggiunto che «abbiamo bisogno di un cambio di mentalità generale sul cambiamento climatico, perché c’è già e le stagioni adesso alternano lunghi periodi di siccità a brevi periodi di intensa piovosità, per cui c’è bisogno di investimenti». E sull’importanza dell’aspetto investimenti in un settore così in crescita, ha riconosciuto che il Governo ha aggiunto altri 2 miliardi sui bandi dei contratti di filiera e 850 milioni sulla misura Parco agrisolare. Infine, dopo aver ricordato che Coldiretti Pistoia partecipa con alcune sue aziende a un progetto di filiera che prevede investimenti per la sostenibilità, ha chiesto a Lollobrigida e La Pietra «concertazione» sulla definizione della legge quadro sul florovivaismo.
«Al convegno abbiamo parlato di tante problematiche essenziali – ha detto, ultimo intervenuto, il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro Sandro Orlandini -. Qui siamo nella capitale del verde e sono felicissimo che il Ministro Lollobrigida abbia affidato al sottosegretario La Pietra le deleghe su questo settore, visto che siamo facilmente in contatto con lui». Il presidente di Cia Toscana Centro ha poi osservato che il settore forestale pistoiese è ormai strettamente integrato con il distretto vivaistico ornamentale, perché il materiale legnoso prodotto nella Montagna Pistoiese viene utilizzato in un’ottica di km 0 e di sostenibilità nei vivai, in particolare come pacciamante. Infine Orlandini, dopo aver ringraziato il ministro per la disponibilità al confronto, ha avanzato due richieste: 1) con riferimento alla normativa contro le pratiche commerciali sleali, ha asserito che «non si è ancora trovata un’applicazione adatta a questo settore» e che spera che il Ministero trovi una soluzione; 2) riguardo alle polizze catastrofali, è a suo parere necessaria una revisione della normativa e più in generale del «sistema assicurativo, che deve essere sempre più avanzato, accessibile ed efficiente».
Il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida ha chiuso l’incontro sottolineando innanzi tutto che «qui a Pistoia ci sono aziende, alcune delle quali ho avuto l'opportunità di visitare questa mattina, che, grazie a oltre un secolo di attività, hanno il radicamento, l'esperienza e la conoscenza di un settore, come quello florovivaistico, che ha permesso all'Italia di primeggiare nel comparto; generando un fatturato di circa 3 miliardi, di cui un terzo è attribuibile al sistema produttivo toscano». Il florovivaismo, ha aggiunto Lollobrigida, «genera 200 mila posti di lavoro in questa Nazione. Non sono pochi, e qui a Pistoia rappresenta l'ossatura portante di un'economia che oggi, fortunatamente, vede nell'amministrazione un punto di riferimento e che questo Governo vuole supportare in ogni modo. Un riferimento al ministero è il senatore e sottosegretario Patrizio La Pietra, pistoiese, che conosce queste tematiche e che si relaziona quotidianamente con gli operatori del comparto per comprendere e risolvere le varie criticità».
Lollobrigida ha poi criticato una certa visione del Green Deal europeo nella quale si finisce per trattare come inquinatore «chi produce ambiente» e ha perorato la causa invece di una visione pragmatica della transizione ecologica, in cui la sostenibilità ambientale si deve coniugare con quella economica e sociale, in contrapposizione all’ambientalismo ideologico. «Vogliamo diminuire gli agrofarmaci – ha dichiarato - e lo potremo fare attraverso la ricerca e le tecnologie evolutive avanzate, per selezionare piante più forti, resistenti alle fitopatie e al cambio climatico. Dobbiamo raggiungere questo obiettivo, ma senza mettere a repentaglio la produzione».
Con riferimento ai finanziamenti alle aziende agricole, la posizione del ministro Lollobrigida è la seguente: «per troppo tempo agli imprenditori si diceva ti pago per non coltivare. Noi diciamo ti pago per tornare a produrre, perché investire sull'agricoltura significa investire risorse non in termini assistenzialistici ma guardando al futuro». Detto questo, il ministro ha riepilogato il lavoro già svolto dal Governo, e in particolare dal suo ministero, nel reperimento di fondi destinati al sistema agroalimentare, rivendicando che si tratta del più grande stanziamento economico mai registrato a favore del settore primario, pari a circa 8 miliardi di euro in tutto, grazie in particolare al raddoppio delle risorse del Pnrr destinate all’agricoltura (a 3,5 a 7 miliardi di euro) recentemente ottenuto.
Lollobrigida si è poi soffermato su alcuni degli ambiti in cui è più necessario intervenire. Fra questi, il sistema logistico, perché «abbiamo un mercato frammentato e costi di trasferimento elevati», per cui «l’obiettivo è abbattere le spese e semplificare le procedure, affinché le imprese possano competere in modo più incisivo». Infine ha convenuto pure sul fatto che «dobbiamo immaginare un sistema nuovo per le polizze assicurative» del settore primario. D’altra parte, ha concluso il ministro, questo vale in generale per tutto il settore, che ha bisogno di «un continuo aggiornamento dinamico, così come fanno quotidianamente gli imprenditori».
Lorenzo Sandiford