Il nuovo Laboratorio Fitosanitario nel cuore del distretto vivaistico di Pistoia
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Inaugurata il 12 ottobre a Pistoia presso Gea la sede ampliata e completamente rinnovata del «Laboratorio ufficiale fitosanitario della Regione Toscana». L’assessora all’agroalimentare Saccardi: «una scelta convinta per fronteggiare in modo tempestivo ogni evenienza». I numeri dei quattro laboratori del Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) dal 2013 a oggi. Le dichiarazioni e spiegazioni degli intervenuti all’inaugurazione: la consigliera regionale Federica Fratoni, il direttore della Direzione Agricoltura della Toscana Roberto Scalacci, il responsabile del SFR Lorenzo Drosera, il responsabile dei laboratori fitosanitari Domenico Rizzo, l’assessora Saccardi rivolta al personale del SFR e Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia. [Nella foto in alto da sinistra Drosera, il presidente di Gea Giovanni Palchetti, Saccardi, Fratoni, Scalacci, Rizzo]
«Con l’avvio dell’attività del nuovo laboratorio di Pistoia la Regione Toscana si dota di una struttura altamente funzionale, in grado di soddisfare, fra i primi in Italia, tutti i requisiti per il riconoscimento di ‘Laboratorio ufficiale’ del Servizio fitosanitario nazionale ai sensi delle norme UE. Abbiamo fatto la scelta impegnativa ma convinta di dotarsi di nostri laboratori e di non ricorrere a laboratori esterni, come fanno altre Regioni, perché crediamo nella necessità di avere “in casa” competenze e strutture in grado di affrontare tutte le evenienze e le emergenze in modo tempestivo. Siamo consapevoli che un laboratorio comporti anche la formazione di tecnici in possesso delle competenze necessarie ed è questo un patrimonio che siamo stati in grado di sviluppare e di cui siamo orgogliosi».
E’ quanto dichiarato martedì 12 ottobre scorso dall’assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi dopo essere intervenuta in mattinata a Pistoia, presso il centro GEA – Green Economy and Agriculture di via Ciliegiole, all’inaugurazione del «nuovo laboratorio ufficiale Fitosanitario della Regione Toscana».
Un laboratorio che è situato in una localizzazione ideale perché nel cuore del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e «baricentrica e vicina a tutte le vie di comunicazione» e che è perfettamente in linea con la nuova normativa UE: in possesso dei requisiti necessari per produrre referti ufficiali utili all’emissione di misure fitosanitarie; quelle misure che possono determinare, se ritenuto necessario, il blocco o la distruzione di piante e prodotti vegetali infetti. Questo investimento, che comprende attrezzature robotizzate per l’effettuazione di più analisi contemporaneamente, consente di operare con maggiore precisione ed affidabilità, evitando il rischio di produrre falsi negativi estremamente pericolosi per il rischio di diffusione di nuove malattie delle piante.
Accanto al nuovo Laboratorio fitosanitario ufficiale di Pistoia, operano altri 3 laboratori: il laboratorio di Firenze, per il trattamento di tutti i campioni vegetali provenienti da territori esterni al distretto vivaistico pistoiese; il laboratorio di Livorno Guasticce, per le analisi sui campioni vegetali prelevati presso il porto di Livorno e l’Aeroporto di Pisa; il Laboratorio di Orbetello, per i campioni vegetali provenienti dall’area delimitata per Xylella fastidiosa.
I numeri dei laboratori fitosanitari della Regione Toscana
Nel 2020 i laboratori del Servizio Fitosanitario Regionale hanno effettuato circa 39.000 analisi su campioni prelevati sul territorio toscano, nei vivai e sulle merci vegetali in arrivo al porto di Livorno e all’Aeroporto di Pisa.
Le dichiarazioni e spiegazioni degli intervenuti all’inaugurazione
Ad aprire le dichiarazioni alla stampa, dopo il taglio del nastro del nuovo laboratorio ad opera dell’assessora Saccardi, per volontà di quest’ultima è stata la consigliera regionale pistoiese Federica Fratoni, ex assessora all’ambiente della Toscana e adesso in Commissione Sanità in Consiglio regionale. Sul significato del nuovo laboratorio si è espressa così: «intanto si tratta di un laboratorio molto innovativo, ben attrezzato, grazie anche al lavoro che Gea, la società che è proprietaria di questo bellissimo sito ha messo in campo per ospitare al meglio il Servizio fitosanitario. Ma poi avere qui il Servizio fitosanitario regionale è un elemento di estremo valore per il comparto vivaistico, oltre che una realtà di grande utilità. Testimonianza di una collaborazione profonda affinché le produzioni vivaistiche di Pistoia siano nel segno della sostenibilità, della correttezza e possano presidiare adeguatamente le fette di mercato sulle quali ormai sono conosciute da tempo, ma che devono mantenere, vista anche la concorrenza internazionale alla quale sono sottoposte quotidianamente». Inoltre, riguardo al fatto che il laboratorio espleterà non solo diagnosi ma anche ricerca e sviluppo, Fratoni ha affermato che: «Gea si è caratterizzata fin dalla sua presentazione come un sito dedito alla ricerca, alla formazione e alla divulgazione. Quindi il Servizio fitosanitario regionale ospitato in questa realtà credo sia perfettamente assonante con quelle che sono le finalità di questa nuova società all’interno della Fondazione Cassa di Risparmio. Per cui penso che sia una collaborazione molto utile, un elemento di grande valore e anche molto proiettato sulle sfide che il futuro ci pone davanti».
«Si tratta di un lavoro importante – ha spiegato al Vivaista Roberto Scalacci, direttore della Direzione ‘Agricoltura e sviluppo rurale’ della Regione Toscana - che rafforza un’attività già in essere da parte del Servizio Fitosanitario Regionale, che già è un’eccellenza per la qualità del lavoro svolto, ma che sicuramente può migliorare ancora con un ambiente ancora più performante relativamente ad attività molto delicate e molto significative per l’economia di questa zona e della nostra Regione». E alla domanda se in questo laboratorio si effettueranno anche analisi per altri comparti ha precisato: «certo, con i limiti relativi alla sicurezza della circolazione del materiale vegetale infetto, che chiaramente deve essere gestito con accuratezza. Ma sarà possibile avere analisi anche per altre zone. Il salto di qualità che è stato fatto è che abbiamo un ambiente più ampio rispetto a quello in cui lavoravamo prima. E abbiamo potuto mettere ancora più in sicurezza tutte le attività che vengono svolte e anche potenziare con gli strumenti che abbiamo a disposizione le tipologie di analisi che sarà possibile fare per il rilevamento delle varie infezioni che dovessero presentarsi nel normale svolgimento dell’attività di campionamento che il Servizio fitosanitario garantisce per le attività vivaistiche regionali».
Mentre Lorenzo Drosera, dirigente responsabile del Servizio Fitosanitario Regionale (SFR), ci ha così risposto sul significato del nuovo laboratorio sul sistema complessivo del SFR: «significa lavorare meglio e anche lavorare a norme europee perché da aprile del 2022 noi dovremo essere agli standard massimi secondo le norme europee. Per cui noi dobbiamo essere così. Dobbiamo avere questa qualità di laboratorio per poter continuare ad essere riconosciuti laboratorio ufficiale del Servizio fitosanitario e garantire referti ufficiali. Questo è fondamentale: quello che esce di qui è un referto ufficiale e utilizzabile anche a fini legali». E quali sono in sintesi gli elementi che lo rendono a norma europea? «Sono due – ci ha spiegato -. Uno è la tracciabilità totale, dal campione al referto. Quindi si può risalire a tutto quello che è stato fatto prima del referto. Il secondo, molto importante, è l’accreditamento. Cioè un soggetto esterno che accredita che questo laboratorio confermando che lavora secondo gli standard massimi di sicurezza». E tale soggetto esterno, ci ha detto Drosera, sarà Accredia.
Con Domenico Rizzo, il responsabile dei laboratori fitosanitari regionali, si è entrati più nei dettagli. Innanzi tutto ha spiegato come si caratterizzano e distinguono gli altri 3 laboratori fitosanitari regionali: «il Laboratorio di Firenze, il Laboratorio di Livorno Guasticce, il Laboratorio di Orbetello in provincia di Grosseto». «Il laboratorio di Firenze – ha detto - è un laboratorio che ha la funzione di raccordo dei campioni prelevati durante le indagini territoriali nelle aree interne ed effettua indagini di diagnostica fitopatologica classica ma anche alcune attività di biologia molecolare. Il laboratorio di Livorno è peculiare per i campioni prelevati nei punti d’ingresso all’importazione e quindi ha delle specificità che sono legate agli organismi nocivi ricercati all’import e anche alle matrici: qui si parla molto di frutta, verdura e sementi. Cosa ben diversa ad esempio da Pistoia». Mentre su quest’ultimo, il laboratorio di Pistoia, ha affermato che: «è il laboratorio principale, dove vengono effettuate la maggior parte delle analisi».
Come può essere sintetizzata l’attività complessiva del laboratorio sull’intero territorio regionale? «La funzione – ha spiegato Rizzo - è quella di fare dei controlli sulle principali colture agrarie. Quindi vite e olivo nei confronti dei principali organismi nocivi che la Comunità Europea ci dice che dobbiamo controllare a livello territoriale. E quindi si vanno a cercare le aziende viticole, gli impianti olivicoli. Diciamo che si fanno delle indagini a livello del territorio. Poi un’altra faccenda riguarda i vivai viticoli, ad esempio, per la certificazione vivaistica, oppure la parte dei vivai di piante ornamentali. E per quanto riguarda le indagini territoriali, spesso si parte da organismi nocivi che sono regolamentati, che obbligano gli stati membri a effettuare delle indagini. Ad esempio, sui Prunus noi siamo obbligati a fare delle verifiche su alcuni organismi nocivi e le facciamo sia a livello “selvatico”, territoriale, ma anche a livello di impianti produttivi». In sintesi, a livello territoriale il compito è «il controllo analitico delle principali colture agrarie che hanno un interesse economico». Mentre «poi, per quanto riguarda invece i vivai e gli operatori professionali iscritti e così via, - ha continuato Rizzo - quello è un altro discorso perché c’è un altro [regolamento di base] che prevede un altro tipo di indagini. Quindi sono due settori sostanzialmente disgiunti».
E in che cosa consiste l’attività per il vivaismo? «Quest’anno l’80% dei campioni prelevati – ci ha illustrato Rizzo - deriva dal controllo vivai. Sia nell’ambito del controllo sia nell’ambito di norme specifiche, quale la normativa europea sulla Xylella, il regolamento 1201, che prevede il controllo alla movimentazione di alcune specie per la Xylella fastidiosa, che ha avuto un impatto notevole per quanto ci riguarda come numeri. E poi la Comunità Europea prevede una serie di controlli visivi, ispezioni e quant’altro su un considerevole numero di organismi nocivi e molto spesso questi organismi nocivi hanno bisogno anche di un controllo analitico. E questo controllo analitico lo facciamo noi attraverso questo laboratorio». E le fasi dell’attività di controllo quali sono? «Essendo il nostro un laboratorio di biologia molecolare – ci ha risposto Rizzo - le fasi sono essenzialmente di 3 tipologie: c’è una parte di preparazione e di omogeneizzazione del campione, una fase di estrazione di acidi nucleici e una fase di determinazione analitica dell’eventuale organismo nocivo».
Un altro aspetto messo in evidenza da Rizzo ai giornalisti presenti è stato il significato delle collaborazioni con realtà scientifiche esterne, a cominciare dalle università. «Il valore di queste collaborazioni – ha detto - non è di tipo prettamente operativo. Sono collaborazioni che sono volte alle conferme diagnostiche per esempio. Cioè nel senso che io faccio un’indagine molecolare, ho un sospetto positivo e voglio verificare se anche l’aspetto morfologico mi supporta la diagnosi. Quindi ho una doppia metodologia: sia il supporto biomolecolare ma anche il supporto morfologico. Ad esempio un fungo: nel caso del fungo cerco di fare gli isolamenti e li fa il Centro di ricerca afferente, che può essere l’università oppure il Cnr, e mi supporta la diagnosi preventiva che io ho effettuato. Questo non avviene sempre. Avviene nel caso di ritrovamenti di organismi nocivi particolari, nuovi oppure nel caso di organismi ritenuti in introduzione cioè per il rischio di poter avere organismi nocivi nuovi in Toscana. Oltre a questo c’è tutto un aspetto legato allo sviluppo, all’implementazione di metodiche diagnostiche, di collaborazione scientifica a livello di implementazione di metodi esistenti. Gli accordi di collaborazione non sono solo di confronto di tipo operativo, è anche un confronto di crescita scientifica».
E a proposito di ricerca e sviluppo, Rizzo ha aggiunto che «questa è una cosa che a noi interessa moltissimo per un motivo molto semplice. La normativa europea nel corso degli ultimi anni ha implementato molto le richieste di verifiche da parte degli Stati membri. Cioè ha detto: attenzione, voi dovete programmare per più anni una serie di organismi nocivi. E sono tanti, sono centinaia. E’ un elenco considerevole (ci sono un sacco di insetti, di funghi, di batteri e così via). Quindi gli stabilimenti devono essere pronti a fare la diagnosi anche di questi organismi nocivi qui. E nel campo fitosanitario non vi è tutta questa disponibilità di metodologie diagnostiche. Le dobbiamo costruire, validare e implementare. Questa attività noi l’abbiamo iniziata da ormai 4 anni, credo, e da allora stiamo portando avanti tutta una serie di implementazioni, validazioni e sviluppi di metodologie. Ecco perché si parla di sviluppo e ricerca. E lo facciamo perché c’è la possibilità di interagire con interlocutori di natura scientifica grazie ad accordi di collaborazione».
In chiusura dell’inaugurazione, l’assessora regionale Stefania Saccardi si è rivolta al personale del Laboratorio fitosanitario di Pistoia con queste parole: «qui c’è uno dei distretti più importanti d’Europa, vorrei dire del mondo, che rappresenta una parte di Pil non solo di questa città, oltre che naturalmente l’eccellenza che ci consente di ascrivere alla Regione Toscana. E’ particolarmente importante quindi che il servizio che voi svolgete sia qui in stretto contatto con questo distretto e che garantisca l’Europa e il mondo sulla qualità di ciò che noi produciamo ed esportiamo. Questo è fondamentale e quindi noi tutti siamo consapevoli del lavoro prezioso che il Servizio fitosanitario svolge. E’ uno dei servizi meno conosciuti, ma per gli addetti ai lavori è il primo servizio in assoluto della Direzione di cui ho la responsabilità in questo momento». «La qualità e il livello tecnologico delle nostre attrezzature e la competenza dei nostri operatori – ha concluso Saccardi - è sicuramente di un livello assoluto, quindi siamo molto orgogliosi di avere questo servizio. Esso può garantire che la Toscana sia una zona controllata, verificata. Un grazie a Gea che ci ospita e che ha dato una collaborazione decisiva per questa realizzazione che ha un rapporto qualità / prezzo molto positivo. Il posto tra l’altro è dal punto di vista logistico perfetto».
All’evento era presente anche Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia) che alla nostra domanda sul significato del nuovo laboratorio per il distretto ha risposto così: «è sicuramente strategico per lo sviluppo del nostro settore. Avere il servizio fitosanitario rinnovato nelle strutture e nelle persone, averlo a nostro fianco, ci aiuta sia dal punto di vista della produzione che per garantire a livello commerciale la qualità dei nostri prodotti. Le nostre produzioni sempre più hanno una vocazione globale e quindi avere questa garanzia che ci accompagna quando si va a vendere le nostre piante sicuramente dà loro un valore aggiunto e il brand di qualità della Toscana con questo accompagnamento del lavoro del Servizio fitosanitario si eleva a livelli altissimi». Averlo proprio qui è anche un segno di massima trasparenza? «Ormai si dà per scontato. Siamo noi i primi ad aver bisogno della collaborazione del Servizio fitosanitario. Non è mai percepito come un soggetto ispettivo ma come una struttura che ci aiuta nella soluzione dei problemi. E poi con la globalizzazione le presenze di insetti sconosciuti anche da quarantena sono aumentate negli ultimi anni e quindi diventa proprio vitale la presenza di questo servizio all’interno delle nostre aziende».
Lorenzo Sandiford