Il decalogo di Cia Toscana per un cambio di passo in agricoltura: a che punto siamo

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Il presidente di Cia Toscana Brunelli chiede rapidità nell’approvare il regolamento della legge urbanistica regionale, un «indirizzo unitario delle camere di commercio» per la promozione e quelle semplificazioni non garantite da Agea, «incapace di stare al passo coi tempi». Per Scanavino, presidente nazionale della Cia, ci vuole un riequilibrio dei prezzi nella filiera per non far ricadere la deflazione tutta sugli agricoltori, poi bandi adatti alle piccole aziende agricole e un progetto di sistema per l’agroalimentare italiano che valorizzi la biodiversità. Sulla questione ungulati, propone la sostituzione di “tutela” con “gestione” nell’art. 1 della legge 157 che regola la caccia. L’assessore Remaschi annuncia la revisione delle aree vocate del piano faunistico della legge di contenimento degli ungulati e una cabina di regia per il monitoraggio; spera che il regolamento della legge urbanistica sull’agricoltura venga approvato a giugno.   

Attivazione di tutte le misure e rispetto del crono-programma del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2016. Sblocco dei pagamenti degli aiuti diretti 2015 e dei residui del Psr 2007-2013. Rilancio degli interventi di promozione e valorizzazione dei prodotti, dei territori e del sistema delle imprese agricole della Toscana: in cui sono attive 48 mila aziende agricole (per 700 mila ettari) con fascicolo ad Artea, di cui 38 mila (per 570 mila ettari) richiedono gli aiuti comunitari del primo pilastro (premio Pac) per un ammontare di circa 160 milioni di euro annui. 
Sono tre delle «prime cose da fare» contenute nel decalogo di Cia Toscana «per sostenere la competitività dell’agricoltura e delle aree rurali» favorendone il cambio di passo che è stato illustrato ieri a Firenze durante l’assemblea regionale della Confederazione agricoltori. Assemblea in cui hanno preso la parola, oltre al presidente di Cia Toscana Luca Brunelli, la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, che ha letto un messaggio del presidente Rossi, l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi e il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino (vedi video del suo intervento). Gli altri punti del decalogo sono: 4) attivazione tempestiva degli strumenti finanziari innovativi a supporto degli investimenti delle imprese; 5) piena attuazione della legge obiettivo sugli ungulati; 6) completa attuazione del protocollo d’intesa sulla prevenzione/riduzione della predazione (contenimento dei lupi e prelievo degli ibridi, totale risarcimento danni ecc.); 7) rapida conclusione dell’iter di approvazione delle modifiche alla Legge urbanistica regionale e del regolamento, con adeguamento degli strumenti comunali e sovracomunali di governo del territorio; 8) riordino del sistema di formazione professionale premiando il rapporto con il mondo produttivo e percorsi integrati di innovazione; 9) riassetto delle istituzioni e funzioni pubbliche, puntando sulla partecipazione, le reti e la sussidiarietà nella manutenzione del territorio e in campo socio-sanitario; 10) rivalutazione attenta dell’assetto delle competenze in materia di forestazione.
Nella sua relazione introduttiva Luca Brunelli ha illustrato i 10 punti del decalogo delle prime cose da fare concludendo con un altro decalogo, quello delle parole chiave di Cia Toscana, che lui considera «non parole vuote o slogan buonisti» ma valori guida sostanziali: «coesione, legalità, inclusione, apertura, innovazione, ricambio generazionale, qualità, sostenibilità, territorio, cultura». Monica Barni, riferendo il messaggio di Enrico Rossi, ha prima ricordato l’importanza dell’agricoltura toscana sia per l’economia che per la manutenzione idrogeologica e la cura del paesaggio, patrimonio essenziale della nostra identità regionale. Rossi ha sottolineato che il Psr 2014-20 mette in campo 960 milioni di euro per obiettivi ambiziosi e opportunità che potranno dare grandi soddisfazioni agli agricoltori. Barni ha infine aggiunto l’importanza della collaborazione dell’agricoltura con altri settori, fra cui ad esempio cultura e turismo, e più in generale della capacità di «fare sistema».
L’assessore Marco Remaschi ha prima detto, condividendo le parole di Brunelli sul punto 9 del decalogo, di credere fermamente nel «confronto con le organizzazioni di categoria, perché sono un punto di riferimento, il termometro della situazione» ed essenziali per sapere come vengono usate le risorse. Poi ha tra l’altro richiamato, punto 5, il suo impegno in prima persona sin dal 1 luglio del 2015 sulla legge obiettivo per il contenimento degli ungulati (36 mesi di durata), che è stata approvata nel febbraio del 2016 e viene imitata da altre regioni con problemi di sovrappopolazione di ungulati assai minori che in Toscana (4 volte sopra la media). Essa rischiava di confliggere con le leggi nazionali e di essere impugnata, ma siamo riusciti a evitarlo, ha detto Remaschi, che ha poi spiegato che la prossima settimana saranno presentate «le modifiche delle aree vocate (la legge obiettivo sugli ungulati prevede infatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore, l’approvazione, da parte dell’esecutivo regionale, di uno stralcio al piano faunistico venatorio per la revisione degli attuali confini delle aree non vocate per ciascuna specie, ndr) dando il tempo alle associazioni di fare le osservazioni al piano. Abbiamo già finito? No, e non sono solo gli animalisti a creare problemi, ma dobbiamo avere la collaborazione anche dei cacciatori nel segno del buonsenso. Noi dal 2015 abbiamo accertato danni per 3 milioni di euro e non sono tutti, perché tanti non li denunciano nemmeno. Per non parlare dei tanti incidenti stradali, alcuni anche mortali. Ci vuole senso di responsabilità da parte di tutti. E non sarà facile in 3 anni rientrare in certi parametri». In ogni caso Remaschi ha annunciato che creerà «una cabina di regia con Regione, Ambiti territoriali di caccia (Atc) e associazioni per monitorare» l’attuazione del piano e dei prelievi, «anche perché da ogni territorio arrivano risposte diverse». Riguardo invece al punto 6, Remaschi ha detto che «il lupo va protetto, ma i 2/3 degli attacchi ai greggi sono da parte di ibridi fra cani e lupi, tra l’altro assai più prolifici, e questi ultimi si possono catturare. Io sono a favore di deroghe per fare gli abbattimenti, perché la zootecnia ha bisogno di essere protetta ed estesa, ma la presenza di questi lupi e ibridi, soprattutto per gli ovini, è un freno agli investimenti». Infine, sul punto 7, la legge urbanistica regionale n. 65 del 2014, Remaschi ha ricordato che, grazie alle pressioni di Cia e in generale degli agricoltori, è stata modificata nel 2015. «Noi come Giunta abbiamo fatto delle modifiche ai 13 regolamenti della legge, fra cui il primo regolamento riguardante l’agricoltura. Io spero che il Consiglio regionale accetti le modifiche e che il percorso di quel regolamento si concluda a giugno».
Ecco che cosa ha detto su quest’ultimo e altri punti del decalogo il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli, sentito al termine dell’assemblea. «L’agricoltura ha bisogno di sviluppo e di essere un volano per l’economia della regione – ha affermato Brunelli -. Una prima necessità è raggiungere nel più breve tempo possibile le nuove indicazioni e regole della legge urbanistica e paesaggistica perché queste determinano la velocità dello sviluppo che le aziende possono avere, la capacità di intervenire nel proprio territorio raggiungendo gli obiettivi necessari. Abbiamo contribuito in maniera attiva alle modifiche di tale legge e abbiamo bisogno oggi che queste regole siano trasferite sui territori. Quindi siano trasferite nei Comuni e diventino pianificazione urbanistica». Sul regolamento attuativo a cui fatto cenno Remaschi, Brunelli dice che «è perfettibile. Però l’indirizzo è corretto, in funzione dello sviluppo. E’ chiaro che poi il passaggio dal regolamento alla sua attuazione sui livelli comunali dipende anche tanto dall’interpretazione. C’è quindi bisogno di un monitoraggio continuo e che questa visione sia di sviluppo e di crescita, nell’ottica della salvaguardia del territorio ma non dell’immobilismo, perché questo crea l’abbandono». Riguardo alla promozione del «valore aggiunto e l’immagine dei nostri prodotti», punto 3, per Brunelli «è chiaro che occorre un messaggio e un progetto unitario dove nessuno pecchi di protagonismo. E mi riferisco in particolare alle camere di commercio: c’è bisogno che si parlino fra loro e che ragionino su un indirizzo unitario. Io credo che Rossi avesse visto bene all’inizio della legislatura scorsa: un progetto unitario sulla promozione può esistere e anzi è l’unico che può garantire tutti». Infine Brunelli ha criticato l’operato di Agea e artea: «gli errori fatti dal Ministero nell’ultimo anno sono stati enormi. Agea è incapace di dare risposta e di stare al passo con i tempi utili per rendere competitive le nostre aziende. Non ha saputo interpretare la nuova Pac, temiamo che non saprà interpretare anche le nuove forme di semplificazione, come quella dei registri informatici sia dell’olio che del vino, creando momenti di stallo e perdite di tempo che in questa regione non ci possiamo permettere. Tutto questo complica la vita anche al nostro ente pagatore (Artea, ndr) e anch’esso ha bisogno di un miglioramento della funzionalità e della prospettiva. E’ chiaro che se la testa non ragiona, è poi difficile che le gambe vengano dietro».
Il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, anch'egli sentito dopo l'assemblea, ha sottolineato che «ieri l’Istat ha certificato che i prezzi al consumo degli alimentari nel mese di marzo sono diminuiti dell’0,6%, mentre l’agricoltura all’origine ha fatto -10,6%». Questo significa che «l’agricoltura ha delle difficoltà maggiori di altri settori: quando la crisi colpisce per 1 il consumo per i prodotti all’origine vuol dire 10. Questa è la media. Per cui è necessario che i cittadini comprendano che ci vuole più equilibrio all’interno della filiera. Noi non possiamo pagare una crisi dei consumi da soli, sostenere dei prezzi che sono sempre più bassi, senza che altri in altri segmenti della filiera debbano contribuire, come noi, ad ammortizzare questo fenomeno (deflattivo, ndr). Bisogna comprendere che noi incassiamo 33 centesimi al litro del latte alla stalla e il cittadino lo paga 1 euro e 50, che noi abbiamo incassato 7 centesimi delle arance e i cittadini le pagano 1 euro». Per Scanavino inoltre «le misure dello sviluppo rurale devono tener conto che le piccole imprese all’interno del sistema della filiera produttiva sono l’anello più debole, quindi nel momento in cui si finanzia un oleificio industriale, bisogna mettere dei vincoli affinché quell’oleificio industriale finanziato con soldi pubblici tenga conto della polverizzazione delle imprese che producono olive e quindi si riconosca la necessità che esse si raggruppino per il conferimento. Perché se finanziamo l’oleificio ma non lo leghiamo ai vantaggi che quell’oleificio può dare a quell’olivicoltura così polverizzata, noi abbiamo finanziato un’impresa che andrà a comprare l’olio da un’altra parte». «Abbiamo un’agricoltura particolare – ha aggiunto Scanavino -, con grande biodiversità, e che va valorizzata con un progetto di promozione del sistema agroalimentare italiano». Infine, sulla questione ungulati, ha detto che vorrebbe che fosse cambiato l’articolo 1 della legge 157 del 1992 che regola la caccia: «c’è scritto “tutela” la selvaggina, ma noi vorremmo che fosse sostituita con l’espressione “gestione”». E che non crede che a tal fine «basti la caccia, perché i cacciatori, che sono una categoria sportiva e non una professione e nemmeno un organo dello stato, che fanno molto, ma non possiamo affidare a una categoria sportiva la soluzione di un problema che fa morti, oltre a danni economici». «Bisogna far scendere in campo gli organi dello stato per intervenire con catture, con abbattimenti selettivi e però, invece, si affronta con strumenti legislativi che confliggono tra di loro e sterilizzano la buona volontà anche di chi come l’assessore regionale toscano all’agricoltura vuol far molto».
 
Lorenzo Sandiford