I vivaisti criticano il Reg. Ue 2031 di tutela delle piante: costi insostenibili!

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Grida di allarme dei presidenti dell’Associazione vivaisti italiani Vannino Vannucci e di Assofloro Lombardia Nada Forbici. Più cauto il segretario di Anve Sciutti, che intravede nel regolamento rischi e opportunità. Replica il direttore del Servizio fitosanitario Faraglia: la discussione su come renderlo operativo è aperta e l’obiettivo è consentire alle aziende di applicarlo nel rispetto del loro sistema produttivo.
 

I punti più criticati dalle associazioni vivaistiche italiane del Regolamento Ue 2016/2031, contenente le misure per la protezione delle piante da organismi nocivi, sono l’articolo 69 sulla tracciabilità e l’articolo 70 sugli spostamenti di piante, prodotti vegetali e altri oggetti all'interno e tra i siti degli operatori professionali, a cominciare dai produttori di piante. Il primo, come precisato ieri durante la giornata di studio dell’Accademia dei Georgofili sul nuovo regime fitosanitario europeo (vedi nostro articolo) da Emilio Resta, agronomo collaboratore dell’Associazione vivaisti italiani, impone agli operatori professionali a cui sono state fornite piante di registrare i dati che consentono loro di identificare per ogni unità di vendita di pianta (ma anche prodotto vegetale o altro oggetto) gli operatori professionali che l'hanno fornita; e agli operatori che forniscono piante ad altri di registrare i dati che consentono loro di identificare, per ogni unità di vendita, gli operatori professionali ai quali è stata fornita. L’articolo 70 invece obbliga i soggetti della filiera delle piante ad istituire sistemi o procedure di tracciabilità tali da consentire l'identificazione degli spostamenti di tali piante all'interno e tra i loro siti. Ma, a prescindere dall’analisi dei singoli articoli, è tutto l’impianto normativo che non convince le associazioni florovivaistiche, in particolare quelle che più hanno alzato la voce ieri (in rappresentanza anche di altri soggetti associativi del settore florovivaistico): Associazione vivaisti italiani e Assofloro Lombardia.
«Quello che ci preoccupa maggiormente – ha spiegato al termine dell’incontro Emilio Resta - è la stesura degli allegati, che porteranno le note operative del regolamento. E in questo caso vorremmo essere presenti come operatori e portatori di interesse perché le cose non ci piovano addosso come è accaduto un pochino con il regolamento in generale. Quindi ci sono delle preoccupazioni legate alla strategia di controllo delle merci che se diventa molto formale è un problema per le aziende. Siccome non è molto chiara la normativa in certi punti, abbiamo puntato su quegli articoli che secondo noi avrebbero necessità di essere un po’ riguardati. Ora il dott. Faraglia è stato abbastanza tranquillizzante nell’ultimo intervento dicendo che sono procedure e sistemi che le aziende possono adottare in modo personalizzato. Ma comunque questo poi, poiché è legato ai controlli, deve essere condiviso bene con l’altra parte affinché non ci siano conflittualità fra chi controlla e chi deve invece operare». 
Più esplicito il presidente dell’Associazione vivaisti italiani Vannino Vannucci: «mi sembra di aver capito – ha detto - che ci siano margini per poter parlare insieme al nostro Servizio fitosanitario nazionale e trovare un’attuazione che sia praticabile dalle aziende, perché così come ci è stata presentata stamani sicuramente ingesserebbe». «In particolare – rincara Vannucci - per la puntualizzazione sulle movimentazioni da un sito all’altro dei vivai. Quante volte noi spostiamo le piante nella serra d’inverno, poi fuori e poi magari in un altro vivaio perché le rinvasiamo? Una pianta, specialmente se in vaso, la spostiamo anche 4 o 5 volte all’anno. Quindi diventerebbe una contabilità che attualmente non siamo in grado di svolgere, perciò un appesantimento burocratico ed economico che sicuramente creerebbe grossi problemi a tutte le aziende. Mi sembra di aver capito che c’è la possibilità di mediare la cosa. Noi con la nostra associazione, insieme alle altre associazioni, ci siamo già trovati per mettere su una commissione che possa trovare delle soluzioni attuabili e che possano essere discusse a livello nazionale».
«Ci sarà un aggravio di lavoro burocratico e anche di costi che calerà sulle aziende – ha commentato preoccupata Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia - Perché questa contabilizzazione di tutta questa tracciabilità qui sarà veramente molto molto pesante per le imprese. Ne abbiamo già tanti di aggravi burocratici e la redditività delle nostre imprese non ci permette di trovare altri denari per rispondere alle richieste di questo nuovo regime fitosanitario». Non vi rassicura quanto detto dal direttore del Servizio fitosanitario Faraglia sulla norma della tracciabilità, cioè che non impone un come e dovrebbe alla fine lasciare libertà nelle modalità applicative alle aziende? «Questo mi fa ben sperare che effettivamente ci sia una disponibilità in particolare del Dott. Faraglia e del Ministero in maniera più ampia a collaborare con noi nell’ottica di quelle che sono effettivamente le esigenze delle aziende per poter rispondere al meglio al nuovo regime fitosanitario europeo». Resta il fatto che anche per lei, come per Vannucci, «la tracciabilità della movimentazione all’interno delle aziende è una cosa devastante, anche perché stiamo parlando di qualcosa di estremamente naturale, cioè tracciare una pianta dal campo al cortile dell’azienda, perché dalla zolla viene rizollata e posta nel vaso…».
Leggermente più cauta la risposta di Edoardo Sciutti, segretario di Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), che ha dichiarato: «questo è un regolamento che uniforma un po’ tutti i vincoli che devono essere rispettati nell’Unione europea, quindi è un’opportunità di uniformità delle produzioni e del commercio di piante. Bisogna fare attenzione e seguiremo anche noi lo sviluppo dei regolamenti attuativi affinché questo non comporti un eccessivo carico amministrativo e burocratico per le aziende, perché potrebbe diventare da un’opportunità un limite in quanto le aziende non sono strutturate anche in termini di legge per adottare determinate registrazioni o altre misure. La preoccupazione è che da una situazione, già in vigore da anni, già rodata, che ha prodotto comunque dei risultati, si possa arrivare a un punto in cui ci sia una fase ingestibile dell’amministrazione dei vincoli richiesti». «Nel caso della tracciabilità – ha aggiunto Sciutti - il regolamento che è entrato in vigore dal primo gennaio del 2017 determina delle cose. Non ci sono i regolamenti attuativi ancora, ma sembra lasciare delle libertà di manovra: che si rispettino le indicazioni previste dagli articoli 69 e 70, ma che si trovi una via giusta per adattare la parte amministrativa alle realtà aziendali. Ci sono ancora dei canali aperti». E' possibile incidere sulle misure di attuazione? «Penso di sì – ha risposto - perché il regolamento è andato in vigore da quest’anno, ma ci sono tre anni di tempo per le misure attuative. Quello che faremo è lavorare intanto a livello nazionale e poi coinvolgere a livello internazionale Ena e le associazioni di categoria, con un lavoro di squadra che coinvolga tutta l’agricoltura».
Ecco infine la replica alle sollecitazioni dei vivaisti del direttore del Servizio fitosanitario nazionale del Ministero delle politiche agricole, Bruno Caio Faraglia: «sicuramente le sfide richieste agli operatori sono tante e le responsabilità che il regolamento mette in capo a loro sono parecchie. Esistono dei meccanismi all’interno del regolamento che sono di premialità: avere dei piani organizzati all’interno dell’azienda significa avere meno controlli, bisognerà capire che peso avranno i controlli con il nuovo regolamento controlli. Allora si tratterà di sfruttare la sufficiente elasticità che i regolamenti ci lasciano per dare modo alle singole aziende di organizzarsi al meglio secondo il loro sistema produttivo. Nel rispetto degli obiettivi collettivi che devono essere garantiti». «Il regolamento Ue 2031 – ha continuato Faraglia - ha fissato l’architettura generale e le procedure generali. Tutti i dati tecnici e tutte le specifiche: l’elenco degli organismi nocivi, come sarà il passaporto delle piante, come saranno effettuate le valutazioni di ogni singolo organismo nocivo è tutta materia che è stata demandata a decreti di applicazione o a deleghe dirette alla Commissione che sono in corso di sviluppo e che si svilupperanno per tutto il 2018. Quindi la discussione è ampiamente aperta poi su come rendere operativo e applicato il regolamento che oggi vediamo solo nella sua struttura generale». Il Mipaaf agirà in questa fase? «Il Mipaaf è presente in tutti i tavoli e in tutti i gruppi di lavoro della Commissione e manterrà stretto il legame con tutto il mondo produttivo».
 
Lorenzo Sandiford