Green deal, CE 2: ripristinare la natura in Europa entro il 2050
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La Commissione Europea ha adottato il 22 giugno una proposta legislativa per ripristinare gli habitat danneggiati e (ri)portare natura in tutti gli ambienti, anche urbani, per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Budget 100 miliardi di euro. Previsti vincoli per gli Stati UE e misure quali rinaturalizzazione, reimpianto di alberi, rinverdimento delle città, eliminazione dell'inquinamento. Tra gli obiettivi, 0 perdite di spazi verdi urbani entro il 2030 e poi aumento del 5% entro il 2050, copertura arborea minima del 10% in ogni città e guadagno di verde integrato in edifici e infrastrutture; stop al declino degli impollinatori entro il 2030.
Una proposta legislativa «pionieristica» per «ripristinare gli ecosistemi danneggiati e riportare la natura in tutta Europa, dai terreni agricoli e i mari alla foreste e agli ambienti urbani» entro il 2050. Ciò al fine di «evitare il collasso degli ecosistemi e prevenire i peggiori impatti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità».
È stata sintetizzata così nel comunicato stampa ufficiale della Commissione Europea (CE) una delle due proposte adottate mercoledì 22 giugno scorso per attuare le strategie cardine del Green deal europeo. (Dell’altra proposta legislativa, riguardante la riduzione dei fitofarmaci, abbiamo già scritto qua).
Questa proposta di ripristino della natura in Europa è particolarmente urgente, fa sapere la CE, dal momento che nel territorio europeo «oltre l'80% degli habitat [sono] in cattive condizioni» e «tra il 1997 e il 2011 la perdita di biodiversità ha rappresentato una perdita annua stimata tra 3.500 e 18.500 miliardi di €». E la valutazione d'impatto della normativa sul ripristino della natura ha dimostrato che i benefici del ripristino superano di gran lunga i costi: «si stima che i benefici economici del ripristino di torbiere, paludi, foreste, brughiere e sottobosco, prati, fiumi, laghi, habitat marini e alluvionali e zone umide costiere siano otto volte superiori ai costi».
Si tratta del primo atto legislativo della Commissione Europea, specifica il comunicato della CE, che «mira esplicitamente a ripristinare la natura in Europa, a riparare l'80% degli habitat europei che versano in cattive condizioni e a riportare la natura in tutti gli ecosistemi, dalle foreste e dai terreni agricoli agli ecosistemi marini, di acqua dolce e urbani. In base alla presente proposta sul ripristino della natura, saranno assegnati a tutti gli Stati membri obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi, a integrazione delle normative esistenti. L'obiettivo è far sì che le misure di ripristino coprano almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell'UE entro il 2030 e si estendano infine a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050».
«La normativa – si legge nel comunicato - porterà ad un livello superiore le esperienze maturate in materia di misure di ripristino della natura, quali la rinaturalizzazione, il reimpianto di alberi, il rinverdimento delle città o l'eliminazione dell'inquinamento per consentire il recupero della natura». E «il ripristino della natura – viene spiegato - non equivale alla protezione della natura e non comporta automaticamente un aumento delle aree protette. Il ripristino della natura è necessario anche nelle zone protette a causa delle loro condizioni sempre più precarie, ma non tutte le aree ripristinate devono diventare zone protette. La maggior parte di esse non lo diventerà, in quanto il ripristino non preclude l'attività economica. Il ripristino consiste nel vivere e produrre insieme alla natura, riportando una maggiore biodiversità ovunque, anche nelle zone in cui si svolge un'attività economica, come ad esempio le foreste gestite, i terreni agricoli e le città».
Il ripristino deve essere realizzato attraverso un processo inclusivo e «avrà un impatto particolarmente positivo su coloro che dipendono direttamente da una natura sana per il proprio sostentamento, compresi gli agricoltori, i silvicoltori e i pescatori». «Gli investimenti per il ripristino della natura – specifica il testo della CE - apportano un valore economico compreso tra 8 e 38 € per ogni 1 € speso, grazie ai servizi ecosistemici che favoriscono la sicurezza alimentare, la resilienza degli ecosistemi e l'attenuazione dei cambiamenti climatici, nonché la salute umana. Aumenta inoltre la presenza della natura nei nostri paesaggi e nella nostra vita quotidiana, con benefici dimostrabili per la salute e il benessere nonché un valore culturale e ricreativo».
Verranno fissati obiettivi e obblighi di ripristino in un'ampia gamma di ecosistemi terrestri e marini. La massima priorità va agli «ecosistemi con il maggiore potenziale di rimozione e stoccaggio del carbonio e di prevenzione o riduzione dell'impatto delle catastrofi naturali (come le inondazioni) rivestono la massima priorità». E «la nuova normativa – precisa il comunicato - si basa sulla legislazione esistente, ma riguarda tutti gli ecosistemi senza limitarsi alle zone protette della direttiva Habitat e di Natura 2000, con l'obiettivo di avviare il percorso di recupero di tutti gli ecosistemi naturali e semi naturali entro il 2030. Beneficerà di ingenti finanziamenti dell'UE: nell'ambito del quadro finanziario pluriennale circa 100 miliardi di € sono destinati alla biodiversità e al ripristino».
Gli obiettivi proposti includono:
- l'inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e, successivamente, l'aumento di queste popolazioni;
- nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5% entro il 2050, una copertura arborea minima del 10% in ogni città, piccola città e periferia europea e un guadagno netto di spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture;
- negli ecosistemi agricoli, l'aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per le farfalle comuni, per l'avifauna nelle aree agricole, per il carbonio organico nei suoli minerali coltivati e per gli elementi caratteristici del paesaggio ad alta diversità sui terreni agricoli;
- il ripristino e la riumidificazione delle torbiere drenate a uso agricolo e nei siti di estrazione della torba;
- negli ecosistemi forestali, l'aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per quanto riguarda la connettività delle foreste, il legno morto, la percentuale di foreste disetanee, l'avifauna forestale e le riserve di carbonio organico;
- il ripristino degli habitat marini quali le colture marine o i fondali di sedimenti e il ripristino degli habitat di specie marine emblematiche quali delfini e focene, squali e uccelli marini;
- l'eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25.000 km di fiumi siano trasformati in fiumi a flusso libero entro il 2030.
Per contribuire al conseguimento degli obiettivi, mantenendo nel contempo una certa flessibilità in funzione delle circostanze nazionali, la normativa imporrebbe agli Stati membri di elaborare piani nazionali di ripristino, in stretta collaborazione con i ricercatori, i portatori di interessi e i cittadini. Esistono norme specifiche in materia di governance (monitoraggio, valutazione, pianificazione, rendicontazione e applicazione), che migliorerebbero anche l'elaborazione delle politiche a livello nazionale ed europeo, garantendo che le autorità considerino congiuntamente le questioni connesse della biodiversità, del clima e dei mezzi di sussistenza.
La proposta concretizza un elemento chiave del Green Deal europeo: l'impegno dell'Europa, assunto nell'ambito della strategia sulla biodiversità per il 2030, di dare l'esempio per invertire la perdita di biodiversità e ripristinare la natura. Si tratta del contributo fondamentale dell'UE ai negoziati in corso su un quadro globale per la biodiversità post-2020 che sarà adottato nell'ambito della Convenzione sulla diversità biologica COP15 di Montreal (dal 7 al 15 dicembre di quest'anno).
Come dichiarato da Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, alla conferenza stampa del 22 giugno scorso, «i cittadini europei sono stati chiari: esigono che l'UE agisca a favore della tutela della natura e la riportino nella loro vita. Gli scienziati sono stati chiari: non c'è tempo da perdere. Altrettanto chiara è la motivazione economica: ogni euro speso per il ripristino frutterà un utile di almeno otto euro. Questa proposta storica riguarda il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, in modo da poter vivere e prosperare insieme alla natura. Si tratta di una normativa per tutti i cittadini europei e per le generazioni future, per un pianeta sano e per un'economia sana. È un atto normativo senza precedenti a livello mondiale e ci auguriamo che possa ispirare un forte impegno internazionale per la protezione della biodiversità nella prossima COP15».
La proposta sarà esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria. Dopo l’adozione, l'impatto sul terreno sarà graduale: le misure di ripristino della natura dovranno essere attuate entro il 2030.
L.S.