Botanica: uno show per divulgare l’«intelligenza» delle piante e salvare il pianeta
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Cronaca non musicale del concerto del 22 luglio a Firenze, con immagini e inserti divulgativi del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, “Botanica: l’universo vegetale fra scienza e musica”. Mancuso: «dare fuoco alle foreste è un crimine contro l’umanità» e mostrare la complessità e i «diritti» delle piante significa agire per la nostra sopravvivenza.
La scoperta nel 2016 di oltre 2 mila nuove specie di piante nel mondo fra cui un albero mai identificato prima in Gabon; il primo utilizzo emergenziale, dopo l’estate del 2015, del Deposito globale di sementi delle Svalbard (Global Seed Vault) da parte della Siria che ha ritirato una parte dei suoi semi (38 mila in 130 scatole) per far ripartire le coltivazioni distrutte dalla guerra; la denuncia che coloro che appiccano il fuoco alle foreste commettono veri crimini contro l’umanità.
C’è spazio per qualche notizia e richiamo all’attualità della cronaca nello spettacolo “Botanica: l’universo vegetale fra scienza e musica” che si è tenuto sabato 22 luglio sera a Firenze in piazza Ss. Annunziata nel contesto del MusArt festival. Uno show con elementi multimediali e di divulgazione scientifica che ha avuto per protagonisti il gruppo Deproducers (Vittorio Cosma, Riccardo Sinigallia, Gianni Maroccolo e Max Casacci) più il batterista Simone Filippi, il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso nei panni di se stesso come studioso della natura e strenuo difensore dell’ambiente, le proiezioni di immagini sincronizzate di Marino Capitanio e l’azienda di prodotti d’origine vegetale per la salute Aboca.
Botanica, un emozionante viaggio attraverso le proprietà e i comportamenti delle piante letti attraverso le lenti della rappresentazione musicale e dei concetti e le metafore della neurobiologia vegetale, quella disciplina scientifica in ascesa, ma ancora oggetto di qualche controversia nella comunità scientifica sul suo esatto statuto epistemologico, che «studia le piante come esseri cognitivi», per usare le parole di Mancuso, che ne è uno dei massimi esponenti con il suo laboratorio internazionale con base nel polo scientifico di Sesto Fiorentino dell’Università di Firenze: il LINV – International Laboratory of Plant Neurobiology. Un percorso artistico e scientifico contraddistinto da un chiaro e forte messaggio ambientalista: la centralità delle piante nel mondo naturale e della loro salvaguardia per la nostra sopravvivenza nel pianeta terra.
Dopo l’augurio del direttore generale di Aboca Massimo Mercati che attraverso lo spettacolo «si riesca a comprendere meglio come l’uomo in realtà non sia il dominatore del pianeta ma una parte integrante di un sistema molto complesso» e che dalla culla del Rinascimento «possa nascere un nuovo rinascimento dove l’uomo sia sì al centro ma nel rispetto del pianeta e nella prospettiva di uno sviluppo realmente sostenibile», si è aperto il concerto con le voci prima di Mancuso e poi di Sinigallia sopra un sottofondo musicale a elencare alcuni dei numeri e delle proprietà che riassumono il primato del vegetale nella natura.
Nel suo primo intervento senza musica Mancuso ha ribadito tale primato e ricordato altri record delle piante: dal fatto che tra il 97 e il 99 per cento, a seconda delle stime, della biomassa del mondo è vegetale (la percentuale restante è per due terzi costituita da insetti e i 7 miliardi di uomini rappresentano circa lo 0,01%) alla longevità delle piante, con il Pinus Longaeva Matusalemme che vive in California e ha oltre 4800 anni (ed è considerato l’albero e l’organismo vivente non clonale più vecchio del mondo, ndr), l’abete rosso scoperto in Svezia qualche anno fa con radici di più di 9500 anni (ma il tronco ne ha 600 perché si tratta di un albero-clone) e infine «la foresta di Populus tremuloides (pioppo tremulo) che è un unico organismo vivente, un organismo clonale che si riproduce sempre lo stesso e ha un’età che oggi è stata stimata essere di 80 mila anni […] 80 mila anni fa l’uomo di Neanderthal era ancora su questo pianeta […] tempi più prossimi alla geologia che alla biologia». Mancuso ha anche messo in evidenza il ruolo delle piante come base della vita: per la fotosintesi, ovviamente, attraverso cui si produce l’ossigeno che respiriamo, ma anche perché «tutto ciò che mangiamo è prodotto dalle piante» e perché «9 principi medicinali su 10 sono prodotti dalle piante».
Il secondo intervento di Mancuso è stato dedicato a una delle differenze fondamentali fra esseri animati e piante, l’impossibilità di spostarsi delle seconde, e a tutto ciò che è collegato a tale condizione. In primis, la capacità di sopravvivere ai predatori che vogliono mangiarle senza poter scappare, in quanto dotate di corpo privo di organi, i quali sono un punto debole da questo punto di vista, perché basta danneggiarli per mettere in crisi l’intero animale. Mentre alle piante «puoi asportare il 90% e continuano a sopravvivere» perché distribuiscono sull’intero corpo le funzioni che gli animali concentrano negli organi. «In altre parole – ha sintetizzato Mancuso - le piante vedono con l’intero corpo, respirano con l’intero corpo, digeriscono, sentono, ragionano, comunicano, memorizzano, imparano utilizzando tutto il corpo». Poi Mancuso ha concluso estendendo il confronto fra forme di organizzazione gerarchiche e piramidali (come gli animali dotati di cervello) e le organizzazioni distribuite in reti di nodi paralleli sul terreno delle tecnologie e nell’intera società.
Dopo un inserto musicale con la voce di Sinigallia a spiegare la struttura modulare delle piante e il fatto che il loro meccanismo di scambio di informazioni (segnali elettrici e sostanze chimiche) è diverso da quello del sistema nervoso animale, anche se ciò non impedisce l’esistenza di comportamenti intelligenti, è intervenuto di nuovo il prof. Mancuso, che ha toccato «una delle grandi scoperte della ricerca degli ultimi anni»: la capacità delle piante di produrre sostanze chimiche in grado di manipolare il cervello degli animali in modo che svolgano funzioni utili alla loro sopravvivenza, dalla protezione dai predatori alla nutrizione e alla riproduzione. Un esempio? «Un meccanismo di manipolazione portato avanti dagli agrumi e dal caffè» scoperto qualche anno fa. Vale a dire la capacità della pianta di arancio di «aumentare la quantità di caffeina nel nettare» o di diminuirla a seconda che l’impollinatore sia bravo o meno. «Le piante – ha commentato Mancuso - sono maestre della chimica. Per le piante le molecole chimiche sono ciò che per noi è il linguaggio. Le piante vivono in effetti in una natura che potremmo definire psicoattiva».
Il successivo tema affrontato è stato il Global Seed Vault, «un luogo di sicurezza e conservazione per i semi di gran parte delle piante esistenti, un hard disk organico, con i codici per ricostruire il patrimonio botanico del pianeta» che si trova «all’interno di una montagna di roccia arenaria nelle isole Svalbard a circa 1200 chilometri dal Polo Nord, 130 metri sopra il livello del mare, così da garantirne la sicurezza anche in caso di scioglimento dei ghiacci artici. La capacità di stoccaggio è 4 milioni e 500 mila semi: nessun personale permanente, tre sale blindate capaci di resistere all’esplosione o un conflitto nucleare. La temperatura è mantenuta tra -20 e -30 gradi centigradi, l’ambiente circostante impedisce comunque alla temperatura di salire oltre i -3,5 gradi centigradi garantendo la sopravvivenza dei semi per almeno 50 anni nel caso dei più deboli, come i girasoli, e fino a 2mila anni nel caso dei più resistenti, come il grano». Illustrata la notizia della recente richiesta della Siria di avere indietro i semi che aveva donato soltanto pochi anni prima, per far ripartire la propria agricoltura distrutta dalla guerra, Mancuso ha definito il GSV «una delle cose più intelligenti che abbia fatto l’umanità negli ultimi anni».
Il penultimo capitolo del percorso divulgativo del prof. Mancuso è stato rivolto ai movimenti delle piante, che non si spostano ma si muovono. E in più modi, come ha dimostrato un filmato del soffione o dente di leone, con i suoi 15 tipi di movimenti. Altro esempio in video una dionea che mangia una lumaca. E poi i girasoli che si muovono e giocano. «E lo so che è strano utilizzare un termine come giocare per le piante – ha osservato il professore - perché tutti i termini che descrivono dei comportamenti sono stati studiati per gli animali e quando poi noi li trasliamo al mondo delle piante un pochettino stridono. Però queste piante giocano perché una delle funzioni del gioco è quella di costruire le relazioni sociali e i girasoli sono piante sociali, che imparano a stare insieme quando sono piccole». E un altro argomento caldo nell’approccio alle piante della neurobiologia vegetale: la consapevolezza dell’ambiente. «Le piante sono consapevoli dell’ambiente che le circonda», basta vedere il «fagiolo Super Marconi studiato nel mio laboratorio – ha detto Mancuso sorridendo - e così chiamato perché è un genio in effetti». Cosa fa? Percepisce la presenza di un palo a cui arrampicarsi e ci si dirige per raggiungerlo. «Come fa a sapere dove è il palo? Non gliel’ho detto io (quella sarebbe stata una scoperta ancora più grossa) lo sa di suo, è consapevole. Questa cosa qua quando noi la vediamo negli animali la chiamiamo consapevolezza».
La conclusione è stata tutta nel segno dell’ambientalismo e dell’ecologia. Prima alcuni dati: ogni giorno nel mondo si estinguono circa 1000 specie vegetali, di cui il 50% ci è sconosciuto; nelle foreste c’è quasi la metà di tutte le specie viventi del pianeta, ma ne distruggiamo ogni anno più di 10 milioni, equiparabili alla superficie dell’Inghilterra ecc. Poi Mancuso ha denunciato i piromani e tutti coloro che stanno dando fuoco a boschi e foreste da alcune settimane in Italia e all’estero come autori di crimini contro l’umanità, visto che «tirare giù le foreste vuol dire tirare giù ciò da cui dipende la nostra vita». Come evitare queste follie? Con la consapevolezza dell’«importanza delle piante», ma anche con qualcosa di un po’ più concreto: incominciare a parlare di «diritti alle piante». «Lo so che sembra una cosa ridicola … Sembrava ridicolo parlare dei diritti degli animali, dei diritti delle donne… Ma i diritti alle piante non sono diritti per le piante … quello che serve è proteggere le piante e dare loro diritti perché sono diritti per noi … e servono per la nostra sopravvivenza».
Lorenzo Sandiford