Al via Prato Urban Jungle, «oltre la forestazione urbana»
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Come annunciato dal sindaco Biffoni e dall’assessore a urbanistica e ambiente Barberis, il progetto di rinverdimento della città di Prato sarà presentato il 28 febbraio in un evento al Centro per l’Arte Contemporanea Pecci da due dei suoi protagonisti: il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso e l’architetto Stefano Boeri, autore della prima foresta verticale a Milano. Magazzini, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), che fornisce le piante per il lancio: «sempre più spesso ci chiedono delle funzioni benefiche delle piante e non solo di quelle estetiche. Ci piace l’approccio del Comune di Prato centrato su una precisa progettazione preliminare e auspichiamo che la nuova legge quadro del florovivaismo inserisca i contratti di coltivazione».
Un progetto che «integra innovazioni radicali che non sono mai state testate prima a livello di città» e che mira ad andare «oltre il tradizionale concetto di forestazione urbana», perché nell’approccio delle giungle urbane «invece di ricostruire le aree dense della città, la vegetazione può colonizzare gli obiettivi “posizionando” il verde sul maggior numero possibile di superfici/spazi, il più vicino possibile al luogo in cui vengono rilevate le criticità (isole di calore, inquinamento o necessità di creare spazi socialmente utili e utilizzabili)».
Viene descritto così l’approccio innovativo alla base del progetto “Prato Urban Jungle” che è stato presentato oggi a Prato dal sindaco Matteo Biffoni e dall’assessore all’urbanistica e all’ambiente Valerio Barberis e che sarà lanciato ufficialmente venerdì prossimo 28 febbraio dalle 16 alle 19 al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci con l’evento “Prato Fabbrica Giungle”, organizzato dal Comune in collaborazione con i partner del progetto e con il supporto dell'Associazione vivaisti italiani, che fornisce le piante dell’allestimento al Pecci.
All’evento di lancio interverranno l’architetto Stefano Boeri, ideatore della prima foresta verticale a Milano, e il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, fondatore dello spin-off accademico dell’Università di Firenze “Pnat”, che è composto da designer e scienziati che utilizzano le piante come fonte d’ispirazione e costituisce uno dei sette partner del progetto. Gli altri sei partner sono, oltre allo Studio Stefano Boeri Architetti, l’IBE Istituto per la Bioeconomia del Cnr con i suoi innovativi sistemi di monitoraggio ambientale, Legambiente Toscana, Estra Spa, e le startup toscane GreenApes, che con le sue app promuove e premia la partecipazione dei cittadini, e Treedom, che gestisce una piattaforma web che consente ai privati di «finanziare la piantumazione di alberi a livello globale».
Il progetto, finanziato dalla Commissione europea con 3,7 milioni di euro nell'ambito del bando Urban Innovative Action 2019, mira a ri-naturalizzare alcuni quartieri di Prato in modo sostenibile e socialmente inclusivo attraverso lo sviluppo di giungle urbane. Queste aree urbane ad alta densità abitativa ed edilizia saranno riprogettate in chiave green attraverso la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti, ripristinare il suolo e donare nuovi spazi alla comunità, trasformando le aree marginali in veri e propri hub verdi all'interno della città.
«La vera sfida legata all’emergenza climatica – ha detto l’assessore Valerio Barberis – è come si interviene nelle città esistenti, in quei quartieri che non potranno mai essere buttati giù e rifatti ex novo, dandogli un valore ambientale». Molti edifici infatti sono estremamente deficitari dal punto di vista dell’efficienza energetica e «il 30% delle emissioni di CO2 viene da lì, dagli edifici». La ragione per cui questo progetto di Prato è stato selezionato dalla Commissione europea, ha spiegato Barberis, è che cerca di dare soluzione a tali problematiche in maniera mirata attraverso «nature-based solutions», che consisteranno in tecnologie verdi che agiscono sia in verticale (pareti verdi) che sulle coperture degli edifici.
Altro aspetto essenziale, ha spiegato Barberis, sarà il monitoraggio dei parametri ambientali da migliorare (dalle polveri sottili alla CO2 ecc.) con 32 sensori ad alta tecnologia dell’IBE, per la misurazione della qualità dell’aria e della capacità di assorbimento degli inquinanti da parte degli alberi, che saranno posizionati già nei prossimi giorni, prima ancora della realizzazione degli interventi a verde, per acquisire dati precisi sia sul prima che sul dopo. Quello che si sa al momento è che «Prato vanta già oltre 29.000 alberi di proprietà pubblica che migliorano i viali, le strade e i parchi della città» e «si stima che collettivamente gli alberi di Prato generino benefici economici per oltre 400.000 euro all'anno, eliminando 3.715 kg di inquinanti atmosferici ogni anno, e producendo risparmi energetici per il 2010 Mwh, intercettano 7.891 m3 di acqua meteorica e 69.600 Kg di anidride carbonica all'anno». Dal progetto si attendono ulteriori «benefici ambientali, ecologici, economici e sociali».
Le giungle urbane saranno sviluppate in tre aree specifiche della città «diverse dal punto di vista urbanistico e ambientale», ha aggiunto Barberis: una è in una zona residenziale di periferia urbana con alloggi popolari, un’altra è l’edificio in vetro di un’azienda di servizi situata in una arteria stradale molto trafficata e la terza è un edificio pubblico che avrà la funzione di nuovo mercato metropolitano della città. Si tratta di «tre aree complesse e ad alta densità abitativa», come ha osservato il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, che ha sottolineato poi la natura multifunzionale e multi obiettivo delle azioni del progetto, mirate ad affrontare sia le isole di calore, che l’impermeabilizzazione del suolo e il miglioramento del paesaggio e della qualità di vita.
L'approccio innovativo Urban Jungle può essere applicato all'interno di una nuova pianificazione urbana per la creazione di infrastrutture verdi e costituisce un banco di prova efficace per la replica in altri siti o città, fornendo informazioni coerenti per la progettazione di futuri edifici pubblici o privati e di aree urbane. Il progetto integra il concetto di Urban Jungle con pratiche innovative di coprogettazione per fornire la soluzione ecologica attraverso una maggiore consapevolezza e impegno, aumentando così la resilienza della città e la sostenibilità del paesaggio urbano.
La progettazione sarà eseguita nei prossimi mesi e i lavori inizieranno nel gennaio 2021 per arrivare a conclusione nel gennaio 2022. Durante l’evento del 28 febbraio, aperto a tutta la cittadinanza, sarà presentato il progetto nel suo complesso e le prime attività che verranno svolte: in particolare il percorso partecipativo per la co-progettazione delle tre aree pilota in cui si articolerà “Prato Urban Jungle”: il mercato coperto del macrolotto zero, le case popolari di via Turchia e l’edificio di Estra Spa.
«Di solito siamo contattati da architetti del paesaggio e giardinieri interessati soprattutto alle proprietà estetiche e ornamentali delle piante che produciamo – ha detto Luca Magazzini, presidente dell’Associazione vivaisti italiani, intervenendo alla presentazione di “Prato Urban Jungle” - ma adesso sono diventate sempre più importanti le varie funzioni ambientali delle piante: dalla capacità di assorbire CO2 o polveri sottili fino al basso consumo di acqua. La gamma delle piante è vastissima e i cicli di coltivazione sono lunghi, per cui è molto importante la fase di progettazione degli interventi a verde, per dare modo ai nostri vivaisti di dare una risposta adeguata e specifica alla domanda di piante. In questo senso apprezziamo l’approccio del Comune di Prato e guardiamo anche con molto favore all’ipotesi che sta emergendo, nel contesto della nuova legge quadro sul florovivaismo, di definire dei contratti di coltivazione fra committenti e produttori, in maniera simile a quanto avviene in altri Paesi».
L.S.