Stop alla cannabis legale
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Il divieto di vendita della cannabis light arriva direttamente dal Consiglio superiore di Sanità (Css) che, in risposta a un parere richiesto dal Ministero della Salute, non esclude la pericolosità di prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa. Il Css raccomanda dunque che non sia consentita la libera vendita nei "canapa shop", diffusi ormai in tutta Italia. Coldiretti chiede chiarezza.
Non può essere esclusa la pericolosità della cosiddetta cannabis o marijuana light: così il Consiglio superiore di Sanità risponde al Ministero della Salute sul tema e raccomanda che siano attivate, nell'interesse della salute individuale e pubblica, misure atte a non consentirne la libera vendita.
I prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa sono attualmente in vendita nei "canapa shop" come un prodotto da collezione, dunque non destinato al consumo, ma il Css ne sconsiglia lo stesso la vendita. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, attende intanto anche il parere dell'Avvocatura generale dello Stato, anche sulla base degli elementi da raccogliere dalle altre amministrazioni competenti (Presidenza del Consiglio e Ministeri dell'Interno, Economia, Sviluppo economico, Agricoltura, Infrastrutture e trasporti). Non appena ricevute tali indicazioni il ministro Grillo, dichiara, assumerà le decisioni necessarie, d'intesa con gli altri ministri.
In Italia però nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa (vedi nostro articolo), che ha contribuito alla diffusione di esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall'olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta e cosmetici. Occorre dunque fare chiarezza, sostiene Coldiretti, per tutelare i cittadini e le centinaia di aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di canapa, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna.
Le ragioni di chiarezza sono d'altra parte imposte dal richiamato successo che i prodotti a base di canapa hanno sul mercato europeo e molti Stati, tra cui la Germania, hanno già legiferato in modo dettagliato fissando il limite di sicurezza per il Thc negli alimenti. Dunque, in base alla libera circolazione, sarebbe penalizzante per gli operatori nazionali veder circolare prodotti ottenuti in altri Paesi, mentre in Italia valgono norme più restrittive.
Redazione