Scanavino a Flormart: «per la competitività del florovivaismo, reti d’impresa e coordinamento del sistema fieristico»
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Il presidente di Cia Dino Scanavino è intervenuto a Flormart per il premio nòva_green. Al termine dell’incontro ha detto: «dobbiamo innovare anche dal punto di vista commerciale» e per quello «ci vuole aggregazione». E ha aggiunto: «abbiamo una frammentazione del sistema espositivo che è dannosa» e invece «le fiere hanno una potenzialità straordinaria anche in Italia». Ma «bisogna concentrarsi per settori» e il sistema deve aiutare a farlo, perché non capitano tutti giorni successi come quello di Vinitaly senza il supporto di un coordinamento.
«Le analisi sul florovivaismo scontano la situazione di crisi generale, che ha colpito il florovivaismo, soprattutto quello delle piante che vengono utilizzate normalmente per le opere pubbliche e anche per gli interventi privati, che si sono sostanzialmente fermati. Per cui il Veneto, ad esempio, che è un grande produttore di piante ornamentali, anche ad alto fusto, ha subito assieme agli altri produttori questa performance dell’economia nazionale ed europea difficile».
Lo ha dichiarato ieri dal Flormart a PadovaFiere il presidente della Confederazione italiana agricoltori nonché responsabile di Agrinsieme, Dino Scanavino, dopo essere intervenuto alla consegna dei premi ai vincitori di nòva_green, il concorso dedicato all’innovazione lanciato quest’anno dallo storico salone professionale del florovivaismo di Padova.
«Noi però – ha proseguito Scanavino - abbiamo alcune armi con cui combattere: la nostra capacità innovativa e la nostra capacità di penetrazione commerciale. Abbiamo un mercato molto ampio, perché il florovivaismo, pur essendo un settore diffuso, trova delle particolarità in Italia che sono apprezzate in tutta Europa e in tutto il mondo. Si tratta anche qui di trovare forme di aggregazione e innovazione commerciale e promozionale affinché si possano occupare spazi di mercato che oggi non abbiamo occupato. Insomma, come un po’ in tutte le cose economiche, io dico che bisogna che impariamo a guardare dove non abbiamo mai guardato, perché lì probabilmente sta una delle chiavi della soluzione del nostro problema. Poi servono innovazione tecnologica, studio, ricerca, applicazione della ricerca: quello che emerge anche da Flormart, cioè le esigenze, prima di tutto di chi produce, per potersi mettere a disposizione in modo efficace per chi ha bisogno delle nostre piante e dei prodotti per coltivarle».
Sollecitato dai giornalisti sulla crescita della diversificazione fra le aziende del settore in Veneto, ha così risposto: «certo, la diversificazione produttiva è un altro degli elementi che servono per affrontare le crisi. I periodi in cui le cose vanno bene tendono a far adagiare le persone. Cioè va bene coltivare una sola pianta o una tipologia di fiore e alla fine si può perdere la voglia di indagare e di guardare altrove. Le crisi, questo ce lo dicono anche le teorie economiche classiche, servono per spingere sulla voglia di innovare. E diversificare la produzione è una forma di innovazione. Però dico anche che noi dobbiamo innovare dal punto di vista commerciale e promozionale, e lì ci vuole l’aggregazione. Dobbiamo avere il coraggio di parlarci, di utilizzare anche le forme più moderne, tipo le reti di impresa, per provare a fare progetti sostanziosi».
«Noi stiamo studiando – ha aggiunto - il modo di portare il modello delle reti di impresa in agricoltura sia come organizzazione che come Agrinsieme. Abbiamo degli esperti che si stanno formando. Oggi lo strumento è molto agile, la normativa fiscale è molto chiara e non ci sono più aree grigie. Si può fare e bisogna farlo, perché la cooperazione, che resta l’elemento fondante e fondamentale dell’aggregazione, o le o.p. (organizzazioni di produttori), hanno dei tempi di costituzione e delle rigidità diverse. Noi dobbiamo andare in Olanda a vendere una tipologia di pianta o di fiore? Troviamo la forma per mettere assieme quattro aziende e ci andiamo. Quando abbiamo finito quel progetto o ne facciamo un altro o sciogliamo la rete. Questo è il concetto smart per affrontare i mercati».
Alla domanda su cosa fare per migliorare l’export, Scanavino ha risposto così: «io sono convinto che ad esempio - al di là di tutto quello che devono fare i produttori e le organizzazioni che li rappresentano e al di là di quello che può fare un governo o lo stato o il sistema politico e amministrativo per mettere a disposizione risorse e progetti per promuovere all’estero - c’è anche il tema, uno, di avere massa critica (e torniamo alla questione di prima delle aggregazioni), l’altro è che ad esempio il sistema fieristico potrebbe fare molto, perché se le fiere decidessero di parlarsi e di mettere in rete non solo le loro particolarità e specificità fieristiche, ma un sistema di promozione e di fare investire lo stato su un sistema di promozione del sistema fieristico italiano, io credo sarebbe importante».
«Siamo in una fiera importante, quella di Padova, – ha poi affermato Scanavino - è necessario dirlo questo: noi abbiamo una frammentazione del sistema espositivo che è dannosa: non è che non è utile, è dannosa, perché un operatore straniero ha bisogno di essere impressionato dalle masse e quindi abbiamo bisogno di fare sinergia. Succede nelle piante, succede nella frutta, ecc. Il sistema fieristico è estremamente sottovalutato in Italia, prima di tutto come elemento di carattere promozionale e anche commerciale. Ma è il sistema fieristico stesso che si sottovaluta. Le fiere hanno una potenzialità straordinaria: ci sono quelle che ce l’hanno fatta davvero, come Vinitaly, che è diventato un brand mondiale e ce l’ha fatta perché probabilmente è stato così totalizzante che non ha consentito a nessuno di fargli concorrenza. Ma ci han provato. Non è stata una scelta del sistema. Però dimostra che si può fare: bisogna concentrarsi per settori. Per esempio noi continuiamo a sostenere che non ha alcun senso che la fiera dell’olio si faccia a Verona, ma bisogna farla a Bari, però con un coordinamento nazionale del sistema fieristico, che è fondamentale quanto l’aggregazione dei produttori».
Redazione Floraviva