Orlandini (Cia): sì a un marchio del distretto vivaistico di Pistoia
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Sandro Orlandini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze – Pistoia – Prato), favorevole alla proposta avanzata ieri in un incontro a Pistoia. Un marchio di distretto darebbe più valore alle piante prodotte nella patria del vivaismo ornamentale. Da valutare bene l’esatta tipologia di marchio anche in relazione a come verrà attuato in Italia il Regolamento Ue 2016/2031 per la protezione delle piante da organismi nocivi.
«Sono decisamente favorevole all’idea di dare vita a un marchio delle piante del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. Consentirebbe ai nostri vivaisti di valorizzare meglio la qualità delle loro produzioni e il patrimonio delle loro competenze».
A dichiarare il suo sì a tale proposta, avanzata nell’ambito dell’iniziativa “Vivaismo, la fabbrica del verde” organizzata ieri dal Tirreno, è il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze – Pistoia – Prato), Sandro Orlandini, che ha presenziato all’incontro all’Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia.
«Non sono d’accordo con il collega Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia, sul fatto che un marchio di distretto non sia realizzabile perché presupporrebbe un prodotto standardizzato che ancora non c’è. Dipende dal tipo di marchio e dal disciplinare che si definisce. Ad esempio, si potrebbe pensare, ma circoscrivendolo al solo distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia, a un marchio d’origine di prodotto simile a quello dell’Associazione nazionale Piante e fiori d’Italia (espressione delle camere di commercio) (vedi nostro servizio), che certifichi in buona sostanza nel nostro caso la provenienza pistoiese delle piante e ovviamente il rispetto di tutte le norme e regole di settore vigenti sul nostro territorio (normativa italiana, toscana e regolamenti locali). Il marchio Piante e fiori d’Italia, nonostante i desideri del presidente dell’associazione Cristiano Genovali di proporlo come marchio inclusivo di tutte le tipologie di piante e fiori che sono prodotti in Italia, è stato ignorato finora dai vivaisti ornamentali di Pistoia, quanto meno fra quelli aderenti a Cia Toscana Centro, perché non è vero che in tutto il territorio nazionale siano garantiti quegli stessi livelli qualitativi raggiunti nell’ambito del Distretto vivaistico pistoiese e ai nostri vivaisti non converrebbe essere confusi con gli altri. In conclusione, il livello nazionale è sbagliato per un marchio in questo comparto e comunque non conviene ai vivai del nostro distretto, ma l’idea del marchio d’origine di prodotto legata al solo territorio del distretto pistoiese potrebbe funzionare».
«Preferisco comunque non sbilanciarmi ancora – aggiunge Sandro Orlandini – sull’esatta tipologia di marchio da adottare per il distretto vivaistico di Pistoia, sia perché ne dobbiamo ancora discutere con il Gruppo dei vivaisti di Cia, presieduto da Roberto Chiti, sia perché ci sono altre considerazioni di cui tenere conto e altri nodi da sciogliere. Ad esempio, come suggerito recentemente anche dal nostro presidente nazionale Dino Scanavino, che per inciso è un vivaista, la cosa più importante, alla luce delle emergenze fitosanitarie degli ultimi anni, è offrire garanzie su questo fronte e quindi sarebbe molto utile un marchio teso a certificare la sicurezza fitosanitaria, a garantire cioè contro i rischi fitosanitari chi acquista le piante (vedi nostra intervista). E questo tipo di garanzie potrebbero essere giocate, forse, a livello nazionale, oppure in maniera più stringente e autonoma a livello distrettuale. Senza dimenticare che bisogna aspettare che vengano definite in Italia le norme attuative del Regolamento Ue 2016/2031 contenente le misure per la protezione delle piante da organismi nocivi, su cui stanno lavorando anche le associazioni dei vivaisti (vedi nostra intervista e nostro servizio). Insomma, è una partita complessa che richiede ancora alcuni passaggi e approfondimenti, ma l’obiettivo di arrivare a un marchio del distretto vivaistico pistoiese lo condivido pienamente. Direi che è indispensabile sia per dare più valore ai nostri prodotti che per facilitare una comunicazione del nostro distretto che lo renda più competitivo sui mercati internazionali».
Redazione