Floramiata aggiudicata a una società comprendente Barile Flower e Giorgio Tesi Group

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Il 21 febbraio il polo vivaistico di Piancastagnaio è stato acquistato all’asta fallimentare, con base 3,5 milioni, da una cordata di imprenditori toscani e pugliesi uniti nella società Amiata Flor. Il direttore generale di Tesi Group Cappellini: «gli azionisti di Amiata Flor hanno le competenze necessarie, ma il compito non è facile, nonostante le potenzialità dei 27 ettari di serre riscaldate a geotermia». 

Alla terza asta fallimentare, dopo che nel luglio scorso era andato deserto il secondo tentativo con base d’asta a 11,6 milioni, la società agricola Floramiata, dichiarata fallita nel 2015, ha trovato finalmente l’acquirente. Si tratta di una società formata da imprenditori toscani e pugliesi del settore florovivaistico e di altri comparti, denominata Amiata Flor, che l’ha acquistata all’asta del Tribunale di Siena del 21 febbraio per 3,5 milioni di euro. La vendita, come riportato da Toscana 24, aveva per oggetto l’intero complesso aziendale e il marchio Floramiata, con 500 mila euro destinati all’acquisto delle piante rimaste. Gli azionisti principali di Amiata Flor, unica offerente all’asta, sono l’azienda florovivaistica di Pistoia Giorgio Tesi Group, la Barile Flower Service di Terlizzi (Bari) e la Homleg di Poggibonsi di Alberto Dainelli. Quest'ultimo è il presidente di Amiata Flor, che ha per amministratore delegato Marco Cappellini, direttore generale di Giorgio Tesi Group. Nella vendita sono inclusi i rapporti di lavoro dei dipendenti attualmente in forza, con l’obbligo a garantire l’occupazione di almeno 75 di essi. La notizia è stata accolta con favore dalla Cgil di Siena. Come ha dichiarato Marco Cappellini, «il pool è costituito da soggetti che hanno l’expertise necessaria. Infatti con noi sono coinvolti la Barile Flowers di Nino Barile, una grande società pugliese di commercializzazione nel settore del florovivaismo, e poi un investitore come Alberto Dainelli, molto conosciuto nel senese, che ha investimenti nel campo dell’edilizia. A loro si aggiungono due azionisti minoritari, ma altrettanto importanti, dei settori dell’efficienza energetica e della produzione di piante ornamentali da interno». «Floramiata è un’azienda molto conosciuta nel settore del florovivaismo e in particolare delle piante da interno – ha aggiunto Cappellini – solo che ha avuto vicende molto particolari. Noi abbiamo studiato le strutture e gli interventi da fare e ci sono delle potenzialità dal punto di vista delle superfici disponibili: 125 ettari di cui 27 di serre riscaldate dalla geotermia». «Si è fatto un piano industriale per farla tornare ad essere un’azienda di punta – ha concluso Cappellini -, ma bisogna partire coi piedi di piombo perché la situazione è comunque molto complessa e difficile, anche se altrettanto stimolante, e dobbiamo comunque risolvere la partita dei dipendenti mediante accordi sindacali».
 
Redazione