Expo Rurale Toscana: sviluppo agricolo e rispetto del paesaggio all'insegna del buon vivere

in Notizie

All’apertura della kermesse sul mondo rurale toscano alle Cascine di Firenze, promossa dalla Regione pensando quest’anno anche all’Expo 2015, il presidente Rossi e l’assessore all’agricoltura Salvadori hanno sostenuto la centralità di un modello di agricoltura capace di crescere senza danneggiare l’ambiente e Rossi ha ricordato l’esplosione del numero dei giovani che studiano materie agrarie. Sul piano del paesaggio, Salvadori sposa “le scelte delle imprese agricole, perché fatte nel rispetto assoluto delle leggi e di tutta la tutela ambientale”, mentre Rossi ha ribadito la necessità del piano in relazione anche agli indirizzi e finanziamenti della Ue e ha ribattuto alle caricature circolate nei giorni scorsi, ma si è dimostrato aperto alle modifiche proposte dagli agricoltori (a differenza di certe richieste provenienti dalle cave di marmo). 

 
Sotto il segno dello slogan “coltivare la memoria, nutrire il futuro” si è aperta oggi a Firenze, nel parco delle Cascine, la quarta edizione di Expo Rurale Toscana. Una grande manifestazione che per quattro giorni, da oggi a domenica, trasforma le Cascine in uno spaccato del mondo rurale toscano, quella campagna che ci è tanto invidiata in tutto il mondo. Non solo per la bellezza del paesaggio, ma anche per lo stile di vita ad essa associato: il “buon vivere”, con al centro il buon mangiare e il buon bere che sono il frutto di filiere agroalimentari basate sulla qualità, a cui la Regione Toscana ha affidato il ruolo di tratto identitario regionale all’Expo 2015 di Milano.  
Nelle quattro giornate il parco sarà teatro di animazioni dal vivo, di esposizioni e vendite di prodotti locali, di aree dedicate a Dop e Igp, corsi, degustazioni, laboratori e incontri. Su 65mila metri quadrati di superficie, agricoltori, allevatori, vignaioli, pescatori, artigiani, cuochi e tutti gli amanti della campagna saranno i protagonisti. Dieci le filiere rappresentate: vitivinicoltura, olivicoltura, cerealicoltura, florovivaismo, zootecnia, caccia, pesca e acquacoltura, foresta e legno, multifunzionalità, volti e tradizioni. Per un totale di 170 laboratori, 65 degustazioni, 104 tra seminari, lezioni e conferenze, 85 esibizioni e spettacoli. Gli espositori sono  230, dei quali 160 produttori del mercato contadino.
«Questa è una bellissima occasione – ha dichiarato l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori aprendo la manifestazione - non solo perché siamo alla quarta edizione di Expo Rurale e la ruralità torna protagonista in questo splendido parco di Firenze, ma perché da qui vogliamo lanciare un messaggio forte: che l'agricoltura è un nuovo motore di crescita, di sviluppo sostenibile», in grado di tener conto «dell’ambiente, del paesaggio e di tutto quanto consente di continuare a portare la Toscana nel mondo».
«Vogliamo – ha proseguito Salvadori - continuare a portare la Toscana nel mondo, vogliamo lanciare un nuovo umanesimo, che parla di rispetto, della natura ma anche della persona umana, con l'esercizio della responsabilità che gli agricoltori praticano in maniera diretta. L'agricoltura non è più marginale – ha ribadito – lo è stata per molto tempo, ma oggi non lo è più, sia come conseguenza della crisi, sia per la consapevolezza che nel mondo ci saranno 9 miliardi di persone da sfamare».
Sollecitato sui rapporti fra turismo sostenibile e agricoltura, Salvadori ha sottolineato che «oltre il 30 per cento dei visitatori vengono in Toscana per ragioni enogastronomiche, altri vengono per visitare i luoghi bellissimi che abbiamo: noi dobbiamo avere la forza di lanciare questa idea del buon vivere, che somma una pluralità di fattori (e ne parleremo in funzione di Expo 2015) che vedono sempre l’agricoltura al centro; ma insieme ai beni culturali, alla grande storia che abbiamo, all’ambiente, al paesaggio. Insomma in fondo dobbiamo lanciare un’idea di felicità. La Toscana può essere attraente anche per questo».
E a domanda dei giornalisti sulle polemiche fra agricoltori e assessore alla pianificazione territoriale Anna Marson intorno al suo piano del paesaggio, Salvadori ha detto: «ho risposto il 26 agosto in maniera inequivocabile: l’assessore all’agricoltura sposa in pieno le scelte delle imprese, perché fatte nel rispetto assoluto delle leggi e di tutta la tutela ambientale. Credo che però oggi non sia più l’occasione delle polemiche. La settimana prossima, come è stato annunciato, faremo un incontro e io lavorerò per risolvere, come sempre, le questioni. Per il bene della Toscana, non di un assessore o dell’altro. Noi alla fine dobbiamo avere in mente una sola cosa: crescita, sviluppo e bene della Toscana o delle Toscane, perché se non facciamo questo la politica non svolge bene il proprio mestiere».
E quali sono i punti del piano del paesaggio che gli agricoltori riusciranno a cambiare? «Ne parleranno i rappresentanti del mondo agricolo, più che gli assessori. Poi chiaramente diremo la nostra, ma sarà il mondo agricolo a dirci quali sono i cambiamenti che sono maturi all’interno del loro dibattito. E su quello discuteremo serenamente e tenteremo di fare le sintesi politiche adeguatamente».
Sulla stessa linea d’onda il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha esordito sottolineando che «l’agricoltura è per la Regione Toscana un settore fondamentale» e dicendosi fiducioso sulla partecipazione all’Expo 2015: «Io credo che siamo pronti. C’è stato un grosso lavoro da parte dell’assessorato, delle associazioni di categoria e delle camere di commercio. Come ha detto anche il sindaco di Firenze Nardella, il problema è andare a Milano per riportare poi persone in Toscana. Non solo per venire a visitarci, ma anche per verificare cosa è dal vivo la capacità di questa regione di conciliare agricoltura, paesaggio, buon vivere, buona alimentazione, qualità dei prodotti e lavoro».
Enrico Rossi ha poi dichiarato che «la cifra vera dell’Expo di quest’anno è rappresentata da una notizia bellissima per il futuro della regione, alla quale abbiamo lavorato anche noi con i bandi per i giovani e con la banca della terra: c’è un’esplosione della domanda di formazione da parte dei giovani nel settore agricoltura, sia di carattere universitario che negli istituti tecnici. Noi abbiamo il compito, il dovere, morale prima ancora che politico ed economico, di garantire a questi giovani di diventare imprenditori agricoli per il bene della Regione Toscana, perché abbiano un lavoro, perché possano produrre ricchezza e coltivare l’identità di questa regione che nasce dal lavoro agricolo».
Riguardo invece alla querelle sul piano del paesaggio e all’imminente incontro con gli agricoltori, Rossi si è dilungato con più dovizia di spiegazioni: «facciamo un incontro e l’esposizione del piano del paesaggio apposta perché si facciano le osservazioni, noi pensiamo che non sarà difficile trovare un punto di incontro seduti insieme. Poi comunque è giusto far sapere che i compiti di regolazione spettano alla Regione e che i finanziamenti a livello europeo sono aumentati, e ne abbiamo portati a casa anche in funzione della tutela del paesaggio e della riduzione dei cambiamenti climatici. Ma non sarà di questo che litigheremo. Per altre vicende, però, siamo intenzionati anche a tenere un po’ il punto. Penso alle Apuane, dove il taglio delle creste e delle vette secondo noi non deve esser fatto perché c’è la legge Galasso». 
A ulteriore domanda di un giornalista, Rossi ha risposto che non è vero che il piano sia di 3 mila pagine. «C’è una prima parte – ha spiegato - che traduce i vincoli ministeriali e quindi chiarisce ad esempio le edizioni letterarie con cui D’Annunzio quando vide la pineta di Viareggio scrisse la poesia “La pioggia del pineto” e poi con una lettera al ministero vincolarono la tenuta della pineta di Viareggio. E così tante altre situazioni. Questo rappresenta il 17% del territorio della Toscana, che nel rapporto con il ministero è stato chiarito, perimetrato e tradotto da un linguaggio poetico in un linguaggio tecnico che toglie discrezionalità alle sovrintendenze e dà certezze agli operatori su qualcosa come il 17% del territorio della Toscana, che non è poco». 
«Poi – ha continuato Rossi - c’è l’applicazione della legge Galasso, è il secondo capitolo, che riguarda i boschi con il vincolo, che noi abbiamo ridotto sia riutilizzando le vecchie aree protette della legge Bartolini e sia adesso stabilendo di ritornare alla perimetrazione dei boschi precedente all’abbandono dell’agricoltura, dando la possibilità di riutilizzare 250 mila ettari del territorio toscano (che è tanta roba) che sono invasi da arbusteti e che potranno, se si vorrà, tornare all’agricoltura. Poi c’è una terza parte che riguarda l’analisi dei 20 bacini, non è una parte ordinativa, è una parte fatta di indirizzi. Su questa si sono appuntate alcune critiche, noi siamo ben disposti a rivederle. E così, se ci sono anche obiezioni o proposte di modifica sulla prima o sulla seconda parte, ben vengano e le discuteremo».
«Quello che non ci può essere chiesto – ha però aggiunto - è di non fare il piano del paesaggio, perché lo si deve fare per legge. Perché poi sapete come succede: il paesaggio va distrutto, poi ci sarà qualcuno che tra un po’ dirà: “eh, non hanno fatto il piano del paesaggio, la politica ecc. ecc.”. Noi pensiamo che in Toscana paesaggio, lavoro e ambiente si debbano tenere insieme perché questa è la nostra forza e la nostra ricchezza. Mi pare che una parte del mondo agricolo sa bene che se noi andiamo ad assomigliare alla Catalogna oppure, se si vuole, anche al Piemonte, i prodotti agricoli perdono il loro valore, la loro verità. Sono tali perché stanno inseriti in un determinato contesto.
Questo non significa che si debba ritornare alla mezzadria. Ecco, siccome io la conosco e sono di provenienza agricola e so di cosa si tratta, non voglio tornare alla mezzadria. Ne parleremo serenamente. Bisogna abbassare i toni. Persino Anna Marson si è dichiarata disponibile a rivedere alcune enunciazioni. Faremo senz’altro una cosa bellissima e unica».
«Un imprenditore di Santa Croce – ha concluso Rossi - mi ha detto così a proposito delle concerie: se non si fosse fatta la battaglia per imporre i depuratori, non ci sarebbe stata quella riqualificazione che consente ora di produrre la pelle più bella, più fine e più delicata e più costosa nel mondo. Allora, la Toscana può competere sulla qualità, lo sanno bene gli imprenditori e penso che se la regione prova a difendere un bellissimo patrimonio paesaggistico come quello che abbiamo finiremo per difendere meglio anche l’agricoltura. Se la nostra agricoltura assomiglia a quella di Montevideo, io temo che alla lunga anche i nostri prodotti perderanno la loro forza. Ciò detto, sono un uomo che ha una formazione politico-amministrativa e si sapranno raggiungere i punti di incontro. Non vogliamo danneggiare assolutamente nessuno. Anzi, come dicevo, ci sono notizie confortanti su questo punto e bisogna preparare una nuova generazione all’ingresso nel lavoro in agricoltura. Questa mi pare la notizia più bella tanti giovani intendono ritornare all’agricoltura in Toscana. E’ una notizia che per chi come me dalla terra viene, dal Padule di Bientina, la zona di bonifica leopoldina, accoglie molto volentieri e rappresenta anche una svolta sulle idee di sviluppo».
 
 
Dati sul settore agricolo toscano
 
Secondo il rapporto Irpet 2013 il sistema rurale della Toscana ha assunto negli ultimi anni un ruolo nuovo: da elemento "residuale" del sistema economico regionale si è trasformato in uno dei motori di sviluppo più solidi. Le risorse vincenti sono state quelle del territorio, sia naturali che professionali, e l'immagine del suo paesaggio costruito con il lavoro dell'uomo, che ha un grande valore sul mercato internazionale.
Sono circa 260 le imprese d'eccellenza nel settore agroalimentare, caratterizzate da un forte processo di espansione pur in periodo di crisi, alle quali si possono aggiungere numerose piccole imprese che stanno intraprendendo percorsi di sviluppo innovativi (per esempio nella filiera corta, nei servizi connessi all'agricoltura ed altro ancora).
Le esportazioni dei prodotti agricoli e agroalimentari toscani nel 2013 hanno superato la soglia dei 2 miliardi di euro, migliorando rispetto al  2012 e facendo incrementare il surplus positivo della bilancia agroalimentare della Toscana (+121 milioni di euro) che in passato segnava regolarmente segno negativo.
Tra i prodotti più affermati troviamo: il vino, con 770 milioni di esportazioni nel 2013, l'olio (543), piante (216), prodotti da forno (141).
Il valore aggiunto del settore primario è rimasto stabile (1.836 milioni di euro a prezzi correnti). 
La Toscana ospita un terzo delle presenze agrituristiche italiane, con oltre 3 milioni di presenze di turisti.
Il 5% circa della superficie agricola è interessato da produzioni biologiche, mentre le produzioni con denominazione di origine interessano circa il 10% del totale, con un aumento delle aziende interessate di circa 5.000 unità. Queste aziende rappresentano il 9% delle imprese italiane con denominazione di origine e circa il 20% del totale delle aziende agricole toscane, pari a 14.700 unità.
Attraverso il Programma di Sviluppo Rurale vigente sono state finanziate fino ad oggi circa 15.500 imprese al fine di promuovere processi di ristrutturazione e di miglioramento produttivo e ad oggi sono stati finanziati ben 1157 giovani toscani che si sono insediati per la prima volta in aziende agricole, facendone una scelta di vita.
 
Redazione Floraviva