Costi di trasporto dei fiori recisi da Kenya a Usa dimezzati coi voli diretti
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Il primo via libera ai voli diretti fra Usa e il Paese africano leader della produzione mondiale di fiori recisi apre alla floricoltura keniota un nuovo mercato di sbocco e la può rendere meno dipendente dall’Europa (destinazione del 70% dell’export). Secondo il Kenya Flower Council i costi scenderanno da 4 a 2 dollari al kg. Nel 2016 il Kenya ha esportato 133 mila tonnellate di fiori (3 mila in più del 2015). [foto di Jebulon da Wikipedia]
I trasporti diretti di fiori recisi dal Kenya agli Stati Uniti d’America non sono ancora realtà, ma si tratta ormai di una possibilità più che concreta. E si delineano già abbastanza precisamente anche gli effetti. A cominciare dal dimezzamento degli attuali costi dei trasporti, che avvengono facendo scalo in Olanda o in Sudafrica.
E’ quanto emerge dalle proiezioni del Kenya Flower Council (KFC) rese note nei giorni scorsi da alcuni giornali kenioti. Stando a Jane Ngigi, ceo (amministratore delegato) del KFC, che è l’associazione degli esportatori di fiori del Kenya, i trasporti di fiori con i voli cargo che fanno tappa ad Amsterdam o in Sudafrica attualmente costano 4 dollari al chilo, un prezzo piuttosto alto. I voli diretti significherebbero una riduzione del 50% e un forte incremento dei guadagni per i produttori di fiori keniani.
Il via libera alla connessione diretta Kenya–Stati Uniti d’America è arrivato nell’ultima settimana dello scorso febbraio con l’assegnazione da parte della American Federal Aviation (FAA) dello status di “categoria 1” all’aeroporto internazionale di Nairobi Jomo Kenyatta. L'inizio dei voli non dovrebbe tardare. Tuttavia, prima che la linea diretta Kenya-Usa sia concretamente attivata, sarà necessario un ulteriore giro di ispezioni. Nello specifico, una delle compagnie aree in predicato di effettuare tali voli, Kenya Airways, sta portando a termine le valutazioni commerciali e della tempistica dell’operazione.
Il KFC sta studiando le prospettive dell’apertura dei voli diretti verso gli Stati Uniti, con il conseguente dimezzamento dei costi di trasporto dei fiori, e quale potrebbe essere la destinazione migliore, se Miami in Florida o altri snodi logistici della filiera del fiore statunitense. La ceo Jane Ngigi si aspetta che le esportazioni di fiori keniane negli Stati Uniti cresceranno significativamente, come è successo a quelle dell’Etiopia, la quale, secondo alcune fonti, ha esportato negli Usa nel 2016 rose per 2,7 milioni di dollari.
A parere di Jane Ngigi, che ha già fatto visita ad alcune importanti fiere di settore a Miami e Atlanta e sarà all’International Floriculture Expo di Chicago a giugno, le opportunità per i fiori keniani sono alte in quanto i fiori sudamericani che arrivano negli Usa, da Colombia ed Ecuador, sarebbero più pesanti e con steli lunghi, aprendo spazi per i fiori keniani di taglia media e piccola. Più che di concorrenza diretta, ad avviso della ceo del KFC, si tratterebbe di un completamento della gamma dei fiori in arrivo negli Stati Uniti.
Un altro importante vantaggio per la floricoltura keniota, che nel 2016 ha esportato 133 mila tonnellate di fiori (contro le 130 mila dell’anno precedente), sarebbe la possibilità di diversificare i mercati di sbocco riducendo la dipendenza dal mercato europeo, verso cui si dirigono il 70% dei fiori prodotti dal Kenya (fonte: Standardmedia.co.ke, 9 maggio).
Stando a businessdailyafrica.com del 3 maggio, il Kenya ha una quota del 35 per cento del commercio globale di fiori recisi, nonostante la competizione di Ecuador, Etiopia e Colombia. Inoltre l’anno scorso il 70% degli utili della floricoltura keniana, che vale il 17% del Pil del Kenya, è dipeso dalle esportazioni.
Redazione