Per Cia è tricolore e più rurale la tavola di Natale
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Secondo la Cia, le feste in arrivo segnano il crollo definitivo delle mode esterofile in cucina, mentre trionfa la tradizione con menù “tricolori” nel 78% dei casi. Al centro della tavola della Vigilia ci sarà il pesce, che in questi giorni tocca il picco di consumo dell’anno. Tra cenone del 24 e pranzo del 25 dicembre si spenderanno circa 2,6 miliardi di euro, in media 105 euro a famiglia. Vince lo spumante, champagne solo per un consumatore su venti. Bene la vendita diretta in campagna e nei mercatini degli agricoltori (+4%), soprattutto nelle zone rurali.
Tutto pronto per le tavole di Natale. Tavole casalinghe e rigorosamente “made in Italy”. A vincere anche quest’anno, infatti, saranno i “banchetti” in famiglia con prodotti legati alla tradizione e al territorio. Fatte fuori le mode esotiche e ridotti all’osso viaggi e vacanze, ben 9 italiani su 10 (oltre 43 milioni) hanno deciso di trascorrere le feste tra le mura domestiche con parenti e amici e di cancellare i menù esterofili, prediligendo portate “tricolori” nel 78 per cento dei casi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Certo la crisi si fa sentire e le tredicesime sono già tutte impegnate su tasse, bollette e mutuo. Ma gli italiani preferiscono stringere i cordoni della borsa su regali (-5,5 per cento) e viaggi (-9 per cento), piuttosto che rinunciare alla classica tavola natalizia, che cede solo l’1 per cento sull’anno scorso. Secondo i nostri dati -spiega la Cia- solo il 14 per cento degli italiani spenderà meno per cibo e bevande, mentre l’86 per cento lascerà quasi inalterata rispetto al 2012 la spesa per gli alimentari.
In particolare, ogni famiglia sborserà in media 105 euro per imbandire le tavolate delle festività in arrivo -osserva la Cia-. Con una spesa complessiva stimata in 1,6 miliardi di euro per il solo pranzo di Natale e intorno a un miliardo per il cenone del 24 dicembre. Ma gli acquisti saranno comunque più attenti, con il 66 per cento delle famiglie che farà molta più attenzione agli sprechi alimentari, adottando “trucchi” ai fornelli per “riciclare” gli avanzi natalizi e fare cucina di recupero per non buttare via niente.
Niente spese folli, comunque: salmone, ostriche, frutta esotica verranno consumate con il contagocce. Mentre sarà un trionfo di prodotti e tipicità regionali: ragù, bollito, tortellini in brodo, torte rustiche e dolci artigianali. E per il cenone della Vigilia, che vedrà al centro del menù il pesce (che registra proprio in questi giorni il consumo più elevato dell’anno con un giro d’affari stimato di 740 milioni di euro) -continua la Cia- le famiglie compreranno alici, pesce azzurro, orate, spigole, trote e capitone invece del costosissimo caviale d’importazione.
E poi ancora una volta lo spumante trionferà sullo champagne, con quasi il 95 per cento dei brindisi “tricolori” e una netta prevalenza nei gusti di quello dolce (58 per cento delle preferenze) rispetto ai secchi e “brut” (37 per cento) -aggiunge la Cia- mentre soltanto un italiano su 20 sceglierà le bollicine “made in France”.
A crescere quest’anno sarà anche la “spesa in campagna”, con un incremento del 4 per cento rispetto al 2012 -prosegue la Cia-. Sono milioni gli italiani che in questi giorni si stanno recando nelle aziende agricole che fanno vendita diretta e nei mercatini di natale allestiti dagli agricoltori, soprattutto nelle zone rurali. Una scelta che premia non soltanto la qualità, la tipicità, la freschezza e la salubrità dei nostri prodotti agricoli, ma alleggerisce lo scontrino. Nelle aziende agricole, infatti, si acquista a prezzi molto più contenuti rispetto a quelli praticati nella Gdo, con un risparmio che può arrivare fino al 30 per cento.
In particolare -conclude la Cia- la spesa alimentare delle feste natalizie sarà così ripartita: carni e salumi (18,5 per cento); pesce (11,8 per cento); pasta e pane (14,2 per cento); formaggi e uova (13,1 per cento); ortaggi, conserve, frutta fresca e secca (15,3 per cento); vini, spumanti e altre bevande (14,7 per cento); pandori, panettoni, torroni e dolci in generale (12,4 per cento).
Ufficio Stampa
Cia