Biotecnologie ambientali: rivestimenti edibili da scarti agroalimentari

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A Myplant & Garden, nell’ambito del convegno “Dove si coltivano le biotecnologie ambientali in Italia”, presentata una ricerca dell’Università di Pisa sul riciclo di scarti agroalimentari per creare pellicole commestibili che prolungano la conservazione di frutta e verdura e possono essere rimosse con l’acqua. Il Cnr studia la plastica rinforzata con fibra vegetale derivata dall’olio di canapa.

 
Le biotecnologie ambientali sono un settore in grande fermento che studia e propone applicazioni nel rispetto delle norme sulla protezione ambientale: sviluppano soluzioni per ottenere prodotti sostenibili dalla progettazione al fine vita o il riutilizzo di scarti per la creazione di nuovi materiali, in piena coerenza con i principi dell’economia circolare, promossa dall’Unione europea. 
Edizioni GreenPlanner ha organizzato oggi, prima giornata della fiera internazionale del florovivaismo di Milano Myplant & Garden, un convegno intitolato “Dove si coltivano le biotecnologie ambientali in Italia”. Un’occasione per conoscere alcune ricerche del settore particolarmente interessanti in un percorso dai laboratori di ricerca e dalle università fino alle applicazioni nell’industria.
Una delle ricerche presentate, riguardante il tema del riutilizzo degli scarti agroalimentari, è quella portata avanti da qualche anno da Anna Maria Ranieri dell’Università di Pisa: uno studio sul riciclo degli scarti agroindustriali per creare rivestimenti edibili (edible coating) derivati dal chitosano che si ottiene dal carapace dei crostacei o dai funghi e dal collagene scartato dall’industria farmaceutica. Questi rivestimenti sono pellicole trasparenti e commestibili che possono essere rimosse con l’acqua: esse consentono di prolungare la conservazione di frutta e verdura, limitare la contaminazione batterica e mantenere elevata la qualità. 
Un altro oggetto di indagine è l’inquinamento delle microplastiche rilasciate ad esempio da una tavola da surf o da uno snowboard. Nicoletta Ravasio del Cnr sta studiando una plastica rinforzata con fibra vegetale derivata dall’olio di canapa, nell’ambito di una ricerca sulla produzione di bio-plastiche per sostituire i derivati dal petrolio con derivati vegetali. Con le fibre vegetali si ottengono materiali eco-sostenibili molto resistenti e di lunga durata utilizzati ad esempio nell’industria automobilistica, nella produzione di complementi d’arredo, in aeronautica, in bio-edilizia. Queste bio-plastiche hanno anche il vantaggio di essere rigranulabili a fine vita.
 
Redazione