Il generale Marzo sulle attività pro verde dei Carabinieri
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in Vis-à-vis
Il comandante dei Carabinieri forestali, generale Antonio Pietro Marzo, su recenti iniziative per lo sviluppo del verde e il contrasto al cambiamento climatico.
Tra i relatori istituzionali del convegno “La salute e il verde – il verde e la salute” organizzato il 7 luglio a Firenze presso Villa Bardini da Assoverde e Confagricoltura, in collaborazione con la Società Toscana di Orticultura, c’era il generale Antonio Pietro Marzo, comandante Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri. Nel suo intervento, oltre a illustrare le attività come custodi del verde e amministratori di tanti siti ambientali e riserve naturali dei Carabinieri forestali, una polizia ambientale che può contare su un corpo di circa 7 mila uomini e 1500 operai, ha richiamato alcune recenti iniziative connesse alla tutela e promozione del verde, anche in chiave di contrasto al cambiamento climatico, ricordando la sua presenza sia in seno al Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico che alla cabina di regia del PNRR. Innanzi tutto il progetto “Un albero per il futuro”, che prevede la messa a dimora di 50 mila piantine di alberi provenienti dai vivai dei Carabinieri forestali negli istituti scolastici, poi la fornitura di semi ai vivai che ne facciano richiesta e infine la trasformazione del Centro di Sabaudia in centro di formazione d’eccellenza internazionale di polizia ambientale.
Floraviva ha sentito il generale Antonio Pietro Marzo in margine al convegno di Villa Bardini per sapere qualcosa di più su tali iniziative e sul loro significato nell’ambito dell’attività dei Carabinieri forestali. A cominciare dalla tempistica del progetto “Un albero per il futuro”, avviato nel 2021.
«Lo completeremo nel 2023 – ha risposto il generale Marzo -, siamo già arrivati a mettere a dimora quasi 30 mila piante, soprattutto negli istituti scolastici».
Da dove arrivano esattamente queste piante?
«Dai nostri centri di biodiversità forestale di Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo e di Peri in provincia di Verona». [vedi]
Ah da questi due centri qua?
«Sì perché hanno una valenza anche scientifica. Noi abbiamo i semi delle specie autoctone di alberi del nostro Paese e li conserviamo nelle celle frigorifere: facciamo studi del Dna e sugli ecosistemi. E quindi abbiamo la possibilità di metterci a disposizione anche di chi volesse o avesse bisogno dei nostri semi: lo stiamo prevedendo anche nella cabina di regia del PNRR, per aiutare soprattutto la vivaistica, sia quella regionale che quella privata, per poter realizzare insieme la messa a dimora di queste specie, che hanno bisogno di essere messe nei vivai. Ecco i nostri vivai servono per mantenere le riserve naturali e le foreste demaniali che noi curiamo. Quindi hanno la priorità. Però abbiamo appunto anche la disponibilità di miliardi di semi».
Quindi sono due cose distinte: la messa a dimora delle piantine che avete già iniziato…
«…che fa parte di un progetto che portiamo avanti con le scuole e sul quale c’è il sito web Un albero per il futuro dove si può vedere quante sono le piante che sono state messe a dimora, anche nell’ambito dell’albero per la legalità di Falcone, che ha la stessa finalità: quella di dare simbolicamente un messaggio di legalità anche ambientale».
Mentre i semi sono a disposizione per i vivai…
«…i semi li abbiamo noi e con un progetto della cabina di regia del PNRR vedremo come procedere per dare la disponibilità dei nostri centri a fornire i semi da mettere nei vivai. Perché è importante che quando si mettono a dimora questi alberi siano piante autoctone, così non abbiamo specie invasive che porterebbero anche dei danni ambientali».
Ha parlato di un Centro di formazione internazionale a Sabaudia: di che si tratta e quando inizia?
«C’è già, lo stiamo sviluppando e ci siamo posti come termine tre anni. Quindi per il 2024 probabilmente arriveremo anche a completarlo come infrastruttura, però è già attivo. Abbiamo già attività di formazione per i nostri militari che vanno nei Paesi che sono sotto l’egida Unesco e che chiedono la nostra collaborazione insieme con i tecnici dell’Ispra. In più verrà aperto alle polizie straniere, a chi volesse venire da noi per acquisire le conoscenze e quindi fare polizia ambientale, acquisire le capacità…»
… da quando l’apertura agli stranieri?
«Siamo già pronti, il tempo di adeguare l’infrastruttura a queste esigenze».
Possiamo dire già dal 2023?
«Sì, ma già è partito il progetto, abbiamo fatto delle convenzioni con la FAO, l’Unesco e faremo dei corsi di formazione a Sabaudia, dove ripeto c’è già la scuola»
Quindi un potenziamento di questa scuola in chiave anche internazionale?
«Sì».
L.S.