Francesco Ferrini: distinguere tra specie alloctone e specie invasive

Il prof. Francesco Ferrini chiarisce che nella gestione del verde urbano si deve distinguere tra specie aliene e specie invasive, evitando generalizzazioni dannose. Molte specie alloctone si integrano senza problemi e possono offrire vantaggi ecologici ed estetici, mentre le specie invasive richiedono controllo per proteggere la biodiversità urbana. Un approccio scientifico e selettivo è essenziale per un verde urbano sostenibile e diversificato.

Specie aliene e specie invasive: le differenze fondamentali

Negli ultimi anni, il tema delle specie vegetali aliene in ambiente urbano è diventato centrale nei dibattiti sulla gestione del verde pubblico e della biodiversità urbana. Tuttavia, spesso si riscontra una confusione tra il concetto di "pianta aliena" e quello di "pianta invasiva", che hanno significati completamente diversi.

Le specie alloctone, introdotte intenzionalmente o accidentalmente dall'uomo, popolano territori diversi dal loro areale storico, autosostenendosi dal punto di vista riproduttivo. La maggior parte di esse si integra nei parchi urbani senza arrecare danni significativi.

Confondere tutte le piante alloctone (o aliene) con le invasive è un errore che ignora l'eterogeneità di questo gruppo. La maggior parte delle piante alloctone si integra nelle aree urbane senza causare particolari squilibri ecologici.

Specie invasive: una minaccia per la biodiversità

Le specie invasive, invece, rappresentano una piccola frazione delle aliene e si diffondono rapidamente, alterando la vegetazione autoctona e modificando la composizione floristica.

Alcuni esempi emblematici di specie arboree invasive in ambito urbano includono:

  1. Ailanthus altissima (ailanto): crescita rapida, invasione di terreni disturbati e danni a infrastrutture.
  2. Acer negundo (acero negundo): specie nordamericana altamente competitiva.
  3. Paulownia tomentosa (paulownia): diffusione incontrollata in ambito urbano.
  4. Broussonetia papyrifera (falso gelso): capace di creare densi boschetti a scapito delle specie locali.

Queste specie non solo alterano la composizione floristica, ma incidono sulle proprietà del suolo, sull'habitat della fauna autoctona e sulla competitività delle altre specie vegetali.

Una gestione sostenibile e selettiva del verde urbano

La gestione del verde urbano deve basarsi su una selezione attenta delle specie, evitando l'introduzione di specie invasive e promuovendo invece l'integrazione di specie aliene non problematiche. Un approccio generalizzato rischia di portare a scelte controproducenti e dispendiose.

Per garantire un equilibrio ecologico, si raccomanda l'adozione della regola del 10-20-30 suggerita da Santamour (1990):

Non più del 30% di individui appartenenti alla stessa famiglia,

Non più del 20% allo stesso genere,

Non più del 10% alla stessa specie.

L'introduzione di nuove accessioni vegetali richiede un approccio sperimentale, con test e monitoraggi continui, per garantire la loro adattabilità agli ambienti urbani.

Nella scelta delle specie dovrebbe essere tenuta in considerazione la necessità di incrementare la biodiversità per evitare gli effetti negativi della monocoltura, come dimostrato nel caso dell'olmo e del platano in alcune città americane.

La diatriba tra specie native ed esotiche

La questione native versus esotiche è spesso dibattuta con toni accesi, alimentati da informazioni non sempre accurate. Sternberg (1996) distingue tra piante autoctone, indigene e naturalizzate, evidenziando che l'ambiente urbano è molto diverso dall'habitat naturale.

Pertanto, un approccio pragmatico suggerisce di considerare le specie autoctone come "strutturali" e di utilizzare le esotiche con criterio, evitando una "globalizzazione vegetale" che penalizzi le specie locali.

Verso una maggiore consapevolezza ecologica

La confusione tra specie aliene e specie invasive riflette spesso una scarsa consapevolezza delle dinamiche ecologiche urbane. È necessaria una gestione basata su evidenze scientifiche per apprezzare e integrare le specie aliene non invasive e concentrarsi sulle misure di contenimento per quelle invasive.

Investire in una selezione accurata delle specie consente di migliorare la qualità del verde urbano senza comprometterne la sostenibilità ecologica. Una gestione consapevole deve porsi tre domande fondamentali:

  • Come selezionare il materiale per l'ambiente urbano?
  • Quali test utilizzare per la valutazione delle specie?
  • Come caratterizzare una buona crescita?

Sperimentazioni in ambiente urbano e collaborazione tra enti pubblici e privati sono essenziali per individuare le migliori soluzioni per un verde urbano sostenibile.

Prof. Francesco Ferrini,
Presidente del Distretto Rurale Vivaistico-Ornamentale della provincia di Pistoia

Bibliografia

  • Richards N.A., 1993. Reasonable guide for street tree diversity. J. Arboric. 19(6):344-349
  • Santamour 1990. Trees for urban planting: diversity, uniformity and common sense. Metria 7: Trees for the nineties: landscape tree selection, testing, evaluation, and introduction. Proc. of the VIIth Conf. Of the Metropolitan Tree Alliance. The Morton Arboretum, Lisle, Illinois, June 11-12:57-66.
  • Sternberg G.,1996. Getting friendly with the natives, in Amer. Nurs., Sept. 15th:37-47
  • Sydnor T.D., 1998. A push-pull approach to increasing biodiversity. Metria 9, Proc. of the 9th Metropolitan Tree Alliance, Columbus Ohio, August 8-10, 1996.