Olio toscano: qualità eccellente, ma molte olive restano sugli alberi per i costi

La fotografia di CIA Toscana sulla campagna olearia 2024-2025 evidenzia un bilancio in chiaroscuro: eccellenza nella qualità dell’olio e buona produzione, ma rese insoddisfacenti e costi di raccolta in forte aumento. L’alto costo della manodopera e le basse rese spingono molti produttori a lasciare le olive sugli alberi.

Qualità e produzione: luci e ombre

La stagione ha visto un netto miglioramento nella produzione, con alcune aree interne che hanno raddoppiato i volumi rispetto allo scorso anno. Tuttavia, le rese produttive, a causa della siccità estiva e delle piogge autunnali, si sono mantenute al di sotto delle aspettative. A ottobre le rese si aggiravano intorno al 7-8%, per poi salire al massimo al 13-14% a novembre, valori comunque inferiori alle medie storiche.

La qualità dell’olio si è rivelata eccellente, favorita dall’assenza della mosca delle olive, che ha contribuito a un prodotto con caratteristiche organolettiche straordinarie. L’olio Toscano, per la quasi totalità, rientra nelle specifiche della nuova Igp, con acidità massima dello 0,45%.

Costi di raccolta: un freno per il settore

Il presidente della Cia Toscana, Valentino Berni, ha evidenziato come i costi di raccolta siano aumentati del 30-40% rispetto al 2023. Nelle aree interne, il costo per raccogliere un quintale di olive raggiunge gli 80 euro, un livello insostenibile per molti produttori, che hanno preferito non raccogliere. “Con rese al 10%, il costo della raccolta incide per l’80% sul prezzo finale dell’olio – spiega Berni –. Servono investimenti in infrastrutture e innovazione per garantire sostenibilità economica al settore”.

I numeri dei frantoi: doppia produzione rispetto al 2023

Il Frantoio dell’OTA (Scandicci) ha lavorato 25mila quintali di olive, quadruplicando i numeri del 2023. Situazione analoga al Frantoio del Grevepesa (San Casciano), che ha già franto il doppio delle olive rispetto allo scorso anno. Tuttavia, i costi di frangitura, legati al peso della materia prima, sono aumentati, aggravando ulteriormente la situazione economica degli olivicoltori.

Prezzi stabili, ma ancora lontani dalla sostenibilità

I prezzi dell’olio extravergine d’oliva, nonostante l’aumento della produzione, si mantengono elevati: tra i 15 e i 18 euro al litro al dettaglio e 10,30-11 euro all’ingrosso, con un premio per il biologico. “Il mercato è in crescita – afferma Sandro Piccini, presidente OTA – ma il dramma resta nei costi di raccolta. Serve un piano strutturale per salvaguardare il futuro della filiera”.

Un futuro da costruire

Con una produzione che fatica a soddisfare la domanda e un export in crescita, il settore olivicolo toscano si trova a un bivio. Senza interventi strutturali e strategie innovative, il rischio è quello di vedere sempre più olivi non raccolti e un’erosione della competitività sul mercato internazionale.

Redazione