Olio di Oliva: Confagricoltura e UNAPOL chiedono una svolta strategica
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Il settore olivicolo italiano in crisi strutturale: persi il 30% del raccolto e il 38% della produzione in 15 anni. A Roma, Confagricoltura e Unapol sollecitano un piano nazionale unico per la competitività. Giansanti: 'serve un piano strategico'; La Pietra: 'superare la frammentazione'.
L’Italia deve ripensare la strategia dell’olivicoltura per non perdere ulteriore terreno nel mercato internazionale. È l’allarme lanciato questa mattina a Roma, presso Palazzo della Valle, durante il convegno “Olio di oliva: dalla tradizione al futuro. Prospettive per l’olivicoltura italiana”, organizzato da Confagricoltura e Unapol. L’evento ha riunito i principali attori del comparto, con la presenza delle istituzioni, per analizzare i dati allarmanti del settore: negli ultimi 15 anni il raccolto è sceso del 30% e la produzione di olio ha subito una contrazione del 38%, mentre le superfici coltivate sono rimaste quasi invariate (-3%).
“Serve un piano strategico nazionale – ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – per rafforzare la competitività e fermare l’emorragia produttiva. L’Italia, che oggi si trova dietro Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia, rischia di perdere una leadership storica se non si interviene con investimenti mirati e modernizzazione delle strutture produttive. È necessario un cambio di passo deciso, evitando visioni ideologiche e concentrandoci su soluzioni concrete per rendere il nostro olio d’oliva competitivo a livello globale”. Il confronto con altri paesi del bacino mediterraneo evidenzia politiche settoriali più incisive, con Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia in forte crescita, grazie a un approccio unitario e investimenti in innovazione.
Un primo passo concreto è stato annunciato dal sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, che ha confermato la prossima convocazione del Tavolo Olio per definire linee guida nazionali e promuovere un’interprofessione unica. “Si sta lavorando alla definizione delle linee guida per il comparto – ha dichiarato La Pietra – in modo da essere immediatamente operativi e garantire risorse adeguate per il rilancio del settore. Dobbiamo costruire un piano condiviso che superi la frammentazione attuale e dia agli olivicoltori italiani gli strumenti necessari per competere con i principali produttori mondiali”.
L’oliveto Italia, è stato detto, è poi da ristrutturare. Il 61% delle piante ha più di 50 anni; il 49% ha una densità per ettaro inferiore a 140 piante e solo l’1.5% ha più di 400 piante per ettaro. Il quadro che emerge è di un oliveto Italia vecchio e poco competitivo, che necessita di essere ristrutturato.
Per garantire un futuro all’olivicoltura italiana, secondo Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, bisogna puntare su innovazione e formazione. “L’eccessiva frammentazione e la mancanza di un valore equo per l’olio extravergine richiedono visione e cooperazione. È necessario investire in impianti ad alta densità, senza pregiudizi per le varietà, per aumentare la produttività e la sostenibilità economica del settore”, ha sottolineato.
Altro tema cruciale è la valorizzazione del prodotto italiano, a partire dalla formazione nelle scuole e nella ristorazione. Ad oggi, il consumatore medio non conosce a fondo le caratteristiche dell’olio extravergine italiano e spesso si affida al prezzo come unico criterio di scelta. Rafforzare la cultura del prodotto e garantire una comunicazione efficace sulla qualità dell’olio nazionale rappresentano azioni fondamentali per rilanciare il comparto.
È evidente che il mercato globale offre ancora buoni margini per l’olio d’oliva italiano, ma è necessario un cambio di rotta immediato. La sinergia tra istituzioni, produttori e associazioni di categoria può rappresentare la chiave per arrestare il declino e riportare l’Italia tra i protagonisti del settore, a patto che si adotti una strategia capace di coniugare pianta (olivo) e olio.
Andrea Vitali