Vannucci Zero: modello per un distretto senza erbicidi nella vasetteria
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Presentato ieri a Pistoia dalla Vannucci Piante il primo vivaio “glifosate free”: quasi 3 ettari di coltivazioni in vaso con doppio telo antialga drenante (comprensivo di strato di lapillo) e pacciamature naturali con scarti di legno di filiera corta, il tutto certificato MPS. Vannino Vannucci: «i costi di produzione aumentano del 20/30% e c’è bisogno di sostegno pubblico per la riconversione degli impianti di vasetteria vecchi». Il presidente del Distretto vivaistico di Pistoia Mati: «questa grande azienda innovatrice apre la strada alle più piccole del distretto, che però non sono ferme». Il presidente dell’Associazione Vivaisti Magazzini ricorda che per le coltivazioni in pieno campo, oltre la metà del distretto, il discorso è molto più complesso e costoso. Sulle preoccupazioni per la scadenza del 31 dicembre 2021 per un vivaismo toscano completamente a glifosate 0, l’assessore all’agricoltura Remaschi dice: «riteniamo che può essere rispettata, ma monitoreremo il mercato e faremo verifiche intermedie». Per l’assessore all’ambiente Fratoni le «produzioni devono essere eco-compatibili per avere un mercato e un’appetibilità che va oltre la bellezza della pianta e Vannucci Zero ben interpreta il protocollo per un vivaismo sostenibile recentemente siglato».
Doppi manti antialghe traspiranti, con interposto uno strato di lapillo, per un migliore drenaggio e pacciamature naturali in granuli di scarti di legno (di faggi della vicina montagna pistoiese) adagiate nei vasi su substrati a base di fibra di cocco ecocompatibile. Sono questi gli elementi chiave che consentono al nuovo vivaio Vannucci Zero - oltre 2 ettari e mezzo situati accanto alla sede di Vannucci Piante a Piuvica nel comune di Pistoia - di fare a meno del glifosate, il più utilizzato e contestato degli erbicidi, e di qualunque altro tipo di agro-farmaco contro l’erba infestante. Nel contesto di un processo di coltivazione che è totalmente sostenibile e certificato con il bollino internazionale MPS: dall’infrastruttura con le ampie e pulite zone di rispetto fra strada/fosso e coltivazioni, alle palature in pali di castagno, i contenitori in plastica riciclata e l’irrigazione secondo la tecnica di “micro-irrigazione localizzata” (presente in buona parte della vasetteria del distretto vivaistico pistoiese), che permette di dosare alle piante lo stretto necessario di acqua, con quella in esubero recuperata e riutilizzata al 90%.
Il nuovo vivaio, dopo circa 2 anni di sperimentazioni, è stato presentato ufficialmente ieri alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia dal responsabile marketing di Vannucci Piante, Andrea Massaini, al cospetto del titolare Vannino Vannucci, dei presidenti del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Mati e dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini, in un incontro moderato dalla giornalista Cesara Buonamici, che conosce bene il settore agricolo visto che la sua famiglia produce olio nelle colline fiorentine intorno a Fiesole, a cui sono intervenuti, fra gli altri, gli assessori toscani all’ambiente e all’agricoltura Federica Fratoni e Marco Remaschi, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi e il presidente della Provincia, nonché sindaco di un comune della montagna pistoiese, Luca Marmo. Una sperimentazione collaudata, come l’ha definita Massaini, che, anche se per ora ha interessato una piccolissima frazione dei terreni di Vannucci Piante, è molto significativa in prospettiva, visto che nell’azienda leader del distretto pistoiese la vasetteria vale il 70% e il pieno campo il 30%. E che rappresenterà un modello anche per gli altri vivaisti, perché questo sistema di coltivazione, ora che è stato studiato e collaudato da Vannucci, è tutto sommato abbastanza semplice, anche se richiede un investimento iniziale per l’organizzazione del vivaio e impone costi di produzione maggiori. Da qui l’aspettativa di normative regionali ad hoc, perché, come ha detto Massaini, «la sostenibilità ha 3 gambe: ambientale, sociale ed economica». Sarà quindi da verificare come reagirà il mercato, sì più sensibile all’eco-compatibilità ma pur sempre attento ai prezzi dei prodotti.
«Nel mondo ci sono i pionieri che aprono la strada, questo è un percorso che è partito tempo fa da un’azienda come Vannucci che ha sempre avuto sensibilità per l’eco-sostenibilità – ha detto Francesco Mati, presidente del Distretto vivaistico pistoiese nel suo intervento –. Il vivaismo sta andando in questa direzione, si sta impegnando e sacrificando, perché è difficile stare sui mercati, dove tutto ciò che esportiamo è sottoposto a migliaia di controlli. Sentiamo spesso parlare di green economy. Forse per la prima volta si tratterà di una green economy dove c’è qualcosa di verde». A margine dell’incontro, Mati ha anche ricordato che il percorso è partito «molti anni fa sostituendo la torba con la fibra di cocco» e che come presidente del distretto plaude all’iniziativa perché «è la dimostrazione che le aziende vivaistiche pistoiesi sono attente all’ambiente e quando una grande azienda per il territorio pistoiese ma anche per l’Europa dà dei segnali di questo tipo sicuramente le altre avranno la possibilità di trovare una strada aperta più facilmente percorribile». Quindi non è un distacco dal resto del distretto e Vannucci non è sola «perché ci sono anche altre aziende che stanno portando avanti iniziative minori» nella stessa direzione.
Nel suo intervento l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha detto «che è giusto tenere attenzione sulle 3 gambe della sostenibilità, perché i prodotti devono stare sul mercato», ma c’è e crescerà ancora «una richiesta, magari più di nicchia, per produzioni con determinate caratteristiche e certificazioni. Me lo auguro, perché se un’azienda non guadagna, poi chiude». Quanto è perentorio, alla luce di tali incertezze, il termine del 2021 stabilito dalla Regione Toscana per un vivaismo senza glifosate? Così ci ha risposto l’assessore Remaschi al termine dell’incontro: «abbiamo dato un termine anticipatorio rispetto alle risoluzioni della Commissione europea: abbiamo stabilito che al 31.12.2021 la Toscana deve diventare glifosate free. Abbiamo iniziato un percorso di confronto con le aziende e le organizzazioni e abbiamo la certezza che questo termine possa venire rispettato. Però abbiamo anche il buon senso di capire che c’è un mercato, ci sono aziende che danno occupazione. Quindi è chiaro che faremo dei passaggi intermedi, dei monitoraggi per verificare che questo possa accadere». Con l’auspicio nel frattempo che, tenendo conto di «quello che è successo negli Stati Uniti dove la Bayer è stata chiamata a rifondere cifre molto importanti, ci siano investimenti reali [..] nel mondo della ricerca, affinché effettivamente vengano fuori prodotti con principi attivi diversi che siano meno impattanti per l’ambiente e per la salute di tutti i cittadini» e che «questo termine anticipatorio possa essere attuato anche dalla stessa Commissione europea».
Anche l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni è stata sentita da Floraviva al termine dell’incontro sul significato di questa iniziativa. «La sperimentazione condotta dall’azienda Vannucci si pone all’avanguardia – ci ha risposto - e soprattutto interpreta in maniera tangibile e molto significativa quelli che sono gli obiettivi che stanno dentro al Protocollo recentemente sottoscritto fra Regione Toscana e distretto vivaistico [vedi]. La sostenibilità è ormai una direttrice di sviluppo ineludibile per cui i vivaisti prima di tutti sanno che le loro produzioni devono essere eco-compatibili per avere un mercato e un’appetibilità che va oltre la bellezza della pianta, l’aspetto e la salute della pianta stessa. E da questo punto di vista questa sperimentazione ci dice che abbiamo giustamente fissato l’asticella sufficientemente in alto, perché a questo modello che l’azienda Vannucci ci propone dovranno orientarsi anche le altre aziende. Ovviamente con un’opera di formazione e soprattutto supporto agli investimenti necessari che ogni azienda dovrà intraprendere per porsi esattamente su questo livello di produzione». E ci sarà un adeguato sostegno economico alle aziende? «Certamente – ha detto l’assessore Fratoni - i fondi del prossimo piano di sviluppo rurale dovranno tenere conto prima di tutto del fatto che esiste un distretto vivaistico, che è un tema anche questo molto dibattuto in Europa, e dall’altra parte che gli investimenti in sostenibilità devono essere prioritari, perché abbattono i costi che le aziende sostengono proprio per collocarsi in una dimensione che sia ambientalmente compatibile e quindi meritano di essere sostenuti».
«Vannucci ha anticipato il percorso – ha esordito nel suo intervento Luca Magazzini, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) – ma il resto del vivaismo non è lontano». «Siamo il 1° settore dell’agricoltura toscana a sottoscrivere con la Regione un impegno di questo genere nell’eco-sostenibilità – ha aggiunto – e oggi lo vediamo concretamente esemplificato nella vasetteria, dove questa impostazione è già avviata nel 30% dei vivai perché è più attuabile, mentre nelle coltivazioni in pieno campo le soluzioni sono più complesse. Ma noi abbiamo bisogno di stare dietro a tutto il vivaismo. Da qui la richiesta di accompagnare il percorso con un sistema di finanziamento. Se il passaggio dovrà essere fatto sul 100% delle superfici aziendali gli investimenti saranno enormi. E bisognerà lavorare affinché questo modello sostenibile sia promosso fra i consumatori, perché le imprese devono fare profitti per sopravvivere». Dopo l’incontro, Magazzini ha precisato che «nella vasetteria i criteri più o meno sono questi, anche se le tecniche di pacciamatura possono essere anche altre, perché su questo fronte è una continua ricerca. Per quanto riguarda invece le coltivazioni in pieno campo si tratta di meccanizzare di più la produzione e fare più attenzione agli spazi di derivazione, che dovranno essere riprodotti anche lì, con forte aumento dei costi». Ma sarà possibile eliminare del tutto il glifosate anche in pieno campo, oltre alla vasetteria? «Sarà possibile attenuarlo drasticamente e attenuare la chimica in generale, ma le patologie delle piante vanno combattute per legge e finché non ci sono principi naturali in grado di farlo bisognerà ricorrere alla chimica, più o meno come si fa con l’uomo».
Al termine, Floraviva ha chiesto una battuta conclusiva a Vannino Vannucci stesso. Il quale nel suo breve intervento aveva detto che «siamo appena all’inizio, perché abbiamo sperimentato un vivaio di piccole dimensioni per capire meglio quanto può costare produrre a glifosate zero, perché ci sono investimenti importanti da fare e costi di produzione maggiori». Ecco, che cosa si è capito dalla sperimentazione sui costi? «I costi sono sicuramente superiori – è stata la sua risposta -. Ora la percentuale si dice un po’ male, ma dovrebbe attestarsi tra il 20 e il 30 per cento in più. Magari si potrà in futuro limare ulteriormente e migliorare ancora un po’ la performance, ma allo stato attuale sono questi i numeri. Quindi, come ho ricordato prima, bisogna essere accompagnati in questo percorso da finanziamenti pubblici, soprattutto per la riconversione delle vasetterie vecchie». E la qualità delle piante così prodotte è intatta? «La qualità si può mantenere – dice Vannucci -. C’è però più intervento manuale, c’è tanto lavoro in più, è quello il costo aggiuntivo. E anche macchine, certo. Ma i vasi grandi, ad esempio, si invasano a mano. C’è da augurarsi che tutto questo abbia anche un percorso di riconoscimento da parte della clientela».
L. S.