Tarlo asiatico: l’eradicazione del focolaio pistoiese convalidata dagli ispettori CE
-
in Servizi
Il Servizio Fitosanitario Regionale, con il sostegno scientifico del CREA e in collaborazione con l’Associazione Vivaisti Italiani, ha definitivamente eradicato il focolaio dell’Anoplophora chinensis identificato nel 2017 in 10 vivai e 40 giardini privati dell’area distrettuale pistoiese. Successo convalidato dagli ispettori della Commissione Europea a gennaio. Circa 15 mila piante distrutte e danni per 1 milione di euro indennizzati dalla Regione. La storia e l’aiuto degli Sniffer Dog svizzeri.
La piana pistoiese è tornata ad essere a tutti gli effetti un’area indenne da uno degli insetti alieni più dannosi per le piante: il tarlo asiatico.
Il focolaio dell’Anoplophora chinensis, questo il suo nome scientifico, è stato eradicato dopo quattro anni di intenso lavoro del Servizio Fitosanitario della Regione Toscana, con il sostegno scientifico del CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l'analisi della Economia Agraria) sostenuto anche dai vivaisti.
Il successo, il primo di questa portata in Italia, è stato convalidato anche dagli ispettori della Commissione Europea che a gennaio, dopo aver visitato il territorio colpito, hanno comunicato ufficialmente l’approvazione delle procedure attivate e confermato di fatto la validità delle azioni intraprese dal Servizio Fitosanitario Regionale.
A vincere questa battaglia hanno contribuito gli “Sniffer dog”, cani da fiuto debitamente addestrati per il rilevamento di larve di Anoplophora chinensis all’interno delle piante ospiti.
«L’eradicazione di questo pericoloso insetto – ha dichiarato l’assessora toscana all’agroalimentare Stefania Saccardi - è sicuramente un evento di grande soddisfazione raggiunto con un enorme impegno e coinvolgimento della Regione Toscana, in particolare del Servizio Fitosanitario Regionale, di CREA, del Distretto vivaistico-ornamentale pistoiese e delle associazioni dei vivaisti pistoiesi oltre che della popolazione locale. Un successo riconosciuto anche dalla Commissione Europea che, testimoniando la validità e la cura tenace che abbiamo impiegato, riconosce l’impegno e la qualità dell’intervento che risulta per la sua portata unico in Italia. La battaglia non finisce qua. Abbiamo al momento messo al sicuro il distretto vivaistico ma l’attenzione rimane alta e il lavoro di controllo costante e intenso».
«Sono ormai 5 anni che le aziende del distretto si sono occupate del problema – ha detto Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia -. Io ricordo ancora i primi giorni in cui erano stati fatti questi ritrovamenti e c’è stata per fortuna una forte comunicazione fra le aziende e l’apparato del Servizio Fitosanitario Regionale. E sostanzialmente tutti a tappeto, veramente a tappeto, abbiamo perlustrato non solo le nostre superfici aziendali ma anche quelle di coloro che non erano in grado di farlo e che erano in stato di mezzo abbandono. E questo ha consentito già all’inizio un primo controllo massivo delle superfici interessate e quindi credo di poter affermare che anche gli operatori non sono stati con le mani in mano e questo è importante».
«In un primo momento – ha aggiunto Magazzini - c’è stato un danno d’immagine. E a livello europeo c’erano stati dei dubbi sulla nostra capacità dal punto di vista qualitativo delle produzioni. Però è stato un primo periodo, poi alla prova dei fatti, vedendo che noi facevamo i controlli quotidiani sulle nostre produzioni grazie anche al Servizio Fitosanitario che sistematicamente certifica ogni singola pianta prima che lasci le nostre aziende è andata discretamente bene. Tra l’altro l’Associazione Vivaisti Italiani si è fatta carico anche di integrare i giardini dei privati interessati dal problema: i privati non si rendevano conto di avere il problema, noi invece vedendolo abbiamo eradicato le piante e le abbiamo sostituite. C’è stato anche questo impegno non da poco nel corso del tempo».
«In un primo momento – ha aggiunto Magazzini - c’è stato un danno d’immagine. E a livello europeo c’erano stati dei dubbi sulla nostra capacità dal punto di vista qualitativo delle produzioni. Però è stato un primo periodo, poi alla prova dei fatti, vedendo che noi facevamo i controlli quotidiani sulle nostre produzioni grazie anche al Servizio Fitosanitario che sistematicamente certifica ogni singola pianta prima che lasci le nostre aziende è andata discretamente bene. Tra l’altro l’Associazione Vivaisti Italiani si è fatta carico anche di integrare i giardini dei privati interessati dal problema: i privati non si rendevano conto di avere il problema, noi invece vedendolo abbiamo eradicato le piante e le abbiamo sostituite. C’è stato anche questo impegno non da poco nel corso del tempo».
«L’Anoplophora è arrivata da noi probabilmente nei tronchi, perché colpisce nel tronco – ha spiegato il prof. Francesco Ferrini, presidente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia dall’anno scorso -. Ma c’è un’altra specie di Anoplophora che colpisce invece le branche ed è quella che adesso hanno in America e che ci auguriamo tutti che non arrivi da noi. Per cui si tratta di continuare a controllare non solo il materiale legnoso che arriva direttamente, ma anche i pallet che vengono fatti proprio a partire dalle branche. Questo lavoro del Servizio Fitosanitario in collaborazione con il Distretto e l’Associazione Vivaisti Italiani è stato importantissimo anche per impedire che il tarlo si diffondesse nel patrimonio arboreo delle nostre città, fuori dei vivai».
Che cosa è il tarlo asiatico
Indicato dall’Unione Europea tra i 20 organismi nocivi più pericolosi proprio a causa del potenziale impatto ambientale ed economico, contrariamente ai “parenti” autoctoni, questo insetto è capace di aggredire piante sane.
Buca la corteccia degli alberi per deporvi le uova (di solito una settantina) da cui si sviluppano larve lunghe sino a 5 centimetri che scavano vere e proprie gallerie dentro tronchi, rami e radici, divorando le piante dall'interno.
Proprio per questa sua pericolosità, la normativa europea prevede che, in caso di rinvenimento di un focolaio, debbano essere distrutte tutte le piante infette e le altre presenti entro 100 metri. Deve inoltre essere bloccata la movimentazione di tutte le piante presenti nel raggio di due chilometri dal focolaio.
La sua presenza è dunque particolarmente temuta nei comprensori vivaistici, dove può provocare danni ingenti per gli attacchi sulle piante e la conseguente limitazione al commercio.
I danni che ha procurato a Pistoia
Sono state oltre 15mila le piante distrutte nel pistoiese dal 2017. Si trattava di aceri, ma anche di carpini, platani, rose e lauroceraso, queste perlopiù le specie che il tarlo ha colpito.
Le piante erano presenti in 10 vivai e in 40 giardini. Ingenti i danni, che la Regione Toscana ha indennizzato con uno stanziamento di quasi 1 milione di euro (su cui sarà fatta domanda di rimborso alla Commissione Europea), mentre parte delle piante rimosse nei giardini privati sono state sostituite a titolo gratuito dalle associazioni dei vivaisti pistoiesi.
La storia
L’insetto fu rinvenuto nell’ottobre del 2017, durante le ordinarie attività di controllo presso uno dei 930 vivai presenti nel territorio pistoiese, distante appena cinque chilometri dal centro di Pistoia.
Immediatamente dopo aver avuto la conferma ufficiale che si trattava proprio di questo pericolosissimo patogeno, Il Servizio Fitosanitario Regionale ha adottato all’interno dell’area delimitata (ovvero l’area dove l’insetto è stato fisicamente trovato) e nella adiacente area di sorveglianza, tutte le misure fitosanitarie necessarie alla sua totale eliminazione. Il primo passo è stata la distruzione delle piante infette e di quelle presenti nei cento metri da queste ed il blocco della movimentazione di tutte le piante sensibili a carico di ben 127 vivai presenti nella zona circostante il focolaio, dell’estensione di quasi 500 ettari.
Successivamente è iniziata una fase che tecnicamente viene definita di “monitoraggio”. Le attività sono state realizzate secondo quanto previsto dalla normativa fitosanitaria (Decisione 2012/138/UE), ed hanno comportato per tutto il Servizio Fitosanitario un enorme impegno lavorativo.
A partire dal 2018 fino al 2021, su un’area di 1.200 ettari, gli ispettori fitosanitari hanno effettuato un controllo intensivo delle piante sensibili, affiancando alle ispezioni visive, trappole con feromoni per la cattura degli insetti adulti e cani appositamente addestrati per il rilevamento di larve di Anoplophora chinensis all’interno delle piante ospiti. Fortunatamente non è stato rinvenuto nessun altro insetto.
Gli "Sniffer dog"
Tra Austria, Germania e Svizzera, ci sono circa un centinaio di cani che hanno ottenuto la certificazione per riconoscere l'Anoplophora. Di questi, circa una trentina lavora e solo una decina lo fa a livello internazionale. Il loro servizio è molto richiesto in Svizzera, Germania, Francia e appunto Italia.
In Italia, oltre che a Pistoia, hanno lavorato in Piemonte, dove sono stati scoperti due nuovi focolai di tarlo asiatico.
L.S.