Sulle stelle di Natale la lotta integrata garantisce qualità. Quali chance per il bio?
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All’incontro di aggiornamento “Star Academy” dell’azienda floricola Andreas Psenner, lo scorso gennaio, consigli sulla corretta coltivazione delle poinsettie e su come applicare la difesa integrata dalla mosca bianca, ormai debellata nell’azienda altoatesina. Rampinini sulla buona coltivazione di stelle di Natale e sugli obblighi di legge. Kuhnle: la lotta integrata costa solo un 10% in più e ci sono altri vantaggi. Disparità di vedute sulle prospettive di stelle di Natale biologiche certificate. [foto di Bonini Piante]
Come coltivare le stelle di Natale affrontando nella maniera corretta tutte le fonti di rischio, in primis le mosche bianche attraverso la difesa integrata, e raggiungere la massima qualità? Come capire se la propria azienda floricola è davvero pronta ad adottare una lotta integrata su larga scala, con al centro l’uso sistematico di insetti utili, e come impostare una strategia di difesa fatta di prevenzione, mezzi fisici, prodotti chimici, lotta biologica e monitoraggio? Qual è la differenza di costo fra lotta integrata e trattamenti tradizionali? E che prospettive ha l’ulteriore balzo in avanti nell’eco-sostenibilità di produzioni di poinsettie biologiche certificate?
Sono gli argomenti principali affrontati a inizio di quest’anno durante l’incontro di aggiornamento professionale “Star Academy” organizzato dall’impresa floricola di Bolzano Andreas Psenner presso l’Hotel Four Points by Sheraton di Padova. A trattare tali questioni sono intervenuti un esperto consulente come l’agronomo Giorgio Rampinini (con la relazione “Consigli tecnici sulla coltivazione delle stelle di Natale e problematiche della stagione 2016: la mosca bianca”), Francesco Lavagnoli di Koppert (“Difesa fitosanitaria su Poinsettia”), il direttore tecnico di Psenner Michael Kuhnle (che ha illustrato la strategia di difesa seguita, con successo visto che dal 2013 la mosca bianca non c’è più nelle serre di Bolzano e Caldaro) e uno dei titolari, Robert Psenner (che ha tra l’altro presentato la gamma di stelle di Natale del catalogo 2017).
A Giorgio Rampinini abbiamo chiesto dopo la fine dell’incontro di riassumerci i tre consigli principali per una buona coltivazione della poinsettia. «Non è facile ridurre la coltivazione della Poinsettia a due o tre consigli – è stata la sua risposta -. Teniamo presente che, essendo una coltura estiva, necessita di un controllo accurato della climatizzazione, quindi dell’ombreggio e delle temperature. E poi la fase finale, che è quella che determina l’aspetto estetico della pianta e quindi il suo valore sul mercato avviene invece in condizioni climatiche sfavorevoli perché è autunno-inverno, per cui abbiamo giornate corte, tempo nuvoloso e freddo. Quindi è combinare le due cose che è difficile. Per il resto un buon terriccio di partenza e una normale cura assicurano il risultato. La coltivazione non è poi così difficile. Le difficoltà vengono casomai dalle patologie, cioè dal controllo delle infestazioni di mosca bianca, che sono il problema principale da una ventina d’anni». E a proposito dell’efficacia della difesa integrata e della sua obbligatorietà per legge in Italia, così ci ha riassunto quanto di fatto richiesto dalla normativa: «coltivare in modo che la pianta sia robusta, con uso sostenibile dell’acqua e dei concimi. Ragionare per fare i trattamenti in base a dei principi scientifici, cioè in relazione alle soglie di intervento e alle epoche in cui esce il parassita (che è una cosa che si applica in viticoltura e frutticoltura, ma in floricoltura è molto più difficile). Usare mezzi fisici e biologici prima del prodotto chimico. Poi usare finalmente il prodotto chimico…». Cioè prima vanno usati gli insetti utili? «Prima va usata la lotta biologica e anche i mezzi fisici, dove si può, cioè isolare e impedire la diffusione del patogeno o parassita e poi usare i mezzi chimici da ultimo. Infine controllare il risultato della lotta. Quindi la chimica deve essere l’ultimo passo. Però non si improvvisa nella lotta biologica e nella difesa fisica. Ci vogliono degli investimenti e ci vogliono delle conoscenze…».
Per il direttore tecnico di Psenner Michael Kuhnle il primo requisito dei floricoltori per adottare con successo la lotta integrata «è l’essere convinti che la lotta integrata funziona. Questa è la base, perché in questo modo possono convincere anche i loro collaboratori. Altrimenti non può funzionare». «Poi – continua Kuhnle - l’igiene è molto molto importante, quindi lavorare nel pulito nelle serre e anche all’esterno. Terzo, controllare che le piante giovani arrivino senza mosca bianca, senza parassiti. Inoltre fare monitoraggi regolarmente nelle colture per vedere se la popolazione sta aumentando o no. Noi siamo arrivati a 0% di mosca bianca nelle serre». E quanto costa la difesa integrata rispetto ai trattamenti tradizionali? «La differenza c’è – dice Kuhnle - ma non è così grossa come magari pensava qualche cliente. E’ vero che il prodotto è più costoso nella lotta biologica e che gli insetti utili costano di più della lotta chimica. Però ci vuole molta più manodopera nell’applicare la lotta chimica. Perciò, facendo i conti della manodopera e del prodotto, esce fuori che la lotta biologica costa un 10% in più, che non è tanto. E poi si può usare questa scelta nel marketing», nel senso di comunicare che le piante sono prodotte quasi senza uso di chimica per venderle magari «a un prezzo un po’ più alto». Inoltre ci sono altri vantaggi: «meno rischi di bruciature, che la lotta chimica ogni tanto causa, e più organizzazione nelle serre. Posso distribuire i predatori anche se le persone stanno lavorando dentro le serre e ho il vantaggio che la pianta è più sana, non intossicata con prodotti chimici. Quindi forse alla fine si fa pari».
Interessanti le risposte che ci sono state date nell'occasione sulle prospettive di produzioni di vere e proprie poinsettie biologiche certificate. L’indicazione più ottimistica su questo fronte è stata quella di Michael Kuhnle, che ha sì spiegato che fare il salto verso il bio significherebbe «usare concimi biologici e non più quelli chimici che si usano adesso» ed «evitare nanizzanti, per cui lavorare di più sulle varietà di stelle compatte, che non ne hanno bisogno», ma ha affermato che si tratta di «una cosa fattibile in futuro» dal punto di vista tecnico. Fra quanto? «Ci vorranno magari 4 o 5 anni – dice - però ci si può arrivare». Il mercato lo chiede? «Il nord Europa già lo chiede, in Italia magari arriverà un po’ più in ritardo, ma arriverà anche qua». D’accordo con Kuhnle su quest’ultimo punto Giorgio Rampinini, per il quale «tutto quello che è bio è richiesto». Ma più cauta e ricca di distinguo è la sua risposta quando gli si domanda di spiegarci cosa comporterebbe il passo verso il biologico. Innanzi tutto premette un concetto spesso trascurato dall’opinione pubblica: con il biologico «rimane sempre il problema che se una pianta viene attaccata da un parassita, può produrre al suo interno delle tossine, che sono appunto tossiche e nessuno sa cosa facciano esattamente all’uomo. Quindi il bio deve essere fatto in un certo modo perché altrimenti la pianta che si ottiene può essere più tossica di una a cui hai applicato certi antiparassitari chimici, dato che se la lotta chimica normale viene fatta in maniera ponderata e accurata e con coscienza e si rispettano i tempi alla fine il prodotto non ha residui dentro». Precisato ciò, Rampinini è dell’avviso che «bisogna imparare prima a fare bene la lotta integrata. Poi ci si rivolgerà al bio, perché è vero che il biologico è una salvezza, perché i prodotti bio sono venduti più cari e uno riesce a portare a casa un po’ più di soldi. Però se la si fa bene la lotta bio costa di più di quella chimica e anche di quella integrata. Quindi bisogna fare i conti bene, perché la differenza di prezzo di vendita fra prodotto tradizionale e prodotto bio non è poi così ampia, 15-30% al massimo in più per il secondo». Ecco infine il punto di vista dell’imprenditore, Robert Psenner: «la stella biologica o in generale un prodotto biologico è un prodotto certificato con tanti controlli: si parte dal terriccio, dal substrato, i fitofarmaci non sono permessi per niente, i nanizzanti non sono permessi, ecc. Inoltre, prima di fare una stella biologica, dobbiamo chiederci quale motivazione ha, visto che non è un alimentare. Invece nella lotta integrata parliamo di un minimo possibile di trattamenti chimici col massimo di predatori. La lotta integrata consente di fare un bel prodotto e ha un senso, perché si riesce a risparmiare dei soldi, facendo un prodotto in cui per il cliente finale non ci sono più residui chimici dentro. Per una pianta la lotta integrata è il massimo che si può fare per essere al cento per cento sicuri di consegnare un prodotto esteticamente perfetto, mentre col biologico è difficilissimo».
Lorenzo Sandiford