Memorial Vannucci, Boeri: ormai necessari il verde in città e i vivaisti  

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Premiato a Pistoia al Memorial Vannucci, all’indomani dell’inaugurazione di un bosco verticale in social housing in Olanda, l’architetto Stefano Boeri si è raccontato al giornalista Luca Telese e ha lanciato chiari messaggi sul futuro dell’urbanistica: necessario aumentare il green nelle città in tutti modi, con attenzione anche ai tetti verdi, e in Italia sono 4 milioni gli edifici del Dopoguerra da sostituire; cruciale pure la connessione delle grandi aree verdi del territorio.  

«Vannucci è un interlocutore necessario perché lavoriamo con i grandi numeri. A Prato ad esempio collaboriamo anche con lui per il rivestimento degli edifici con facciate verdi. Ma pure alla Triennale di Milano lo stiamo facendo. Il fatto è che oggi si va anche dai produttori di piante» così come si va dai produttori di materiale edile.
E’ la risposta dell’architetto Stefano Boeri alla penultima domanda (quale è il suo rapporto con il vivaista Vannucci?) del giornalista Luca Telese che lo ha pubblicamente intervistato sabato 2 ottobre al Nursery Campus di Pistoia in occasione del 22° Memorial Moreno e Franca Vannucci, dove è stato insignito del Premio Micco Città di Pistoia. Una esplicita ammissione della nuova centralità dei vivaisti nella professione dell’architetto tout court e non più solo dell’architetto del paesaggio o del progettista di spazi verdi. Almeno nell’approccio all’attività di architetto di un innovatore quale Boeri, che incalzato da Telese ha raccontato alcuni momenti fondamentali della sua storia professionale, ha passato in rassegna alcuni suoi progetti green degli ultimi anni e si è espresso sulle questioni più attuali dell’urbanistica all’epoca dell’emergenza climatica.
Con alcune dichiarazioni significative già prima dell’incontro ai microfoni dei giornalisti. Come quando ha detto, sollecitato sulle prospettive urbanistiche di Pistoia, che essa avrà un «ruolo non diverso da quello di molte città di media dimensione in Italia, cioè città che hanno un rapporto importante col paesaggio verde e col territorio e quindi hanno un ruolo importante nel senso che oggi la connessione delle grandi aree verdi che abbiamo nel territorio italiano è una delle grandi sfide. Da questo punto di vista credo che Pistoia svolga e svolgerà un ruolo importante, come tante altre città e regioni italiane soprattutto della fascia appenninica». E poi quando ha dato una notizia su cui è ritornato dopo nella conversazione con Telese: «ieri abbiamo inaugurato in Olanda ad Eindhoven un bosco verticale in social housing, cioè con un sistema di appartamenti in affitto per giovani a bassissimo costo. Un edificio con tutte le facciate alberate, verde, ma accessibile a tutti. Questo è per noi un grande grande risultato perché abbiamo dimostrato che si può avere un’architettura verde, un ecosistema verde in tutte le città del mondo accessibile a tutti».
L’incontro è stato aperto da un saluto di Vannino Vannucci in cui il titolare della più grande azienda vivaistica del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese, richiamandosi alle questioni climatiche al centro della cronaca di questi giorni a Milano, ha detto: «sentiamo la responsabilità di trattare argomenti fondamentali per il futuro quali tutela dell’ambiente, transizione ecologica e politiche green. Dobbiamo valutare che il nostro settore sta vivendo un momento eccezionale per la richiesta di piante, che ci impone di riflettere, perché abbiamo una responsabilità importante. Riteniamo che Pistoia debba recitare un ruolo di primo piano in questo contesto e vogliamo fare la nostra parte con produzioni di qualità e sostenibili. Il futuro può essere roseo».



La conversazione fra Telese e Boeri si è aperta con una domanda su come è nata l’idea del “bosco verticale”, l’edificio ricoperto di piante costruito a Milano che l’ha reso celebre nel mondo: un modello o «format», come l’ha definito Telese, poi imitato da tanti altri. Boeri ha rievocato, tra le lontane fonti d’ispirazione, la madre architetto, autrice «negli anni ’60 vicino a Varese di una casa nel bosco costruita in modo da non toccare le radici degli alberi», e il romanzo il Barone rampante di Italo Calvino, il cui protagonista decide di vivere sugli alberi. Ma soprattutto ha ricordato, come spunto diretto, di quando si trovò a Dubai nel 2005: «era un’esplosione di volumi nel deserto, con 220 grattacieli che stavano sorgendo, ricoperti di facciate di vetro». Una scelta paradossale e per certi versi assurda che lo spinse a pensare che cosa avrebbero potuto essere invece «edifici con facciate tutte coperte da foglie e piante». E di lì a poco arrivò l’opportunità di sperimentare questa idea a Milano, che si concretizzò solo dopo che con un’équipe di esperti, fra cui anche botanici ed etologi, riuscì a dare risposte precise alle 7 domande tecniche poste da uno dei finanziatori con riferimento alle condizioni di possibilità di costruzioni ricoperte di piante a quel modo. 
Conversando con Telese, Boeri ha passato in rassegna alcuni suoi progetti degli ultimi anni, fra cui oltre al già citato bosco verticale di Eindhoven, il Bosconavigli di Milano, una sorta di “grattacielo orizzontale” costruito attorno a un olmo centenario: un edificio con facciate verdi di 7 piani e alto 11 metri, con tutti i tetti coperti di piante e abitabili. E «questa è la vera sfida», ha osservato Boeri, i tetti sono uno spazio che dovremmo ripensare nella nuova prospettiva green: «abitabili e coltivabili», la sfida è introdurre le piante negli spazi alti. Boeri ha citato anche quattro boschi verticali in Cina, che sta investendo sia nella forestazione che nelle nuove coperture verdi degli edifici esistenti. E poi ha ricordato anche il progetto Forestami, già ben avviato, che mira a piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 nell’area metropolitana di Milano.    
«Oggi l’abbiamo capito tutti – ha poi affermato Boeri – che abbiamo bisogno di aumentare le superfici verdi nelle città: tetti verdi, orti condominiali, boschi urbani, corridoi verdi ecc. Non è più un’idea estetica e neanche ideologica, ma una necessità». Del resto, ha aggiunto, «abbiamo solo un modo di assorbire la CO2 già prodotta e lo offrono le piante che, semplificando, si nutrono di CO2. Città più verdi significano vivere meglio». E alla richiesta di Telese di dare un consiglio ai giovani che si stanno impegnando in questi giorni sul fronte ambientale, ha risposto così: «questi ragazzi hanno un ruolo fondamentale per la vita del pianeta: o saranno i primi a subire le conseguenze dei nostri errori o dovranno cambiare radicalmente il modo di vivere sul pianeta. Una via di uscita che non è solo una difesa, ma anche un’opportunità di miglioramento: energie rinnovabili, forestazione, economia circolare e decarbonizzazione porteranno lavoro, sviluppo e nuove idee a tutti i livelli».
Concludendo, Boeri ha richiamato la possibilità di sostituire tanti edifici obsoleti del nostro Paese senza intaccare le bellezze del nostro patrimonio storico-architettonico. In Italia, ha ricordato, esistono 8 milioni di edifici costruiti dopo il 1945 e di questi 4 milioni sono obsoleti: consumano troppa energia, sono degradati e insicuri dal punto di vista antisismico. «L’operazione più logica sarebbe abbatterli e sostituirli con edifici costruiti con caratteristiche migliori. Ma questa cosa non passa, è un peccato»

L.S.