Col kit di Avi e Puj tutti protagonisti della forestazione urbana
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All’inaugurazione del Giardino dei donatori del nuovo ospedale di Prato presentato anche il kit “Giungla in casa per tutti” a cura dell’Associazione vivaisti italiani insieme a Prato Urban Jungle e Fondazione Ami Prato. Per il presidente di Avi Magazzini l’idea è che «l'inverdimento delle aree urbane non può essere realizzato solo dal soggetto pubblico» e il progetto aiuterà ad avere nuove generazioni più preparate su verde e piante. Il sindaco di Prato: alla nostra forestazione daranno un contributo alcune delle maggiori personalità in questo settore, da Mancuso a Boeri. L’assessore Barberis: non solo più piante e vegetazione nelle aree libere intorno agli edifici, ma anche soluzioni naturali negli interni; il progetto “Verde è salute” è centrale per una nuova visione delle città.
«Abbiamo messo insieme un kit di piante di piccole dimensioni per ragioni di comodità e perché possa essere maneggiato facilmente anche da bambini e persone inesperte. L’idea è che i cittadini non possono solo aspettare che le città diventino più verdi. L'inverdimento delle aree urbane non può essere portato avanti solo dal soggetto pubblico ma anche all’interno delle famiglie. Questo kit mira a stimolare, in particolare i bambini e i ragazzi, a diventare essi stessi protagonisti della forestazione urbana».
Con queste parole Luca Magazzini, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), sabato scorso durante l’inaugurazione del “Giardino dei donatori di sangue” del nuovo ospedale di Prato, ha sintetizzato il significato e le finalità del kit “Giungla in casa per tutti” realizzato in collaborazione con Fondazione Ami Prato e Prato Urban Jungle (Puj). Un kit con l’occorrente per realizzare un angolo verde in casa che può essere acquistato - sia nello shop online di Ami e su Agrito.it che in alcuni punti vendita della città fra cui la libreria Giunti, Conad Maliseti e il Mercato Terra di Prato – a fini benefici con 25 €: il ricavato servirà a realizzare il giardino del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Santo Stefano. Come già illustrato in maggiore dettaglio in un precedente articolo, il kit è concepito in un’ottica ecosostenibile e comprende, oltre a quattro piantine, 10 litri di terriccio Tor-free_21 proveniente da un sistema di economia circolare che recupera il substrato delle piante non più vitali, 500 gr di concime organico, 4,5 litri di cippato quale pacciamante naturale e le istruzioni per la messa a dimora. Istruzioni che sono state illustrate dal vivo, con una dimostrazione in occasione dell’inaugurazione del Giardino dei donatori, dal giardiniere Johnny Pasquinelli, seguito da vicino dall’interessatissimo sindaco di Prato Matteo Biffoni.
Le quattro giovani piante che compongono il kit sono Nandina, Pittosporum (i pittospori), Lonicera (i caprifogli) e Trachelospermum jasminoides (i rincospermi o falsi gelsomini), coltivate in uno speciale vaso fabbricato mediante stampaggio, compressione, “cottura” di un impasto di fibra vegetale e cellulosa, torba bionda e acqua privo di sostanze chimiche e totalmente biodegradabile. «Nell’utilizzo degli ammendanti abbiamo scelto preparati biologici, di recupero o che rispondono ai nuovi criteri della sostenibilità ambientale – ha spiegato Luca Magazzini -. Tra le quattro piante c’è ad esempio un rampicante come il rincospermo che con il tempo può diventare utile anche a scopi di protezione o riparo da sole e vento oppure anche per finalità di privacy. Ma saranno la fantasia e le necessità delle famiglie a valutare come utilizzarlo. In ogni caso è qualcosa che le famiglie avranno modo di sviluppare in prima persona. E probabilmente contribuirà ad avere nuove generazioni con una preparazione più significativa su questi temi».
All’inaugurazione sono intervenuti, oltre al sindaco di Prato, l’assessore all’urbanistica e all’ambiente Valerio Barberis, a cui fa riferimento tutto il progetto Prato Urban Jungle (vedi nostro articolo e nostra intervista), Daniela Matarrese, direttore sanitario del Presidio ospedaliero Santo Stefano di Prato, i paesaggisti Renato Defant e Luca Ghezzi, che hanno curato la riqualificazione del Giardino dei donatori contraddistinta da cinque begli esemplari di alberi Ginkgo biloba nel contesto del progetto “Green Care”, la consigliera regionale di Prato Ilaria Bugetti, che ha detto che questa iniziativa della sua città è un modello da seguire a livello regionale e ha annunciato che la Regione Toscana sarà comunque fortemente impegnata a realizzare tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030, e Claudio Sarti, presidente della Fondazione Ami, nel ruolo di moderatore dell’evento.
«Oggi inizia a prendere forma il nostro progetto “Verde è salute” – ha affermato Daniela Matarrese riferendosi all’intervento a verde nella hall dell’ospedale Santo Stefano e alla riqualificazione del giardino dei donatori -. Che cosa significa? Fin dall’inizio di questa pandemia ci siamo tutti resi conto di quanto l’ecosistema intorno a noi in realtà influenzi la nostra vita». «La vicinanza alle piante – ha aggiunto - è studiata in letteratura scientifica da molti anni ed è ormai risaputo che avere vicino una pianta, un qualcosa che cresce e si trasforma ogni giorno riduce ad esempio la degenza ospedaliera. Non sappiamo quali siano i meccanismi diretti con cui il verde agisce, ma sicuramente agisce sulla nostra psiche e sul corpo. Pertanto effettueremo degli interventi sul verde. Questo è il primo intervento di un intero sistema verde che sarà intorno all’ospedale, che noi chiamiamo Parco Santo Stefano. Ma oltre a questo noi cercheremo anche di produrre insieme ai nostri specialisti dei progetti specifici che mirino a capire quale è l’interazione fra ogni singola persona e il verde. Quindi vedrete crescere il progetto negli anni, perché è un progetto di medio termine che durerà almeno 5 anni e ci servirà. La crescita di una pianta non avviene immediatamente, ma avviene nel tempo, come la vita di tutti noi. Oggi nasce qualcosa che lasceremo ai nostri figlio».
«Noi siamo fortunati perché abbiamo a pochi metri da qui quelli più bravi di tutti con le piante, che sono i vivaisti di Pistoia che ci danno una mano – ha detto il sindaco Matteo Biffoni -. Negli ultimi mesi siamo venuti qui spesso per altri motivi. Perché qui c’era il delirio per davvero e noi profani eravamo terrorizzati per quello che stava succedendo e le donne e gli uomini, i tanti professionisti che lavorano qua dentro, sono stati capaci nel corso di questo anno di darci sostegno e fiducia. Ancora non è finita e non c’è da mollare un colpo, però indubbiamente stamattina il clima è diverso perché stiamo inaugurando una bella cosa e raccontando una bella storia. E questo è un tassello che si aggiunge a un lavoro di tutta la città». «L’altro giorno ad esempio – ha proseguito Biffoni - abbiamo presentato il bando del carbon neutral: più di 400 alberi da piantare in città, un’intuizione vincente di Valerio [Barberis, ndr]… Con noi lavorano tutti i migliori in questo campo: Stefano Mancuso, Stefano Boeri, Treedom, tutti quelli che hanno raccontato che in una città con più alberi si vive meglio. Figuriamoci in un posto come questo, dove oggettivamente in alcuni casi c’è dolore. C’è anche la maternità, è vero, ma per il resto sono luoghi faticosi per chi ci lavora e chi ci sta. Se in una città il verde rende tutto migliore, cioè più gradevole dal punto di vista estetico ma soprattutto più vivibile, figuriamoci in un luogo come questo. E’ un percorso di coerenza che l’ospedale fa insieme alla città».
«Il futuro dell’umanità dipende dalla capacità di avere città con un valore ambientale diverso rispetto a come le abbiamo progettate fino a oggi – ha sottolineato l’assessore Valerio Barberis -. E quindi interventi come questo di riforestazione delle aree libere intorno agli edifici sono un aspetto fondamentale. La sfida di Prato Urban Jungle è questa: una specie di forestazione 2.0 che prova a dare un significato ambientale a delle aree che oggi sono un problema e che sono le maggiori fonti climalteranti. E’ una sperimentazione europea, finanziata da un Programma europeo che si chiama Urban Innovative Actions, che va a sperimentare se utilizzare le cosiddette tecnologie a base naturale negli edifici (facciate, tetti) e in tutto quello che sta intorno per riempirlo di vegetazione può diventare una risposta. Ciò si interfaccia con la riflessione in corso sul fatto che le città devono essere dei luoghi sani e quindi su come gli interventi di forestazione urbana nelle aree libere e gli interventi di nature based solutions negli edifici, come quelli di Prato Urban Jungle, possano diventare un nuovo paradigma di sviluppo urbano in cui le città, come dice il prof. Mancuso, devono essere letteralmente invase dalla natura».
L’assessore Barberis ha poi illustrato i quattro principali interventi del progetto Prato Urban Jungle:
- nel Quartiere di San Giusto, sugli Edifici Epp di via Turchia, grandi edifici di edilizia residenziale pubblica, ci sarà una forestazione e rivegetalizzazione di 200 alloggi che avranno le facciate completamente rivestite di verde. E lo stesso avverrà negli spazi attorno agli edifici con i giardini che diventeranno dei luoghi in cui la città si apre, non più singoli giardini condominiali (spazi semiprivati) ma luoghi aperti alla città. Ci saranno interventi di demineralizzazione, con i parcheggi trasformati in luoghi di socializzazione, e la realizzazione di orti urbani.
- nel Quartiere Macrolotto Zero, al Mercato Coperto, il più denso della città di Prato, un luogo post industriale dove gli edifici hanno occupato completamente la città e non esistono quasi delle aree libere nelle quali abbia diritto di cittadinanza la natura. In questo caso la sperimentazione è anche sull’interno degli edifici. Un intervento del think tank di designer e scienziati vegetali Pnat, cofondato da Stefano Mancuso, che consisterà nell’allestimento di due “fabbriche dell’aria” che depureranno l’interno del nuovo mercato coperto, che tra l’altro sarà inaugurato nella nuova funzione domani. Un tema decisivo perché se le nostre città sono inquinate un grande problema è quello della qualità dell’aria all’interno degli edifici.
- nel Quartiere del Soccorso, alla sede Consiag Estra, affacciata su un’arteria con passaggi di 50 mila veicoli al giorno, l’intervento è in un edificio per uffici, che verrà completamente avvolto da una nuova architettura con grandi vasi contenenti alberi e siepi. Sarà un edificio che assorbirà i raggi solari e produrrà energia, ha detto l’assessore. A caratterizzare l’intervento anche la copertura piana a verde sul tetto.
- ancora nel Quartiere di San Giusto, nell’area commerciale, si punterà su Urban farming e Food Park, con una serra idroponica in cui saranno coltivate piante e ortaggi, toccando così il tema delle politiche alimentari sostenibili e coinvolgendo i giovani in una riflessione sugli stili di vita sani, sul cibo, sull’alimentazione. Un intervento molto complesso quindi, che prevede un partenariato composto da tantissimi soggetti e personalità.
Tornando all’inaugurazione del giardino dei donatori, l’assessore Barberis ha concluso affermando che la collaborazione fra Comune di Prato, Fondazione Ami e Azienda ospedaliera e Società della salute rappresenta «l’inizio di una nuova visione della città in cui la natura è salute».
Lorenzo Sandiford