Vino open lable: la UE potrebbe cancellare l’identità territoriale e la biodiversità italiana

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La notizia è di quelle che rischiano di far tremare la terra sotto i piedi della Commissione Europea, se è vero che le modifiche del regolamento UE 607/2009 in materia di “denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli” risulteranno in un’ottica penalizzante per l’Italia.

L’allarme lanciato da Coldiretti riguarda la potenziale perdita di 3 miliardi di euro di ricavi, se l’Unione Europea deciderà di superare l’attuale normativa e procedere ad una liberalizzazione delle etichette, che consentirebbe ad aziende vinicole di qualunque angolo d’Europa di apporre sulla propria bottiglia indicazioni di vitigni tipicamente italiani, come possono essere il Lambrusco, il Primitivo, l’Aglianico o il Sangiovese.

Un danno non indifferente per la nostra economia, che ridurrebbe la storia produttiva e il suo legame con il territorio ad una mera categoria merceologica. Infatti, il nodo ruota tutto intorno ad un cavillo, ovvero alla definizione dell’identità del vino in base al vitigno, piuttosto che al luogo di produzione.

Per la Coldiretti si tratta di concorrenza sleale, che fa gola a competitor tradizionali come la Spagna, ma anche a paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario, che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia, che può contare su ben 500 varietà di uve da vino”.

Su questo punto il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha chiesto chiarimenti in Commissione Europea, ma il Commissario Phil Hogan ha rassicurato l’Italia che non ci saranno ripercussioni che “penalizzino l’attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità”.

Il 2015 ha visto l’Italia rubare alla Francia il primato della produzione mondiale di vino. La produzione Made in Italy genera un fatturato di oltre 9,5 miliardi di euro solo in Italia e lavoro 1,25 milioni di persone.

 

Redazione Floraiva