Un decalogo su ricerca e innovazione ad “Agricoltura domani”

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Presentato oggi al convegno “Agricoltura domani”, organizzato a Roma da Conaf e Confagricoltura, un decalogo sulla ricerca e l’innovazione nel settore. L’obiettivo finale dei dieci desiderata è riassunto nel 1°: produzione sostenibile e di qualità «aumentando la produttività». Nel 2011 l’Italia ha investito in ricerca per l’agricoltura 300 milioni di euro, lo 0,8% del valore della produzione agricola.

Produzione agricola «sostenibile e di qualitàaumentando la produttività»; impegno a vasto raggio nella «salvaguardia delle risorse naturali» e del territorio; prodotti competitivi grazie anche alla creazione di «start up innovative»; «intensificazione e … integrazione delle conoscenze» più che delle tecnologie; deframmentazione del sistema italiano della ricerca; maggior collegamento fra ricerca e imprese o professioni sia nella «raccolta del fabbisogno di innovazione» che nella «diffusione» delle innovazioni; partecipazione attiva alle sfide di “Horizon 2020” e alla formazione di partenariati europei; istituzioni di ricerca competitive nei bandi Ue e non più soggette a «inopinati “tagli”» di risorse pubbliche.
Sono i punti più qualificanti del “Decalogo” per il rilancio della ricerca e l’innovazione in agricoltura presentato oggi a Roma durante il convegno “Agricoltura domani”, organizzato da Conaf (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali), da Confagricoltura, da Fidaf (Federazione italiana dottori in agraria e forestali), e Unasa (Unione nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell'agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla tutela ambientale). Un documento che potrà essere sottoscritto e condiviso anche da altri soggetti.
Con questo decalogo si vuole porre l’attenzione su alcuni aspetti critici che stanno limitando le potenzialità della ricerca e la diffusione di innovazioni nel settore delle produzioni vegetali ed animali. Problematiche che devono essere affrontate prima che sia troppo tardi ed il declino del settore, che già è evidente dalle performance produttive ed economiche, diventi irreversibile. «Riteniamo urgente e non più procrastinabileaffermano Conaf, Confagricoltura, Fidaf e Unasa - l’avvio di una politica volta a realizzare una profonda riforma strutturale. La ricerca agraria, in linea con le scelte dell’Unione Europea e finalizzata allo sviluppo e all’innovazione, avvalendosi delle nuove tecnologie abilitanti, deve considerare la produzione primaria e la filiera alimentare in stretta connessione con il territorio, la salute e l’energia».
Negli ultimi decenni, si legge nel comunicato stampa degli organizzatori del convegno, la ricerca è stata la protagonista assoluta in agricoltura. Grazie alla ricerca è cresciuta la produttività al passo con l’aumento della popolazione mondiale: dagli anni ‘60 gli abitanti del pianeta sono passati da poco più di 3 miliardi a 7 miliardi; in parallelo la produzione cerealicola è cresciuta da circa 900 a quasi 2.400 milioni di tonnellate. Praticamente nello stesso periodo la produzione di cereali è aumentata il 50 per cento più velocemente della popolazione mondiale. Il tutto con aumenti trascurabili delle terre coltivate, ma soprattutto con incrementi delle rese unitarie. Nei prossimi annisostengono gli organizzatori - dovremmo continuare a puntare sulla ricerca, perché avremo bisogno di maggiore produzione agricola e dovremo gestire in maniera sostenibile le risorse naturali dell’ecosistema. Inoltre, poiché la percentuale media di aumento delle rese si sta riducendo, si evidenzia un calo della efficacia delle azioni di ricerca e sviluppo, che andrebbero, invece, potenziate.
Diminuire la spesa nella ricerca, prosegue il comunicato, significa mettere a rischio produzione e produttività: con varietà resistenti alla siccità, ad esempio, non si avrebbero avute perdite come in quest’annata e la conseguente instabilità sui prezzi. Obiettivo di Europa 2020 è di aumentare sino al 3% la quota del Pil destinata a finanziare ricerca e innovazione (in tutti i settori), mentre oggi la media europea a 27 è del 2%, con Francia (2,26%) e Germania (2,82%) che superano la soglia, altri già al 3% (Svezia, Danimarca e Finlandia) e l’Italia agli ultimi posti con l’1,26% e un obiettivo fissato assai poco ambizioso (1,58%). Anche le somme impegnate nella spesa pubblica per la ricerca in agricoltura sono in calo per l’Italia: 440,7 milioni di euro nel 2008 contro 311,1 milioni di euro nel 2011; per una media dello 0,8% (2008-2010) rispetto al valore della produzione agricola.
Ecco il “Decalogo: 10 spunti di riflessione sulla ricerca e l’innovazione” per intero sul sito web di Confagricoltura.

L.S.