Quali fertilizzanti rappresentano un valore aggiunto per la pianta e per l'utente finale?
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Un nuovo studio di HortTechnology, pubblicazione dell'American Society for Horticultural Science, svela le migliori strategie di somministrazione dei fertilizzanti per fornire migliori capacità di resistenza alle piante: dopo gli esperimenti effettuati su petunie, i fertilizzanti a rilascio controllato e quelli con tecnologia del doppio avvolgimento DCT si rivelano migliori di quelli idrosolubili.
I produttori di piante coltivate in vaso spesso utilizzano fertilizzati per assicurarsi che l'utente finale possa ricevere una pianta in salute e vigorosa. Questo “fertilizzante residuo” rappresenta un valore aggiunto alla pianta, arrivando a portare benefici al di là della serra. Secondo Paul R. Fisher, autore dello studio su HortTechnology (numero di aprile 2016), molti consumatori provvedono a fertilizzare le piante, ma queste non sempre sono adeguatamente fertilizzate in seguito alla loro vendita. «Senza fertilizzante residuale, non importa quanto sia ben sviluppata la genetica delle piante o la loro qualità, le loro prestazioni diventeranno molto probabilmente scarse nel lungo termine», spiega Fisher. Egli, con i suoi colleghi, ha predisposto uno studio per confrontare le strategie di utilizzo di fertilizzanti idrosolubili (FSM) e fertilizzanti a rilascio controllato (CRF) al fine di fornire una nutrizione adeguata durante la produzione e le fasi di consumo di piante di petunia. Per simulare le fasi di produzione, le petunie 'Supertunia Vista Bubblegum' sono state coltivate in esperimenti in serra in un substrato di torba/perlite in contenitori per 42 giorni, con trattamenti di fertilizzante idrosolubili o a rilascio controllato. Le analisi hanno dimostrato che tutti i trattamenti di fertilizzanti (idrosolubili soltanto; con un basso tasso di combinata idrosolubile e a rilascio controllato; idrosolubili con un secondo rivestimento a rilascio controllato o con DCT) hanno prodotto piante di alta qualità dopo 42 giorni. «I produttori hanno quindi molteplici strategie per la produzione di piante di qualità simili, e la scelta si riduce a fattori come il costo e la praticità» commentano gli autori dello studio. In una successiva "fase del consumatore", i ricercatori hanno valutato però anche la crescita delle petunie e il livello di nutrienti nelle piante che sono state mantenute in contenitori o trapiantate e irrigate con acqua pulita per 98 giorni. I risultati hanno mostrato che le petunie cresciute con solo fertilizzante idrosolubile (senza fertilizzante residuo) erano gravemente carenti di nutrienti (come misurato dagli indici di clorofilla e numero di fiori) dopo 42 giorni nella “fase del consumatore”. Mentre le piante di petunia, che erano state coltivate con fertilizzanti a rilascio controllato, erano ancora in crescita in modo vigoroso dopo 42 giorni nella “fase del consumatore”, soprattutto quando erano stati applicati a ritmo elevato fertilizzanti a rilascio controllato o quelli con tecnologia del doppio avvolgimento DCT.
Redazione