Priorità per l’orto-florovivaismo in Francia (e non solo)

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Dal Salon du Végétal le indicazioni di Brand Wagenaar per il rilancio della filiera dell’orto-florovivaismo francese a partire dal 2018. Fra queste, «assicurare la continuità delle aziende di produzione (in difficoltà nelle successioni aziendali, anche per poche vocazioni giovanili) e raggruppare l’offerta e i talenti delle principali regioni».

 
Come rilanciare la filiera dell’orto-florovivaismo in Francia? Una sfida di grande interesse anche per il florovivaismo italiano, accomunato a quello d’Oltralpe per aver dovuto attraversare le conseguenze della tempesta finanziaria del 2008 e le problematiche economiche dell’Unione europea. 
Dagli organizzatori del Salon du Végétal sono state diffuse nei giorni scorsi alcune indicazioni dell’analista di settore Brand Wagenaar, che ha identificato alcune priorità sul breve e medio termine, a partire dal 2018. Il punto di partenza del ragionamento di Wagenaar è che nel 2017 si sono moltiplicati in tutta Europa i segnali di ripresa dell’orto-florovivaismo: dipesi dall’andamento climatico complessivamente favorevole e dallo stabilizzarsi della situazione economica, ma soprattutto dal fatto che «le tendenze strutturali che emergono e si rafforzano favoriranno il verde: aspirazione a una vita sana, al benessere domestico in un ambiente di prossimità verde, naturale e preservato». D’altra parte i modelli di business sono stati rovesciati dall’affermazione del digitale e delle tecnologie dell’informazione e comunicazione e per chi è sopravvissuto adattandosi è il momento di puntare su alcune linee di azione prioritarie, fra cui le seguenti due. 
 
Assicurare la continuità delle aziende di produzione
Tutti i paesi dell'Europa occidentale sono stati toccati da una forte riduzione del numero di aziende di produttori. I primi a gettare la spugna, spiega Brand Wagenaar, sono stati i produttori di fiori recisi, seguiti dai produttori di piante da fiore in serra, e ora molti vivai chiudono per mancanza di redditività, di acquirenti e di manodopera. Finora il calo delle superfici coltivate, aggiunge, non è stato correlato alla riduzione del numero di produttori, perché le fusioni tra aziende e il costante miglioramento della produttività per metro quadrato hanno compensato le chiusure definitive. Ma dal 2015 le superfici produttive sono in calo in Europa occidentale e in tutti i segmenti.
Una cessione d'azienda, continua Wagenaar, richiede da due a tre anni tra l'intenzione di vendere e la firma di un accordo con l’acquirente, e, guardando l'età media dei produttori, attualmente la cessione aziendale è una vera sfida, tanto demografica che economica e territoriale. «Demografica – precisa - poiché quasi il 20% dei dirigenti d’azienda ha più di 60 anni e più del 60% di loro ha tra i 50 e i 55 anni». Inoltre, le aziende «non sempre trovano acquirenti e, quando li trovano, questi possono essere tentati di operare economie di scala realizzando fusioni o cambiamenti radicali, trasformando l’azienda di produzione in una commerciale». (Con conseguenze nefaste per la bilancia commerciale dell’orto-florovivaismo, già pesantemente deficitario). D'altra parte, le difficoltà a trovare manodopera qualificata sono in aumento. 
Dunque la sfida è duplice: rendere più fluido il trasferimento/cessione delle aziende e aumentare le vocazioni florovivaistiche fra i giovani. 
 
Raggruppare le forze e i talenti delle principali regioni
Tra le nuove tendenze strutturali che favoriscono le piante ornamentali e il verde, sostiene Wagenaar, quella del “local pour local” (il locale per il locale) ha tutta l'attenzione dei consumatori, così come quella dei committenti, quando trovano a livello locale una soluzione che soddisfi le loro aspettative. 
Ma per lui è sorprendente constatare quanto la produzione florovivaistica francese sia frammentata, con appena il 10/12% della produzione francese offerta attraverso canali mutualistici. Poiché, a suo avviso, solo una aggregazione totale dell’offerta, dei buoni servizi capaci di dare visibilità a tale offerta e dei mezzi logistici d’area vasta possono soddisfare le aspettative dei nuovi modelli di business, che richiedono strumenti di centralizzazione e di comunicazione dei dati che siano super performanti.
«Il contesto è molto favorevole a temi quali prossimità, logistica, clima, economia, sociale – conclude Wagenaar - ma deve essere messo in condizione di soddisfare altre esigenze come la larghezza e profondità di gamma, la reattività logistica, l’innovazione dei servizi. Un dialogo aperto e costruttivo tra allevatori, produttori, distributori, dettaglianti e consumatori attorno a questa logica del “locale per il locale” non può che andare nella direzione di un vero sviluppo sostenibile».
 
Redazione