Lollobrigida neo ministro dell’agricoltura. Prime reazioni

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Lollobrigida ministro dell'agricoltura

Il nuovo ministro dell’agricoltura, che avrà una delega alla “sovranità alimentare”, è Francesco Lollobrigida. Le reazioni delle associazioni degli agricoltori.

 
Ha da poco giurato al cospetto del presidente della repubblica Sergio Mattarella e della neo premier Giorgia Meloni il nuovo ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Francesco Lollobrigida. Avrà la nuova delega della “sovranità alimentare”.
Nato a Tivoli ma residente a Roma, dove si è laureato in giurisprudenza, il deputato Francesco Lollobrigida è cognato della presidente del consiglio Giorgia Meloni e per diversi anni è stato responsabile nazionale dell’organizzazione del partito Fratelli d’Italia. Capogruppo alla Camera dei deputati dal 2018 al 2022, è stato confermato in quel ruolo il 18 ottobre scorso. Può essere considerato una sorta di braccio destro della neo premier. La sua nomina come ministro dell’agricoltura è sulla carta un significativo segno di attenzione del nuovo governo al settore primario. 
«Buon lavoro al ministro Lollobrigida e alla squadra di governo» ha subito titolato ieri una nota di Confagricoltura non appena uscito l’elenco dei ministri del governo di Giorgia Meloni: «prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio», a cui sono andate «le più vive congratulazioni di tutta Confagricoltura». «Al neo ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, i nostri migliori auguri di un proficuo lavoro - ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. Siamo certi che condividerà con il mondo agricolo il ruolo strategico dell’agricoltura per l’economia del Paese. Ci attendono sfide importanti e dovremo metterci subito al lavoro per rispondere alle esigenze delle aziende agricole che sono chiamate in questo difficile momento a dare risposte in termini produttivi, alle prese con le insidie dettate dai mercati e dalla situazione geopolitica in atto».
Un «buon lavoro all’esecutivo Meloni» è arrivato subito ieri anche da Coldiretti, che per bocca del presidente Ettore Prandini ha ringraziato pure il ministro delle politiche agricole e il presidente del consiglio uscenti Stefano Patuanelli e Mario Draghi. Il cambio di nome del dicastero con l’introduzione del concetto di sovranità alimentare è apprezzato da Coldiretti come «impegno per investire nella crescita del settore, estendere le competenze all’intera filiera agroalimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e garantire agli italiani la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità». Per Coldiretti bisogna «sfruttare i fondi del Pnrr per garantire la sovranità alimentare» ma anche per «ammodernare la rete logistica». Inoltre bisogna dire «no al Nutriscore, al cibo sintetico e agli accordi internazionali sbagliati che penalizzano il Made in Italy» e «fermare l’invasione di cinghiali; realizzare un piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità». Infine, conclude Prandini, «bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio una filiera centrale per le forniture alimentari delle famiglie che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio».
Oggi è arrivato il comunicato stampa di Cia - Agricoltori Italiani con gli auguri di buon lavoro «al Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e a tutta la squadra di governo presieduta da Giorgia Meloni, prima donna presidente del consiglio della storia d’Italia». «Auspichiamo che il nuovo Governo dia al settore agricolo il giusto peso nella vita del Paese – ha dichiarato il presidente di Cia Cristiano Fini -. I gravi problemi economici che stanno investendo l’Italia non risparmiano l’agricoltura, anzi, è proprio questo settore che sta pagando uno dei prezzi più alti, stretto tra gli aumenti delle materie prime e dell’energia e dal contrasto degli aumenti per i consumatori. Se si ferma l’agricoltura si rischia, infatti, di far frenare tutta la filiera agroalimentare del Made in Italy. Occorre, dunque, una politica forte a Bruxelles che contrasti, in primis, l’introduzione di uno strumento inutile e dannoso come il Nutriscore. Nel solco della transizione ecologica Cia chiede, inoltre, che non si penalizzi il solo settore agricolo, come rischia invece di avvenire con la proposta di regolamento Ue sui fitofarmaci, che noi bolliamo come inaccettabile». Cia-Agricoltori Italiani è pronta a collaborare su questi temi e «sull’indispensabile difesa delle aree interne del Paese, che sono bacino di un’agricoltura di qualità e hanno bisogno di risorse e investimenti per non spopolarsi».
 

L.S.