La Salov di Lucca vende ai Cinesi. Cia a tutela del Made in Italy
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La recente acquisizione del Gruppo Oleario Toscano Salov da parte di uno dei più grandi gruppi alimentari cinesi è l'ennesimo segnale della progressiva perdita di controllo dell'Italia del suo settore agroalimentare, che però la rappresenta in tutto il mondo
La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori- commenta negativamente la notizia dell'accordo per l'acquisizione del pacchetto di maggioranza del Gruppo Oleario Toscano Salov, proprietario dei marchi Sagra e Filippo Berio, da parte di una sussidiaria di Bright Food, uno dei più grandi gruppi alimentari cinesi per dimensioni. Una storia che conosciamo bene purtroppo, da Bertolli a Sasso, da Garofalo a Gancia, da Parmalat a Pernigotti, da Buitoni a Galbani: sono anni che assistiamo all'acquisto dei nostri marchi d'eccellenza da numerose compagnie straniere, spagnole, francesi, e ora anche russe e cinesi. Poiché il settore agroalimentare potrebbe rivelarsi strategico per la ripresa economica e del Paese, osserva acutamente Cia, andrebbe tutelato maggiormente, non in una direzione di un ferreo protezionismo, ma verso un'azione concreta che non lasci indisturbati i "conquistatori stranieri". Il punto è che non si può abbandonare un settore così identificativo e remunerativo per l'Italia, Cia richiede allora l'adozione di una regolamentazione più ferrea: urgono interventi seri e concreti che pongano un limite a questa escalation straniera. Per comprendere cosa stiamo perdendo basti pensare che il comparto agroalimentare rappresenta il 17% del Pil, fatturando oltre 250 miliardi di euro l'anno e trainando l'export nazionale con circa 34 miliardi di vendite all'estero.