Il cipresso? Un simbolo essenziale della regione, da tutelare

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cipressi in Toscana Val d'Orcia

Lo ha sostenuto la presidente della Federazione degli agronomi della Toscana Coletta oggi all’incontro all’Accademia dei fisiocritici sul tema “Il cipresso, risorsa e simbolo del territorio senese”. Per il 53% dei turisti negli agriturismi senza queste piante non è Toscana e il 76% è disponibile a dare un contributo per salvarle dal cancro. Coletta: si cercano specie più resistenti alle malattie. [Foto di Hans A. Rosbach da Wikipedia]

Non è originario della nostra regione il cipresso. Eppure, secondo uno studio dell’Università di Firenze a cura di Leonardo Casini, per il 53% dei turisti degli agriturismi di Siena, Firenze, Grosseto, Lucca e Pisa, se non ci sono i cipressi, non è Toscana. Un valido motivo per tutelarli e difenderli dal cancro che dagli anni Cinquanta miete molte vittime nel nostro territorio. Tanto più che «senza questa pianta, l’8% degli intervistati non tornerebbe in Toscana, il 55% tornerebbe ma con minor frequenza».
E’ quanto è emerso durante l’incontro “Il cipresso, risorsa e simbolo del territorio senese” organizzato oggi all’Accademia dei Fisiocritici di Siena da Regione Toscana, Provincia di Siena e Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali senese. Durante il quale è stata presentata l’indagine di Casini, docente del  “Dipartimento di Economia, ingegneria, scienze e tecnologie agrarie e forestali” dell’ateneo fiorentino, che svela quanto i cipressi rappresentino un valore aggiunto per la Toscana.
Intitolato “Il ruolo economico ed ecologico del cipresso in Toscana”, lo studio mostra fra l'altro, oltre ai dati già citati, che «per il 90% degli agri-turisti - come si legge nel comunicato della Federazione degli agronomi della Toscana - i contorni delle colline e i cipressi “sono molto tipici del paesaggio”, mentre per il 41% “sono fondamentali” e solo per l’1% “per niente importanti”». Mentre per quanto riguarda il cancro, una delle malattie più frequenti che colpisce i cipressi, il 96% degli intervistati si dice favorevole all’intervento degli enti competenti per fronteggiarlo. Il 76%, invece, sarebbe addirittura disponibile a pagare per contribuire a mantenere il cipresso nel paesaggio toscano. Gli intervistati erano il 30% italiani e il 70% stranieri, per lo più americani, inglesi e tedeschi.
«Il cipresso non è una specie autoctona – ha spiegato nel suo intervento la presidente della Federazione regionale degli agronomi Monica Coletta - ma si è ormai naturalizzato e storicizzato in Toscana grazie alla sua enorme capacità di insediarsi in contesti paesaggistici difficili, al suo singolare portamento e al suo valore simbolico. Nel tempo si è trasformato in biglietto da visita della Toscana e delle colline argillose di cui il senese è particolarmente ricco».  
«Oggi – ha aggiunto Monica Coletta - ci troviamo a dover fronteggiare i danni provocati dal cancro, malattia che dagli anni Cinquanta colpisce i cipressi provocando danni ingenti a livello economico e paesaggistico, minando esemplari di grande pregio. L’attenzione dei professionisti del paesaggio rurale e dell’ambiente è rivolta alla ricerca di specie resistenti alle malattie, studi che acquisiscono importanza particolare perché il cipresso è un elemento di paesaggio imprescindibile del nostro territorio e va tutelato».

L.S.