Florovivaismo, Cia: costi +74%, -3/4% le vendite da marzo

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La foto di settore di Cia–Agricoltori Italiani all’incontro del 21 luglio della sua Associazione Florovivaisti Italiani con Copa-Cogeca, CREA, AIPSA, ASPROFLOR.

 
Il florovivaismo italiano, con le sue 24 mila imprese capaci di fatturare quasi 3 miliardi di euro, paga doppio il prezzo della crisi economica. Deve fare i conti da una parte con l’aumento dei costi di produzione (+74%), per rincari importanti soprattutto su fertilizzanti (+170%) ed energia (+120%), dall’altra con il calo graduale delle vendite di piante e fiori causato dall’inflazione all’8%.
A lanciare l’allarme è stata Cia-Agricoltori Italiani insieme alla sua Associazione Florovivaisti Italiani (AFI) che il 21 luglio scorso ha tenuto a Roma un incontro sui cambiamenti per il settore florovivaistico coinvolgendo Copa-Cogeca, CREA, AIPSA e ASPROFLOR-Comuni fioriti.
«Al comparto - ha detto il presidente di AFI Aldo Alberto - manca una legge che lo tuteli nelle sedi istituzionali e per un’interlocuzione seria sulle urgenze delle imprese floricole, ancora di più alla luce della pandemia e della guerra in Ucraina. C’è un disegno di legge sul florovivaismo già approvato alla Camera, ma fermo in Senato che adesso non possiamo perdere di vista. Spingeremo perché venga ripreso dalla prossima legislatura, per salvaguardare la competitività del settore e dare seguito alle sfide del Green Deal Ue». 
L’Italia è il terzo Paese UE per produzione di piante e fiori e, dati CREA alla mano – si legge nel comunicato di Cia-AFI - «ha già raggiunto livelli importanti nel 2021 quando, con il verde in tendenza, è aumentato del 5% il prodotto floricolo e l’export è arrivato a quota record un miliardo». «Da marzo a questa parte però, con l’insorgere del conflitto Russia-Ucraina, – continua la nota - c’è una flessione del 3-4% difficile da recuperare, soprattutto per beni che non sono di prima necessità, ma che comunque stanno risentendo di aumenti importanti su materie prime strategiche (sementi, piantine, torbe e imballaggi), come della siccità con danni al comparto già oltre il 30%». 
Per AFI «occorre, dunque, recuperare lucidità e visione, a livello nazionale ed europeo. Bisogna contrastare speculazioni e concorrenza sleale, salvaguardare la qualità del prodotto Made in Italy e Ue, nel segno della distintività. Serve, poi, una programmazione per il mercato dei substrati, la cui domanda cresce del 15% ogni anno, complice la riscoperta del giardinaggio, ma preoccupa in termini di sostenibilità». 
Il florovivaismo, ricorda AFI, deve preservare il suo ruolo nella transizione green e sono necessarie misure a supporto del settore: «dall’estensione del credito di imposta anche per il gasolio ad uso riscaldamento alla cancellazione dei contributi dei datori di lavoro in scadenza a metà settembre. Andranno sanate le gravi mancanze del Decreto Aiuti sui fondi per l’agricoltura e contemplando anche filiere cruciali (substrati, piantine, concimi e vasetteria)». 
«Per il florovivaismo, ma più in generale per il comparto agricolo – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini - si apre una fase difficilissima: alle carenze dovute alla crisi economica si somma, ora, il momento di incertezza politica dettato dalle dimissioni del Governo e, quindi, dallo scioglimento del Parlamento».
 

Redazione