Florovivaismo: anche in Toscana c’è chi chiede lo stato di crisi

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Marco Niccolai Floraviva

Il consigliere regionale della Toscana Marco Niccolai ha proposto di «dichiarare subito lo stato di crisi» per il florovivaismo toscano e di «individuare le risorse nel Piano di sviluppo rurale». Niccolai ricorda che Campania e Liguria, nostre concorrenti nella floricoltura, si sono già mosse in tale direzione.


Una dichiarazione dello stato di crisi del florovivaismo da parte della Regione sarebbe «di vitale importanza»: costituirebbe «un primo ma importante passo perché, al netto delle decisioni del Governo nazionale, aprirebbe lo spazio ad una serie di misure concrete da mettere in campo subito, grazie ai fondi del Piano di sviluppo rurale, che significano per la Toscana decine e decine di milioni di euro».
E’ quanto affermato ieri dal consigliere regionale della Toscana Marco Niccolai, che ha reso noto di avere avanzato già tre settimane fa tale proposta nella Commissione Agricoltura in Regione e ha annunciato una interrogazione alla Giunta regionale per chiedere di individuare percorsi analoghi ad altre Regioni, dichiarando subito lo stato di crisi del settore florovivaistico e intervenendo con i fondi del Piano di sviluppo rurale.
«Con il Piano di sviluppo rurale – ha detto Niccolai - si può intervenire in varie direzioni: ad esempio, come è già stato fatto con altri settori, introducendo misure compensative per le aziende, legandole a parametri oggettivi come perdita di fatturato o altri indicatori». Un’altra possibile azione sarebbe «l'introduzione di premialità specifiche per le aziende del settore nei bandi del Piano di sviluppo rurale». 
«Campania e Liguria, nostre dirette “concorrenti” rispetto al settore floricolo – ha aggiunto il consigliere regionale toscano - si stanno indirizzando su queste linee e l’importanza del florovivaismo in Toscana, che significa il 30 per cento della produzione lorda vendibile dell’agricoltura toscana, chiama tutti noi a mettere in campo uno sforzo eccezionale e, per quanto riguarda la Regione, solo il Piano di sviluppo rurale ha la capacità finanziaria di dare risposte adeguate e di medio termine, necessarie vista la crisi del comparto». 

L.S.