Fari sulla redditività agricola all’incontro di Cia a Lecce
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L’apertura del Commissario Ue Ciolos alle richieste del presidente della Confederazione italiana agricoltori e l’intervento del ministro Catania in difesa del sistema Italia dell’agricoltura. Presentati due rapporti di Cia su “spesa in campagna” ed “agroenergie”, e l’accordo con Cno e Legacoop per l’olio extravergine al 100% italiano “Assieme”.
La redditività delle imprese agricole europee e in particolare italiane è stata il filo conduttore della VI Conferenza economica della Confederazione italiana agricoltori che si è tenuta a Lecce ieri ed oggi.
Un incontro che ha messo a fuoco nella prima giornata la questione della Pac post 2013, che è in fase di rielaborazione e affinamento nelle sedi istituzionali europee prima dell’approvazione definitiva, e a cui sono intervenuti i protagonisti del mondo produttivo agricolo italiano e i maggiori rappresentanti istituzionali del settore: dal Commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, al presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, fino al ministro delle politiche agricole Mario Catania. Ai quali il presidente di Cia Giuseppe Politi si è così rivolto: «Chiediamo più equilibrio nella distribuzione delle risorse fra gli Stati membri. Il criterio non può essere solo la superficie, che si traduce necessariamente in un privilegio ai Paesi e alle produzioni continentali a scapito di quelle caratteristiche delle agricolture mediterranee. Noi chiediamo che la proposta di Bruxelles per la ripartizione delle risorse tenga conto delle specificità e del valore delle produzioni, ma anche della disparità del costo della vita nei diversi Stati». Un appello che ha trovato l’appoggio sia di Mario Catania che di Paolo De Castro, ma soprattutto la disponibilità del Commissario Ciolos, che di fronte alla platea riunita nel Chiostro dei Domenicani si è detto «pronto al dialogo con Parlamento e Consiglio per una Pac equa».
«Per costruire la nuova Politica agricola comune – ha detto nel suo intervento il ministro Mario Catania - dobbiamo partire dalle sfide che abbiamo davanti. Siamo in un mercato sempre più globalizzato e competitivo e ci troviamo ad avere una prospettiva di crescita della domanda nei prossimi anni, ma nello stesso tempo il reddito delle imprese si riduce. L'assottigliamento del reddito appare in contraddizione con la crescita della domanda, ma è un dato di fatto dovuto anche al malfunzionamento della filiera. Abbiamo bisogno di un modello di Pac che difenda e tuteli la redditività delle imprese, il valore della produzione e che aiuti la competitività dell'agricoltura europea. Ebbene, tutto questo lo troviamo solo parzialmente nella proposta di riforma della Commissione».
«L'attuale distribuzione degli aiuti diretti – ha aggiunto Catania - si deve snodare in un lasso temporale che impedisca uno strappo repentino che avrebbe conseguenze traumatiche su molte produzioni. Detto questo, voglio comunque ringraziare il Commissario europeo Dacian Ciolos per non aver avuto, in quest'ultimo periodo in cui il negoziato ha cominciato a fare importanti passi avanti, un atteggiamento dogmatico, per esempio sul 'greening'. Siamo stati sin dall'inizio tra i paesi più critici di fronte a questo aspetto della Pac per poi ritrovarci recentemente a dover difendere l'impianto del 'greening' di fronte ad altri paesi che volevano andare contro le stesse ragioni di fondo, che noi invece condividiamo. È importante - ha proseguito il Ministro - ricordare che la miglior politica ambientale è quella che cerca di mantenere gli agricoltori sul territorio. Per questo non possiamo calare sulle imprese soluzioni che hanno un costo difficilmente sostenibile, bisogna trovare misure che siano tecnicamente adeguate. L'esclusione delle piccole aziende, quelle sotto i 10 ettari, dal 'greening' è senz'altro un importante passo in avanti per fare in modo che questa misura sia compatibile con le imprese».
La questione della salvaguardia, o meglio del ripristino, della redditività delle imprese agricole è emersa anche nei report presentati dalla Cia su “la spesa in campagna” e “Le nuove opportunità: le agroenergie”. Nel caso della vendita diretta, si tratta di un fenomeno che «nei primi sei mesi dell’anno ha già coinvolto più di due milioni di consumatori italiani: un piccolo esercito di consumatori attenti e consapevoli, che opta per la qualità e la tracciabilità degli alimenti, senza dimenticare le esigenze del portafoglio». «Di fronte a questo rinnovato interesse degli italiani per la campagna e per i cibi sani della nostra agricoltura – ha detto la vicepresidente di Cia Cinzia Pagni -, i produttori si stanno dimostrando attenti e propositivi, moltiplicando l’offerta e rendendola sempre più originale e appetibile». Gli aperitivi e i brunch in fattoria, le agro-gelaterie e agro-latterie, i percorsi del gusto, i pranzi a sacco per il trekking sono alcune delle soluzioni inventate dagli imprenditori agricoli più dinamici per sfruttare al massimo il successo della spesa in campagna.
Ma forse ancor più promettente sul piano del miglioramento della redditività delle imprese agricole, oltre che dal punto di vista dei vantaggi ambientali, sembrano le agroenergie. «Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale - sostiene la Cia - ma rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. Ma soprattutto puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Un aiuto per le imprese, ma anche un vantaggio per tutti». Ma quanto “valgono” le biomasse? «Sono la principale fonte di energia rinnovabile in Europa - sottolinea la Cia - e, solo in Italia, hanno fatto risparmiare all’ambiente 24 milioni di tonnellate di Co2. Si tratta dell’energia termica o elettrica derivante dall’utilizzo delle biomasse legnose, di pellet, cippato e delle potature di colture arboree, più in generale degli scarti di agricoltura e allevamento: un’energia che non solo è a “emissione zero”, ma è anche economicamente competitiva, dal momento che arriva a costare meno della metà dei combustibili fossili, e soprattutto è molto più stabile e indipendente dalle fluttuazioni del mercato. Già oggi oltre 20 milioni di tonnellate di biomasse legnose sono destinate ogni anno alla produzione di energia termica, con un fatturato che supera abbondantemente i 5 miliardi di euro». «Quanto al biogas – prosegue la Cia -, oggi sta vivendo un momento di grande espansione: solo fra il 2010 e il 2011 gli impianti in Italia sono quasi raddoppiati, passando da 273 a 521, con un aumento del 91 per cento. A dare il contributo più rilevante allo sviluppo del settore è stato finora il Centro-Nord, in particolare la Lombardia (210 impianti). Però c’è ancora molto da fare -ha dichiarato la Cia- poiché solo nel campo del biogas l’Italia ha un obiettivo al 2020 pari a 1,2 gigawatt, e ora siamo a meno di un terzo di questo potenziale (650 megawatt)».
Nella patria degli ulivi, la Puglia, non poteva mancare uno spazio dedicato all’olio extravergine d’oliva. Nell’occasione è stato presentato l’accordo tra Cia, Cno, Legacoop e Coop Italia per realizzare “Assieme”: «un olio 100% italiano dal campo alla tavola, che garantirà non soltanto la completa tracciabilità del prodotto per il consumatore, ma anche l’equa ripartizione del valore aggiunto e della redditività tra tutti i soggetti della filiera».
L.S.