Da Ifla 2016 il manifesto del “paesaggio per lo sviluppo equo e sostenibile”

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architettura paesaggio ifla 2016

Centralità del progetto e cultura delle trasformazioni possibili nel “Manifesto per il progetto di paesaggio per lo sviluppo equo e sostenibile” lanciato da Torino nel giorno di chiusura del 53° Congresso della federazione internazionale degli architetti paesaggisti, coincidente con la Giornata mondiale della Terra.

«Il progetto di paesaggio è lo strumento irrinunciabile e fondamentale per garantire la qualità e l’evoluzione equa e condivisa dei paesaggi nel nostro pianeta», e tale strumento va inteso «come attività applicata per orientare tutte le trasformazioni ad ogni scala». Inoltre bisogna «diffondere la cultura delle trasformazioni possibili» e far capire che «riconoscere i valori paesaggistici contribuisce ad orientare le politiche dei Paesi per regolare, nel tempo, la qualità delle trasformazioni possibili e la conservazione, l’evoluzione e il rinnovo dei paesaggi», che sono «risorse indispensabili di tutto il nostro pianeta e delle popolazioni che lo abitano».
Queste le due affermazioni di principio fondamentali del “Manifesto per il progetto di paesaggio per lo sviluppo equo e sostenibile” in cinque punti lanciato da Torino il 22 aprile nella cerimonia di chiusura dell’ultimo giorno del 53° Congresso mondiale degli architetti del paesaggio, Ifla 2016 (International federation of landscape architects), coincidente con la Giornata mondiale della Terra.
Un documento che rappresenta l’eredità di Ifla 2016 e che nella premessa definisce il paesaggio come «sistema dinamico, complesso, che si modifica nel tempo in risposta ai processi naturali e umani, con fondamentali valenze sociali e culturali, con relazioni strette con lo sviluppo economico, l’utilizzo e il mantenimento delle risorse naturali, la giustizia sociale, le culture e le identità collettive». E che richiama esplicitamente «le indicazioni scaturite da COP21 – Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite, che si è tenuta lo scorso dicembre 2015 a Parigi», ritenendo indispensabile renderle «operative», anche perché «ridurre il riscaldamento globale del pianeta, migliorare la qualità dell’aria e incentivare una maggiore produzione di ossigeno sono obiettivi che si raggiungono progettando, realizzando e gestendo i paesaggi secondo principi di condivisione e sostenibilità, completando il quadro dei fondamentali valori della salvaguardia dell’identità dei luoghi, delle culture, e di quelle interazioni umane che vanno dal disegno del paesaggio agricolo all’inurbamento trasponendo nel fare umano i princìpi della biodiversità».
Un altro punto fondamentale del Manifesto di Torino è il 5°: «attuare la Convenzione europea del paesaggio», sottoscritta nel 2000 e assai lungimirante nel sottolineare del paesaggio per il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni. Mentre i restanti due, il 3° e il 4°, riguardano più specificamente come deve essere la formazione dell’architetto del paesaggio e il ruolo della professione.
Il Manifesto è aperto a chiunque voglia sottoscriverlo: non solo i professionisti del paesaggio ma anche gli operatori della filiera del verde e tutti coloro che desiderano appoggiare il progetto. Pertanto il documento sarà disponibile nei prossimi giorni nel sito web di Aiapp (Associazione italiana di architettura del paesaggio: www.aiapp.net), presieduta da Anna Letizia Monti.

L.S.