Crescono indoor e vertical farming e tutte le colture fuori suolo e agritech
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Gli scenari tratteggiati il 25 marzo alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno sulle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo di Pordenone Fiere. Per il vice presidente di Confagricoltura Emo Capodilista le nuove tecnologie devono aumentare produttività ed eco-sostenibilità delle colture. Un rapporto internazionale sull’impatto della Covid sull’agricoltura in ambienti controllati (CEA). Le possibilità del molecular farming in cui le piante diventano biofabbriche di molecole per il settore farmaceutico. Il sistema Foodtech, che ha visto crescere gli investimenti mondiali nel 2020 a 17 miliardi di euro (dai 15 del 2019), con l’Italia ferma a 134 milioni negli ultimi 10 anni (contro i 65 miliardi nel mondo). Spicca l’idroponica fra i trend dell’agricoltura 4.0 in Italia dell’Osservatorio Smart AgriFood. Il vertical farming fra illuminazione, automazione, intelligenza artificiale, ma anche rilevanti costi di energia elettrica.
Un settore che ha grandi prospettive ed è già in forte crescita a livello internazionale. E nel quale i minori sprechi e l’utilizzo della tecnologia devono essere il faro per aumentare la produttività in maniera sostenibile, con un impatto positivo sull’ambiente, sull’organizzazione sociale del lavoro e sulla rigenerazione urbana, secondo un modello agricolo-tecnologico e attraverso l’utilizzo di zone industriali ed edifici dismessi.
Così, come riferito nella nota di fine manifestazione, il vice presidente di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista ha fotografato il settore delle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo, ieri l’altro, nella sua introduzione alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno internazionale dedicata a tali colture innovative che da tre anni si svolge a Pordenone Fiere. Un’anteprima in live streaming, intitolata “Indoor farming, fuori suolo e i trend dell’agritech”, che è stata moderata dal conduttore di Linea Blu Fabio Gallo.
Tra gli intervenuti all’anteprima online, David Ceaser, Lead Agronomist di Agritecture Consulting, che ha presentato i risultati del censimento annuale del 2020 condotto con la società Autogrow per comprendere l’impatto della pandemia sul comparto dell’agricoltura in ambiente controllato (CEA – Controlled Environment Agriculture) a livello mondiale e lo stato dell’arte, intervistando 371 aziende di 58 Paesi (2020 CEA Census Report). In sintesi sono emerse la resilienza del comparto (dato che nonostante molte aziende colpite dalla crisi, si è registrata una visione ottimistica nel 95% degli intervistati) e un’influenza Covid soprattutto nei modelli di business: c’è stata una chiara diminuzione di vendite a ristoranti e hotel, mentre sono aumentate di un punto percentuale quelle dirette al consumatore e nella GDO. Altro dato da sottolineare: nel 2020 il 49% delle attività è stata avviata da neofiti del settore (nel 2019 erano il 42%).
Un aspetto fondamentale è stato sottolineato durante l’anteprima: con l’indoor farming non si producono soltanto alimenti. Linda Avesani, Professoressa dell’Università di Verona ha illustrato l’impiego delle coltivazioni fuori suolo per il molecular farming, per cui le piante, riprogrammate geneticamente attraverso le biotecnologie vegetali, vengono utilizzate come biofabbriche per produrre molecole ad alto valore aggiunto. I principali ambiti di applicazione sono quello farmaceutico e industriale. I vantaggi di questo metodo, riporta la nota degli organizzatori, sono molti: «minor costo di investimenti iniziali (è sufficiente una serra), maggiore sicurezza (le piante non sono attaccate da patogeni potenzialmente pericolosi per l’uomo), scalabilità (si possono adattare alle esigenze del mercato), velocità di produzione dei composti». E per capire come queste biofabbriche potrebbero aiutare ad affrontare la crisi pandemica, «il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona ha stimato con una simulazione i metri quadri di serra sufficienti per rispondere al fabbisogno nazionale di reagenti (9 mq), anticorpi, (20.000 mq), vaccini (12.000 mq per raggiungere le dosi richieste per l’immunità di gregge a livello nazionale)».
Il punto sugli investimenti in innovazione è spettato a Noa Segre, Corporate Transformation Senior Strategist, Envisioner di Talent Garden, la quale ha presentato un report (The State of Global Foodtech Report) sull’evoluzione di questi «negli ultimi dieci anni in ambito Agrifood (che comprende: agtech, consumer apps & services, food delivery, food processing, food safety & traceability, kitchen & restaurant tech, next-gen food and drinks, surplus & waste management)». I risultati fotografano un mercato del Foodtech molto vivace: «più di 5.000 startup, più di 200 acceleratori, più di 900 business angels, 3200 venture capital e investitori e 260 aziende corporate». A livello mondiale, «la pandemia non solo non ha rallentato il settore, ma ha portato maggiori investimenti (nel 2020, 17 miliardi contro i 15 nel 2019), soprattutto in agtech e food delivery». E in Italia? «Esistono 200 startup in ambito foodtech (soprattutto food delivery, ma sta crescendo anche l’agtech), ma l’investimento è stato di soli 134 milioni di euro negli ultimi dieci anni», contro i 65 miliardi a livello mondiale nello stesso periodo.
Restando in Italia, il focus sull’innovazione digitale per l’indoor farming è stato presentato da Maria Pavesi, ricercatrice dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia. Uno degli ambiti di ricerca è infatti l’Agricoltura 4.0, l’evoluzione dalla ormai classica agricoltura di precisione grazie all’inserimento nel settore di «nuove tecnologie IoT, data analytics, robot e droni, ecc». Secondo un’analisi di mercato condotta nel 2020, «il settore è ancora molto guidato dall’innovazione di macchine e attrezzature agricole per il campo aperto ma, soprattutto negli ultimi due anni, è cresciuta l’offerta di soluzioni per le coltivazioni indoor e vertical farming, dove le tecnologie sono orientate per lo più alle coltivazioni idroponiche, anche se si stanno aprendo a strutture differenti (dalle tradizionali serre, alle plant factory e alle coltivazioni in container in ambito urbano)». La maggior parte sono volte all’ottimizzazione di fattori produttivi (come le risorse idriche) e al monitoraggio e automazione (piattaforme software, IoT, data analitycs).
Dello stato della ricerca nel vertical farming ha parlato Michele Butturini, ricercatore alla Wageningen University che ha illustrato la situazione attuale e posto domande per il futuro. Il vertical farming «non sembra ad oggi avere ancora le caratteristiche per “nutrire il pianeta”, ma di certo contribuirà allo scopo e sarà rilevante con la produzione di alcuni tipi di alimenti (riso e grano per ora sono da escludere per una questione di costi) e per la coltivazione di prodotti ad alto valore (farmaci, cannabis, nuove varietà di colture)». Si iniziano a «creare nuove varietà (strategia che diede la spinta a quella che fu la cosiddetta rivoluzione verde) per vertical farm, usando modelli anche 3D che creano un digital twin della vertical farm per testare scenari possibili». La ricerca ha permesso di affinare l’utilizzo dell’illuminazione, che permette di influenzare il prodotto anche una volta raccolto, rendendo più lunga la sua shelf life; l’automazione, che oggi viene ancora poco utilizzata anche per i limiti nel riconoscimento e nella raccolta di prodotti delicati senza danneggiarli; le tecnologie basate sull’AI che permettono di affinare le scelte di climatizzazione, illuminazione, ecc. Altri argomenti di ricerca sui quali ci si sta interrogando è «come rendere ancora più sostenibile il vertical farming, che richiede molta energia elettrica, e come far sì che questo tipo di coltivazione risolva realmente i problemi di food system disparity».
Un settore sempre più importante quindi, come ha sottolineato Stefano Zannier, assessore alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il quale ha ricordato che NovelFarm rappresenta un percorso di idee condiviso tra Regione e Pordenone Fiere per guardare agli scenari di domani, partendo dalle innovazioni che diventeranno quotidianità nel prossimo futuro. A dimostrazione di questo, dallo scorso anno è stata attivata una linea finanziaria regionale per contribuire a sviluppare le attività agricole innovative ancora difficilmente riconducibili a schemi regolamentati e consolidati.
Le registrazioni delle conferenze saranno presto disponibili sui siti web www.aquafarmexpo.it e www.novelfarmexpo.it.
Redazione