CREA-VIV Pescia: il verde urbano combatte l’inquinamento
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È dimostrato scientificamente che un’adeguata e accorta gestione della vegetazione arborea e arbustiva in ambito urbano è in grado di contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e, quindi, di influire positivamente sul benessere della popolazione. Il CREA-VIV di Pescia ha studiato alberi e arbusti in grado di ridurre l’inquinamento.
L'ecosistema urbano è un organismo fortemente squilibrato in termini di consumo di energia e materia e di produzione di rifiuti ed emissione di inquinanti. Tale squilibrio può essere ridotto in modo significativo con l’inserimento nei tessuti urbani esistenti di elementi di attenuazione delle pressioni ambientali, prime tra tutti le piante.
Con queste premesse, il CREA-VIV Pescia da diversi anni studia le capacità di specie arbustive e arboree ai fini della mitigazione dell’inquinamento atmosferico in ambiente urbano e periurbano. Lo studio è svolto attraverso la messa in opera di formazioni vegetali (barriere o cortine vegetali) in presenza di sorgenti di inquinamento da traffico veicolare, attraverso la definizione di linee guida per la progettazione di formazioni vegetali da opporre a sorgenti di inquinamento di tipo lineare. Ma anche con la valutazione dell’efficienza di diversi moduli compositivi nell’intercettare ed abbattere i flussi dinamici inquinanti e con la valutazione dell’attività fotosintetica delle piante con metodi analitici e biometrici.
Tra le specie arbustive studiate vi sono: Ilex aquifolium; Viburnum tinus; Viburnum lucidum; Arbutus unedo; Photinia x fraseri; Laurus nobilis; Eleagnus x ebbingei; Ligustrum japonicum.
Sono stati impostati due campi di prova: uno a Pescia, lungo la Strada Provinciale di accesso al centro del paese, al Mercato dei Fiori ed alla zona delle cartiere, quindi in un punto a forte densità di traffico veicolare sia leggero che pesante; uno a Piancastagnaio, in una zona assolutamente isolata da flussi inquinanti. Sono state impiantate 25 piante per ognuna delle 8 specie in esame, disposte parallelamente al fronte stradale.
Dal momento dell’impianto, sono state effettuate periodicamente le seguenti misure biometriche: altezza della pianta, larghezza della chioma e Leaf Area Index (LAI). In definitiva, sono state analizzate le diverse specie proposte dall’Azienda proponente ed è stato valutato il loro comportamento se utilizzate nella composizione di barriere vegetali atte a ridurre l’inquinamento atmosferico. Sono state analizzate diverse sostanze inquinanti (21 elementi) ed è stato studiato l’andamento nel tempo e la distribuzione nello spazio dei medesimi inquinanti. Infine, sono state studiate le relazioni tra sostanze inquinanti, specie vegetali e parametri meteorologici.
(In foto: Polverimetro e misuratori dell’inquinamento atmosferico)
È stato possibile osservare che alcune specie non risultano idonee a causa della crescita molto lenta (V. tinus) o della vegetazione troppo rada (Ilex sp.). Specie come L. japonicum, E. x ebbingei e P. x fraseri hanno invece mostrato fin dall’inizio un notevole sviluppo e le ultime due hanno registrato anche un notevole aumento di area fogliare e di materia legnosa. È stato inoltre calcolato il deposito fogliare totale su ogni specie, e il maggior deposito è stato riscontrato in E. x ebbingei.
Gli elementi inquinanti depositati sulle foglie aumentano all’aumentare delle concentrazioni di elementi nell’aria e della velocità del vento, ma diminuiscono dopo le precipitazioni. Infatti, il deposito di inquinanti sulle foglie è progressivamente aumentato tra giugno e agosto, in un periodo in assenza di piogge, mentre è diminuito da fine agosto a ottobre, con il verificarsi dei primi eventi piovosi autunnali che, evidentemente, hanno dilavato parte degli inquinanti dalle foglie depositandoli a terra.
Le diverse specie hanno differito tra di loro nella entità della deposizione sulle foglie di 13 metalli pesanti su 21 analizzati e tutte le concentrazioni degli elementi sono variate significativamente nel corso dei successivi campionamenti. L. nobilis e A. unedo hanno presentato i minori valori di deposizione fogliare, mentre E. x ebbingei, V. lucidum e P. x fraseri hanno mostrato il maggior numero di elementi con i più alti depositi.
Dall’analisi microscopica del PM sulle foglie, è emerso che E. x ebbingei è il miglior accumulatore di inquinanti, con lo 0.60 % dell’area fogliare coperta da PM, mentre L. nobilis, con lo 0.27 %, ha mostrato il più basso valore.
I risultati ottenuti hanno confermato l’importante ruolo che il verde urbano opera nel migliorare la qualità dell’aria e mitigare l’impatto ambientale delle attività antropiche. Oltre alla scelta della specie, risulta fondamentale una maggior conoscenza del comportamento dei flussi inquinanti e delle interazioni con il clima.
Lo studio di nuovi design d’impianto potrebbe portare ad aumentare l’efficienza della mitigazione dell’inquinamento operata dal verde e fornire informazioni utili per la progettazione del verde in ambienti urbani dei paesi mediterranei.
Redazione