Coop agroalimentari a Vinitaly: troppi dazi nei Paesi emergenti

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L’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, ieri in un convegno a Vinitaly, ha messo a fuoco il problema dei troppi dazi sui vini che esportiamo nei Paesi in cui la crescita del consumo è maggiore. I dazi più elevati alle importazioni dei vini italiani sono nell’ordine in India (150%), Thailandia, Malesia, Brasile (26,1%).

Il viaggio dei vini italiani verso i paesi emergenti trova al suo arrivo uno spiacevole fardello, l’applicazione di pesanti barriere all’ingresso. L’ammontare complessivo dei dazi oggi in vigore sui vini italiani nei principali paesi importatori è di circa 269 milioni di euro, che equivalgono al 12% del valore complessivo del vino esportato nei Paesi terzi, che ha superato nel 2012 quota 2,2 miliardi di euro, con una crescita del +8,8% rispetto al 2011 (dati Fedagri elaborati su fonte Ismea).
“L’Italia potrebbe essere più competitiva nei paesi terzi – ha commentato il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Maurizio Gardini – se non fosse per gli ingenti dazi, in alcuni casi proibitivi per le esportazioni dei nostri vini, soprattutto in quei paesi che hanno un consumo procapite in continua crescita quali i mercati asiatici, est europei e sud americani”.
Nello specifico, i numeri, illustrati al convegno da Alberto D’Avino, Vice Capo Unità Analisi della politica commerciale agricola della Commissione Europea al convegno, mostrano come se in Paesi come gli Stati Uniti, il Canada, la Svizzera, la Norvegia e l’Australia il mercato del vino è praticamente liberalizzato, in altri mercati quali India (dazi pari al 150% del valore del vino), Thailandia (59,2%), Malesia (30,7%), Brasile (26,1%) e Ucraina (23%) i dazi sono ancora molto alti.
“Per ridurre tali gap competitivi – ha commentato D’Avino – la Commissione europea sta lavorando per realizzare accordi di libero scambio per la riduzione dei dazi con le cosiddette nuove economie e sta inoltre promuovendo accordi commerciali con paesi sviluppati finalizzati al riconoscimento di norme tecniche e pratiche enologiche, alla protezione delle indicazioni geografiche e alla stesura di specifici accordi per il settore vino”.
In tale ambito un ruolo importante spetterà anche alla Commissione Europea. Lo ha ribadito il presidente del Settore Vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative Adriano Orsi per il quale “il problema dei dazi dovrebbe essere affrontato anche in sede di riforma della Politica Agricola Comune. Occorre maggiore tutela dei nostri prodotti di qualità, una difesa dei marchi e una omogeneizzazione dei controlli: queste sono le ‘parole nuove’ che dovrebbero entrare di diritto nella nuova politica comunitaria”.
Il presidente del settore vitivinicolo della Legacoop Agroalimentare Ruenza Santandrea nel suo intervento introduttivo si è invece soffermata sullo scenario di un mercato vitivinicolo costretto ad esportare oltre la metà della sua produzione e sulla necessità di “una produzione organizzata, con una filiera certificata, volta alla qualità, che sia capace di portare all’estero il vino attraverso la forza dei numeri, che permettono di essere presenti in continuità sui mercati lontani con un rapporto costo- benefici positivo”.

Fonte Ufficio Stampa