Confagricoltura in Convase per sementi di qualità e miglioramento genetico
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All’assemblea di Convase il vicepresidente di Confagricoltura Lasagna ha dichiarato che col disciplinare “Seme di qualità” si deve assicurare tracciabilità e sostenibilità produttiva e che se vogliamo un’agricoltura che dia cibo a tutti pur contribuendo a mitigare il cambiamento climatico non si può rinunciare a varietà nuove e innovative. La moltiplicazione delle sementi in Italia coinvolge 15 mila agricoltori per le specie agrarie e 4 mila per le specie ortive.
Confagricoltura ha aderito al Consorzio per la valorizzazione delle sementi (Convase) con convinzione, nell’ottica di consolidare la cooperazione di filiera. Il Covase è un luogo di incontro e di confronto per assicurare – grazie anche al disciplinare ‘Seme di qualità’ - la tracciabilità, la sicurezza e la sostenibilità del processo produttivo, sin dall'inizio del ciclo, partendo dal seme, per giungere alla tavola.
Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Matteo Lasagna, intervenendo alla tavola rotonda realizzata in occasione dell’assemblea generale di Convase, che si è svolta in presenza a Bologna.
I nuovi obiettivi sostenibili, a livello mondiale ed europeo, spingono a realizzare un’agricoltura più sostenibile e più competitiva – ha proseguito Matteo Lasagna -. Se vogliamo, quindi, che l’agricoltura soddisfi la necessità di cibo per tutti e, al contempo, contribuisca alla mitigazione del cambiamento climatico, come agricoltori non possiamo fare a meno di varietà nuove e innovative, in grado di: essere più produttive e resistenti alle fitopatie; adattarsi al cambiamento climatico e mitigarne gli effetti; contribuire alla protezione della biodiversità, degli habitat e dei paesaggi; aiutare a ridurre perdite e sprechi; dare prodotti nuovi, che aumentino le opzioni per le imprese e le scelte per i consumatori.
Talvolta, a fronte di un sempre massiccio ricorso alle sementi elette, può accadere che i produttori agricoli (cerealicoli in particolare), che quotidianamente si confrontano con ricavi al limite del pareggio, in balia di prezzi di mercato altalenanti e non sempre remunerativi, possano ritenere poco vantaggioso investire in sementi certificate; anche perché i prezzi dei prodotti ottenuti non consentono di coprire adeguatamente i costi di coltivazione, inclusi quelli del seme. Ciò però – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura - non deve costituire un limite ma, al contrario, deve essere uno stimolo ad impegnarsi nel miglioramento genetico e nella selezione, indirizzando maggiormente tale attività verso i fabbisogni delle imprese agricole.
Il settore della moltiplicazione delle sementi in Italia coinvolge 15.000 agricoltori per le specie agrarie e 4.000 per le specie ortive a livello nazionale. La superficie di produzione delle sementi ufficialmente certificate nel 2019 si attesta a 202 mila ettari. È di 1 miliardo di euro circa il fatturato del settore sementiero.
Redazione